Il sottosuolo di Napoli un’immensa discarica da 500mila metri cubi

Tutto è iniziato nel dopoguerra quando le macerie dei bombardamenti vennero gettate sotto terra

Il sottosuolo di Napoli un’immensa discarica da 500mila metri cubi
Il sottosuolo di Napoli un’immensa discarica da 500mila metri cubi
Paolo Barbutodi Paolo Barbuto
Lunedì 26 Febbraio 2024, 22:59 - Ultimo agg. 28 Febbraio, 07:29
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«Il sottosuolo della città è una gigantesca discarica», Gianluca Minin sta esplorando, una ad una, le cavità di Napoli; lo fa per conto del Comune che, finalmente, ha predisposto un piano accuratissimo di indagini nel ventre di Napoli. Quotidianamente con gli altri esperti della sua Ingeo, l’azienda che ha vinto il bando per le indagini ipogee, visita cunicoli e antiche cisterne della città «e ad ogni esplorazione, eccezion fatta per alcuni rari casi, lì sotto troviamo immensi cumuli di pattume gettato dai napoletani nel corso di decenni e cresciuto fino a creare colline di immondizia». 

Quant’è la spazzatura nascosta nelle viscere della città? Alla domanda l’esperto geologo preferisce non rispondere, ché non è avvezzo a fornire dati non verificati. Per provare e ipotizzare un numero abbiamo preso un dato di partenza, la media di circa 150-200 metri cubi di spazzatura individuati, in media, fino ad ora all’interno di ogni cavità. Quel numero l’abbiamo moltiplicato per l’80% dei luoghi ipogei censiti a Napoli e abbiamo ipotizzato la quantità monstre di mezzo milione di metri cubi di schifezze gettati nel cuore della città dai napoletani. 

In genere le colline di immondizia “raccontano” le ere di utilizzo. Nella parte bassa si ritrovano elementi di pattume più antichi, dalle buste triangolari del “Latte della Centrale” alle tv con la cassa di legno, alle lattine di bibite non più in commercio. Man mano che si scala la collina di schifezze si raggiungono elementi sempre più moderni (le date di scadenza dei prodotti alimentari sono determinanti per determinare l’epoca) fino a raggiungere la vetta sulla quale sono poggiati rifiuti che appartengono al giorno prima dell’esplorazione. Ma non ci sono solo rifiuti casalinghi nella pancia della città. 

Attraverso gli antichi pozzi, che ancora oggi sono presenti (anche se talvolta nascosti) nella maggior parte delle strutture edilizie del centro storico di Napoli s’è creata la maga discarica sotterranea.

Durante la Seconda Guerra Mondiale, e nel Dopoguerra, attraverso quelle aperture venivano smaltite le macerie degli edifici abbattuti dalle fortezze volanti. Si trattava di una necessità impellente: trasportare altrove quel materiale sarebbe stato complesso e costoso, e l’Italia di quegli anni non aveva denaro a sufficienza. L’abitudine, però, s’è incancrenita, soprattutto sul fronte dei lavori edili. La maggior parte dei rifiuti gettati nel sottosuolo proviene direttamente da recenti ristrutturazioni di appartamenti: ovviamente assieme ai materiali di costruzione dismessi, compresi lavabo e wc, sottoterra vengono abitualmente anche lanciati elementi di arredo non più utili, vecchi armadi, poltrone, sedie, interi pezzi di cucina.

In mezzo al materiale edile, troppo spesso, ci sono anche grandi quantità di amianto che, una volta infilate nel sottosuolo, diventano difficili, anzi impossibili, da gestire. 

Spesso vengono rinvenute discariche con materiali specifici: sono noti i ritrovamenti di cumuli di suole e materiale per realizzare scarpe che, per trent’anni consecutivi un laboratorio di calzature del centro storico ha sversato attraverso un pozzo; è già venuto agli onori della cronaca l’immenso ritrovamento di stanghette, lenti e montature che venivano smaltite con la tecnica del “lancio sottoterra” da parte di un accorsato e antico negozio di ottica.

È recentissima, invece, la scoperta di una vastissima discarica sotterranea composta quasi esclusivamente da cassette di plastica per il trasporto delle bottiglie. È stata individuata l’area dalla quale sono stati effettuati gli sversamenti, c’è già un’ipotesi sull’attività commerciale colpevole, intorno alla quale sono in corso indagini.

Quando gli esperti della Ingeo individuano discariche sotterranee nel corso delle loro ispezioni, scattano fotografie, effettuano rilievi e poi, una volta risaliti in superficie, inviano segnalazioni puntuali ai vigili che si occupano del contrasto agli sversamenti illeciti. Si tratta dell’unità operativa Tutela Ambientale, agli ordini del comandante Massimo Giobbe: è un gruppo di persone tenaci che non si ferma di fronte alle difficoltà delle esplorazioni ipogee e che, una volta recepite le segnalazioni, va a verificare personalmente per raccogliere indizi e dati utili a risalire agli autori degli sversamenti.

La questione delle discariche sotterranee non riguarda solo la città di Napoli. Si tratta di un problema nazionale che sarebbe già all’attenzione del governo. 

Anche se i cumuli spesso contengono materiale pericoloso come agenti chimici o amianto, non viene rilevato un pericolo immediato per la cittadinanza. Si tratta di immondizia sepolta decine di metri sotto al livello stradale e, nella maggior parte dei casi, lontana da falde idriche che potrebbero essere contaminate. Insomma, non esisterebbe, almeno secondo i rilievi effettuati fino a questo momento, l’imminente allarme per la salute dei cittadini che, invece, sarebbe elevatissimo nel caso in cui queste discariche si trovassero al livello del suolo. 

 

Eventuali progetti per portare via quel pattume dal cuore della città non sono, però, alle viste. Bisogna pensare che si tratta di tonnellate di materiale che è stato sversato, pezzo dopo pezzo, attraverso le piccole aperture un tempo destinate ai pozzi per l’acqua. Bisognerebbe far percorrere all’immondizia il percorso inverso, pensando di far risalire decine di anni di sversamenti attraverso gli spazi di un pozzo. Mezzo milione di metri cubi di rifiuti di genere vario da riportare in superficie: l’operazione sarebbe anche fattibile ma richiederebbe tempi eterni, spese abnormi e utilizzo di decine di addetti specializzati per le operazioni in cavità. Insomma non è una strada agevolmente percorribile. Anche perché sarebbe necessario individuare i responsabili ai quali imporre di accollarsi la spesa.

Proprio l’esperto Gianluca Minin ha in mente un progetto che sta per sottoporre all’amministrazione comunale che prevederebbe il coinvolgimento degli edifici sovrastanti le discariche sotterranee. L’ipotesi sarebbe, lo leggete più approfonditamente nell’intervista della pagina successiva, quella di imporre ai condomini (o comunque ai privati) che vivono sopra le discariche di occuparsi a loro spese della rimozione oppure, in second’ordine, di versare una sanzione, variabile, sulla base dei metri cubi di immondizia rilevati. Quei fondi potrebbero confluire, secondo la proposta dell’esperto, in un fondo per l’esplorazione del sottosuolo.