Reddito di cittadinanza, i furbetti di Napoli: ogni tre assegni, uno è incassato illecitamente

Reddito di cittadinanza, i furbetti di Napoli: ogni tre assegni, uno è incassato illecitamente
di Valentino Di Giacomo
Mercoledì 3 Novembre 2021, 23:59 - Ultimo agg. 4 Novembre, 11:03
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Ogni tre controlli sui redditi di cittadinanza percepiti in Campania se ne scopre uno incassato illecitamente. È l’incredibile dato che emerge dalla maxi-operazione presentata ieri dai carabinieri sui furbetti del sussidio. E se Napoli fa da capofila la situazione non è poi più incoraggiante nel resto d’Italia. Nel solo 2021, ben 41 milioni di euro sono finiti nelle tasche di chi non ne aveva diritto su tutto il territorio nazionale. Oltre 170 milioni riscossi illecitamente dall’istituzione del reddito e 10 dall’inizio dell’anno nella sola Campania. Parenti di boss, personaggi orbitanti nella criminalità organizzata, ma pure soggetti proprietari di Ferrari, yacht e con redditi superiori ai 150mila euro l’anno. C’è pure chi si è inventato di avere dei figli mai avuti pur di incassare l’assegno.

Nato come strumento per aiutare le migliaia di famiglie in difficoltà, il reddito di cittadinanza si è trasformato in un irresistibile richiamo per i troppi furbetti che cercano di frodare lo Stato e, soprattutto, i milioni di contribuenti che con le proprie tasse finanziano la misura assistenziale. I dati forniti dai carabinieri sui relativi controlli - presentati ieri in più Regioni - sono eloquenti e sono stati illustrati ieri anche dal Comando provinciale di Napoli alla presenza del Generale Antonio Jannece e dai cinque Comandanti provinciali della Campania.

«Solo nella Regione - è stato spiegato - ogni giorno, i furbetti hanno incassato circa 135mila euro al giorno che spettavano a chi davvero aveva bisogno». Da gennaio a ottobre i carabinieri hanno effettuato verifiche su oltre 150mila persone, 14 volte di più di quante ne sono state controllate nel 2019 (10.778) e otto volte di più del 2020 (18.131). Ed è così che se due anni fa in tutta Italia erano state scoperte truffe per poco più di un milione di euro e denunciate 459 persone, l’anno scorso la cifra era salita a 5,6 milioni, con il boom quest’anno quando si è arrivati ad oltre 40 milioni, con la Campania a raccogliere il triste primato delle truffe allo Stato. Solo i controlli effettuati da giugno alla fine di ottobre ha portato i carabinieri del Comando Ispettorato del Lavoro di Napoli - con l’ausilio dell’Inps - ad individuare quasi 2500 furbetti e una truffa di oltre 5 milioni. 

Ma se in Campania un reddito di cittadinanza su tre è irregolare, non va meglio altrove. In Lombardia dall’inizio dell’anno sono stati percepiti illecitamente oltre 4,6 milioni di sussidi, 3,2 milioni finiti nelle mani degli 852 denunciati tra Piemonte e Valle d’Aosta.

Le loro storie sono uno spaccato dell’Italia dell’illegalità. Finti poveri che avevano studiato incredibili escamotage come il signore che in provincia di Lecce ha dichiarato di avere a carico 6 minori stranieri di cui non c’è mai stata traccia o il settantenne di Avellino con immobili, terreni e la Ferrari in garage. 

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Ma ad allarmare i militari dell’Arma sono i tanti uomini e donne, soprattutto dei clan napoletani, con condanne per associazione mafiosa. A percepire il reddito è stato scoperto persino Antonio Nuvoletta, figlio di Lorenzo dello storico boss di Marano o Valentina Orlando, figlia di Antonio a capo dell’omonimo clan. C’è poi la moglie di Fausto Frizziero, elemento di spicco del sodalizio che opera nei quartieri bene di Posillipo e Chiaia, ai domiciliari per 416 bis, che ha richiesto il sussidio. E ancora personaggi contigui ai clan sparsi su tutto il territorio campano: Cifrone, Balzano, Grimaldi, Vanella Grassi, Tolomelli, D’Amico, Sorianello, Puccinelli o i Giuliano di Forcella. Dai controlli è emerso che un quarto delle persone controllate in questi mesi hanno dei precedenti penali (sono 422) e tra questi 64 hanno condanne al 41-bis per associazione mafiosa. La pista su cui indaga da tempo il Comandante provinciale Enrico Scandone e il capo del Reparto operativo di Napoli, Christian Angelillo, è che dietro il meccanismo del reddito possa essersi venuto a creare un vero e proprio sistema - come già emerso da diverse inchieste - con cui i clan pagano i propri affiliati con fondi dello Stato.

Non è un caso se il blitz dell’Arma è diventato subito tema di riflessione per il mondo politico, con gli esponenti apicali M5s a difendere la misura tanto voluta per aiutare chi davvero ha necessità. «Tutti gli strumenti vanno collaudati - hanno detto il ministro degli Esteri, Luigi Di Maio e il capo M5s Giuseppe Conte - e messi a punto». Anche il ministro del Lavoro, Andrea Orlando, si è impegnato a mettere in campo dei «necessari correttivi», come chiede pure il ministro Mariastella Gelmini e, da Fi, Antonio Tajani. Torna invece a chiedere l’abolizione del reddito Giorgia Meloni e sulla stessa scia Salvini che chiederà una profonda revisione come ha rimarcato pure il capogruppo del Carroccio in Campania, Severino Nappi. Piccato anche il leader di Italia Viva, Matteo Renzi, che ha preso di mira l’M5s: «L’ennesimo capolavoro dei Cinque Stelle - ha twittato - e la chiamavano onestà». 

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