Scampia, apre l’Università di Medicina: «Basta, noi non siamo Gomorra»

Scampia, apre l’Università di Medicina: «Basta, noi non siamo Gomorra»
di Mariagiovanna Capone
Domenica 16 Ottobre 2022, 23:00 - Ultimo agg. 18 Ottobre, 15:22
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Venticinque anni fa le prime promesse, poi sedici di attesa dal primo protocollo d’intesa firmato tra Università e istituzioni. Ci sono voluti tanti anni e molta pazienza ma oggi finalmente si inaugura Complesso Scampia, la nuova sede dell’Università degli Studi Federico II in viale della Resistenza. Il taglio del nastro è affidato al rettore Matteo Lorito insieme alla madrina Zeudi Di Palma, studentessa federiciana e Miss Italia 2021, oltre che impegnata nel volontariato. Mai scelta fu più azzeccata, perché questa splendida 21enne di Scampia incarna la solidarietà dei tanti comitati di quartiere. «Non siamo Gomorra. Siamo gente onesta» ripetono gli abitanti delle palazzine di via Verbano e via Labriola. E da oggi, con l’apertura dell’edificio cilindrico firmato dall’architetto Vittorio Gregotti, finanziato dalla Regione Campania con 50 milioni di euro e dal Comune di Napoli con circa 7, si darà al via a un nuovo corso. Con il rettore ci sarà il ministro dell’Università e della Ricerca Cristina Messa, il governatore Vincenzo De Luca, e il sindaco Gaetano Manfredi. Nell’Aula magna da 520 posti ci saranno i primi cento studenti di Professioni Sanitarie (in totale saranno oltre 600) che inizieranno le lezioni oggi, tanti alunni delle scuole di Scampia, rappresentanti della Municipalità, del Comune, della Regione e della Federico II, e in prima fila insieme ai rettori Tessitore, Marrelli, De Vivo, Trombetti anche Antonio Bassolino che siglò quel documento. Ma in aula ci saranno anche i rappresentanti delle associazioni e dei comitati, quelli che hanno tenuto unito il quartiere quando Gomorra non era neanche un film ma la realtà della faida. Tra loro anche il Gridas, ancora sotto sgombero, che all’esterno affiggerà striscioni ricordando il pericolo che il presidio culturale possa chiudere. 

L’edificio è realizzato sull’area dell’ex Vela H abbattuta nel 2003.

Alto 7 piani (due interrati), il campus ha una grande piazza interna con una copertura di vetro e acciaio che sarà l’Agorà della socialità, il cui cuore è un giardino mediterraneo con un ulivo che rappresenta la pace. Il sindaco Manfredi ha sottolineato che si tratta di «un’Università non a Scampia ma per Scampia» perché l’obiettivo è «cambiare anche la narrazione che, a oggi abbiamo subìto, di un quartiere che era solamente camorra». Il primo tassello di un progetto «ambizioso e complesso» il cui succo è il grande piano di Restart Scampia e il grande investimento del Pnrr. Intanto, ci sono già imprenditori pronti a investire su residenze per studenti da realizzare in zona. 

Mirella Secondulfo, ex consigliera della Municipalità e amministrativa della Federico II, è certa nel «riscatto del quartiere». «Abito qui, non ho mai pensato di lasciare Scampia, credo in questo quartiere e finalmente dimostreremo chi siamo davvero: onesti, generosi, accoglienti. Noi tutti siamo oggetto di critiche, stereotipi e pregiudizi. Ci toglieremo di dosso il marchio di “Gomorra” che ci infanga da troppo tempo. Anche se purtroppo sui social qualcuno ci insulta ancora, scrivendo “apre l’Università della criminalità, facoltà di Scienze della camorra”». Gennaro Pisa è una delle guardie giurate del campus. «Ho abitato a Scampia, tornarci per concludere la mia carriera (tra 13 mesi andrò in pensione) mi emoziona molto. Qui ho ritrovato una solidarietà enorme, la gente non vede l’ora che apra l’Università, tanti ragazzi potranno studiare qui per costruire un futuro nel settore sanitario». 

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Modestina Russo ha 18 anni ed è una delle matricole in Infermieristica Pediatrica. «Sono di Volla e inizio i corsi la settimana prossima. Ho constatato un grosso problema: le lezioni iniziano alle 8.20, ma da Volla a Scampia (Circumvesuviana più Metropolitana) serve un’ora e mezza e il primo treno da Volla a Garibaldi parte alle 7. Non arriverei puntuale, quindi dovrò arrangiarmi in qualche modo per arrivare a Garibaldi con altri mezzi. Le istituzioni però dovrebbero provvedere in qualche modo, credo sia un disagio di tanti che usano la Circumvesuviana».

Annamaria D’Urso ha 22 anni e quest’anno inizia Lettere moderne: «Ci ho messo un po’ ma ora mi sono sentita pronta per l’Università. Forse l’apertura di questa nuova sede mi ha inconsciamente incoraggiata. Il sogno? Diventare docente di Lettere e Storia». Giacomo Morford vive nelle palazzine e sua moglie è disabile in seguito a un ictus. Anche lui come tutti è ansioso dell’apertura dell’ateneo ma molto più per gli ambulatori. «Per noi tutti sarà un riferimento importante, mi sento più sicuro se c’è un presidio sanitario sotto casa». 

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