Test medicina, a Napoli in 4.000 per le prove di ammissione alla Federico II

Test medicina, a Napoli in 4.000 per le prove di ammissione alla Federico II
di Emiliano Caliendo
Martedì 6 Settembre 2022, 19:00 - Ultimo agg. 7 Settembre, 07:27
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Giocarsi il futuro in 100 minuti, rispondendo a 60 quesiti a risposta multipla su argomenti quali chimica, biologia, fisica, matematica. Ma anche cultura generale e logica. Così è strutturato il test nazionale d’ammissione al corso universitario in Medicina e Chirurgia che, per l’Università Federico II di Napoli, quest’anno ha visto partecipare 4297 (su 4852 richieste) ragazze e ragazzi suddivisi tra il complesso universitario di Monte Sant’Angelo (in 3885) a Fuorigrotta e quello di via Nuova Agnano (412 lì i presenti). La parola che più si sussegue tra gli aspiranti studenti - armati di mascherina anti covid, ricevuta di pagamento del contributo per la partecipazione alla prova e autocertificazione covid – è una sola: ansia. D’altronde, sono accorsi in migliaia fuori ai cancelli di via Cintia, con la speranza di essere tra i futuri 660 laureandi previsti quest'anno dall’ateneo federiciano per il corso in questione. Tra i ragazzi c’è chi si trincera dietro uno scaramantico «no comment», chi invece emozionato confessa: «Ho un po’ di ansietta». I volti sono tutti giovani dato che a Monte Sant’Angelo sono presenti gli esaminandi nati a partire dal 2000. Piccola curiosità: ad Agnano, il più anziano tra i convocati è invece un classe 1949. A riprova che non si può mai smettere d’imparare, se lo si desidera.

«Quello che si sa, si sa. Per quello che non si sa, ormai è tardi. E se va male si riprova l’anno prossimo», ammette il giovanissimo Michele Di Francesco, poco più che diciottenne. Immancabile la protesta contro il numero chiuso, quest’anno portata avanti dagli attivisti del Fronte della Gioventù Comunista. «La pandemia lo ha dimostrato, il numero chiuso va cancellato», recita il loro striscione. «Il numero chiuso – spiega Giorgio Di Fusco, studente universitario e militante del Fgc - è una barriera economica, così come lo è il test per accedere a professioni sanitarie. Infatti, non si può parlare di meritocrazia se non si parte tutti quanti da una stessa base economica. La scuola non prepara a questo test e non tutti si possono permettere di prepararsi privatamente o comunque di comprare i test. Inoltre, il numero chiuso è funzionale alla riduzione del numero di medici».

Di diverso avviso la presidente della Commissione esaminatrice, la docente di Farmacologia dell'Università Federico II, Antonella Scorziello: «Non credo si andrà verso l’eliminazione del numero chiuso. È una tutela per lo studente e la formazione di questi futuri medici. Abolire il numero chiuso significa sì consentire a tutti di accedere a questo corso di laurea, ma ciò che è importante è anche la formazione del medico. Quindi spazi, strutture nei quali i ragazzi devono esercitare le loro attività poi cliniche. La formazione del medico prevede attività pratiche per cui si richiedono spazi e personale. Il numero chiuso - sottolinea - è una garanzia verso un’adeguata formazione». La Professoressa conferma quanto è già stato previsto dal Ministero dell’Università con l’arrivo del test cosiddetto Tolc a partire dal prossimo anno. «Il Tolc – specifica - è strutturato in maniera diversa, la tendenza è quella di prediligere le materie che poi saranno oggetto di studio del corso di laurea.

Già quest’anno abbiamo avuto un graduale avvicinamento a questo tipo di nuova modalità. Il Tolc sarà maggiormente rivoluzionario, sicuramente, perché consentirà allo studente di tentare la prova due volte almeno nel corso dell’anno e poi scegliere quella con il miglior punteggio. Queste sono direttive generali ma chiaramente il tutto va affinato. Al momento sono solo notizie preliminari». 

