Strage di Miano, l'infermiere cecchino tenta il suicidio in carcere

Strage di Miano, l'infermiere cecchino tenta il suicidio in carcere
di Claudia Procentese
Mercoledì 22 Luglio 2015, 02:45 - Ultimo agg. 13:15
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Si è adagiato sul letto e ha perso conoscenza. Giulio Murolo, arrestato per strage il 15 maggio scorso, lunedì mattina ha tentato il suicidio nel carcere di Poggioreale dove è rinchiuso, ingerendo una dose massiccia di farmaci.

I suoi compagni di cella del reparto Firenze hanno subito allertato il medico di guardia che ha predisposto il ricovero urgente in ospedale. Giunto al pronto soccorso del Cardarelli, il 48enne è stato sottoposto agli esami clinici di rito, rifiutando però ricovero e lavanda gastrica. Un'intera giornata in osservazione sanitaria e di nuovo il trasferimento in istituto. La voleva fare finita l'infermiere cecchino che due mesi fa ha provocato cinque morti e altrettanti feriti, sparando prima al fratello e alla cognata e, poi all'impazzata, soccorritori e passanti dal balcone, con armi che custodiva nel suo appartamento di Secondigliano. «Ha fatto finta di ingoiare la sua dose quotidiana di farmaci, magari l'ha nascosta sotto la lingua ed usata tutta insieme per un cocktail - spiega Antonella Guida, direttrice sanitaria dell'Asl Napoli 1 Centro -. Le sue condizioni non destavano particolari preoccupazioni per cui è stato riammesso al centro clinico di Poggioreale, sorvegliato a vista dalla polizia penitenziaria e seguito da noi dal punto di vista sanitario. L'aver rifiutato le cure da un lato potrebbe essere l'atto conseguenziale di un soggetto che tenta il suicidio, dall'altro potrebbe essere la consapevolezza di aver compiuto solo un'azione dimostrativa sapendo bene di non aver ingerito una quantità letale di medicinali. Del resto Murolo è un infermiere, conosce bene i dosaggi. Fatto sta che adesso è clinicamente monitorato, mentre la diagnosi psichiatrica resta riservata. È stato costituito un nutrito gruppo di consulenti della difesa, cioè di valutazione specifica che attiene più l'aspetto giudicante, inquirente. Noi invece ci occupiamo dell'assistenza di base, dovuta a tutti i detenuti, con maggiore attenzione in casi come questo».

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