Tuttavia, per la stragrande maggioranza dei presenti il pensiero è rivolto soprattutto alla prova che si sta per affrontare, spinti da una forte motivazione: «Mi sono appassionato – confida Giovanni - alle materie scientifiche durante il quarto anno del liceo, quello della piena maturazione. E ho voluto continuare su questa strada». Poco distante, Francesco, nel caso in cui il test dovesse andare male, ha già pronto un piano B: «Biotecnologia o Farmacia». Non manca chi vive l’attesa prima dell’entrata in aula con ironia cercando di smorzare una tensione palpabile sul proprio viso: «Mi trovavo qui in zona per caso e ho detto quasi quasi provo il test», dice un giovane. L’amico di fianco a lui è oltremodo onesto sulle motivazioni personali che lo hanno spinto a tentare la prova: «Io lo faccio per provare. Non è una passione per me. Sono spinto a farlo dalla prospettiva economica dei guadagni». Mentre Claudia e Francesca, che arrivano da Benevento dove hanno frequentato il Liceo Classico Giannone, sono preoccupate per domande che troveranno nel test, in particolare «matematica e fisica». «Noi – confessano - veniamo dal liceo classico, in questo caso il tipo di preparazione che abbiamo avuto al liceo non aiuta». Ovviamente l’approccio allo studio tra gli aspiranti medici varia. «Durante l’anno non ho studiato nulla. Mi sono preparato solo in questi ultimi due mesi. È la prima volta che cerco di passare il test…Spero sia anche l’ultima», afferma Francesco. Tutt’altro approccio quello del suo amico Luca: «Io mi sono preparato per un anno e mezzo, però penso di andare comunque male perché l’agglomerato tra ansia, stress e caldo renderà molto difficile il superamento del test. Piano B se va male? Ho visto un ponte vicino casa». Iperbole sarcastica sicuramente, ma che dà un idea delle aspettative che si celano dietro un traguardo del genere. Inoltre, il carico di stress dato dal test d’ammissione è aumentato dall’attesa snervante, con migliaia di persone assiepate al sole, in attesa di entrare alla spicciolata nelle 66 aule attrezzate per la giornata. A denunciarlo sono le lamentele di diversi genitori presenti che hanno accompagnato i propri figli. «Ritengo – si sfoga Carlo Di Carluccio, padre di uno studente - che questa situazione non sia da Paese civile. I ragazzi stanno aspettando da più tre quarti d’ora e stanno aprendo i cancelli non si sa con quale criterio e logica. Noi abitando a Soccavo, qui vicino, siamo arrivati da poco ma ci sono persone che sono qui dalle 7.00. È assurdo. Non c’è nessuno a cui chiedere informazioni». 

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L’ora X per l’inizio della prova è alle 13.00 ed è unica per tutti. E c’è chi non teme la sfida in quanto ha già vissuto esperienze simili: «Vengo da un anno di veterinaria – racconta Niccolò - quindi sono preparato al test. Però prevale sempre lo stress all’inizio, perché prima di entrare ti mettono in queste zone con un sacco di gente. Poi devi aspettare ore. C’è quasi una sfida all’ingresso prima ancora di tentare il test. È un po’ destabilizzante che abbiano aumentato le domande di matematica e fisica rispetto agli altri anni, anche perché col percorso di studi non c’entra granché. Siamo carichi». Ciò che conta però è la speranza di farcela e arrivare a indossare un giorno il sospirato camice bianco: «Ci sono tantissimi ragazzi e i posti sono veramente pochi. Ma la speranza c’è sempre. Ho fatto cinque anni di liceo scientifico e la passione di fare il medico o comunque di avere a che fare con la medicina è quello stimolo che mi ha spinto a provare questo test», sospira il giovane Valerio. Del resto, come ha tenuto a precisare la prof. Scorziello: «Se la prova va male è pur sempre un’esperienza che aiuta ad affinare la preparazione dello studente. E quindi l’anno prossimo sarà sicuramente pronto per poter riaffrontare la prova. Mai lasciarsi scoraggiare da un risultato negativo, perché nella negatività c’è sempre un aspetto positivo da cogliere per migliorarsi». Uno su quattro ce la fa.

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