Truffa delle assicurazioni a Napoli, l'ombra del clan: sospesi medici e avvocati, ecco tutti i nomi

Il capo dell'organizzazione è Angelo Guarino, genero del boss Pasquale Puca

Scoperta nuova truffa delle assicurazioni
Scoperta nuova truffa delle assicurazioni
di Dario Sautto
Mercoledì 25 Ottobre 2023, 07:00 - Ultimo agg. 13 Novembre, 10:55
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Falsi incidenti per truffare le compagnie assicurative, con la complicità di due avvocati e sei medici, carrozzieri, testimoni fasulli e l'ombra del clan Puca. Coinvolti professionisti residenti in Penisola sorrentina, mentre alcuni conti correnti sui quali girava il denaro erano stati aperti nelle Marche. E per ogni incidente venivano certificati danni da risarcire anche superiori a 100mila euro. Una persona è finita in carcere, altre tre ai domiciliari, mentre due avvocati e sei medici sono stati interdetti dalle professioni per un anno, nell'ambito del maxi blitz condotto dai carabinieri della compagnia Vomero. In totale, però, sono indagate 35 persone, accusate a vario titolo dalla Procura di Napoli di associazione per delinquere finalizzata alle truffe assicurative con fraudolento danneggiamento di beni assicurati e ricorso a certificati medici falsi, riciclaggio, indebita percezione del reddito di cittadinanza e furto aggravato. Eseguiti anche sequestri di beni per oltre 100mila euro ai vari indagati. 

Le indagini sono state condotte dai carabinieri della stazione di Marianella e coordinate dalla Procura partenopea, e sono un secondo filone della prima inchiesta che lo scorso primo marzo aveva portato all'esecuzione di una prima ordinanza di custodia cautelare per associazione a delinquere finalizzata a furti, rapine e truffe assicurative. Sui telefonini e sul materiale sequestrato sette mesi fa sono scattati ulteriori approfondimenti che hanno permesso di svelare come il gruppo fosse attivo da almeno dieci anni nell'organizzazione di truffe assicurative, con un ruolo decisivo rivestito da avvocati e medici, uno dei quali è deceduto nel frattempo. In carcere è finito il 39enne Angelo Guarino, genero del boss Pasquale Puca detto «Pasqualino o minorenne»: ha sposato la figlia Teresa Puca (non indagata in questo procedimento).

I due coniugi erano stati coinvolti nel maxi blitz contro gli intrecci tra politica e camorra a Sant'Antimo e, dopo la condanna in primo grado, sono stati assolti in appello in estate per non aver commesso il fatto. Sarebbe lui, secondo gli inquirenti, il capo dell'intera organizzazione.

Il giudice ha disposto gli arresti domiciliari per il fratello Giuseppe Guarino, 38 anni, ritenuto l'organizzatore delle truffe assicurative, insieme a Filomena Palmisano, 58enne, tecnico radiologo del centro medico Cma di Napoli, dal quale partiva la documentazione sanitaria (in particolare risonanze magnetiche) che attestavano lesioni mai subite dai protagonisti dei falsi incidenti, incassando anche parte degli accrediti delle compagnie assicurative che, poi, distribuiva ai membri dell'associazione. Arresti a casa anche per Massimo Niro, 52 anni, fratello di uno degli indagati del primo filone delle truffe, accusato del furto di un'auto eseguito fingendosi parcheggiatore abusivo. Non potranno esercitare la professione di avvocato per un anno, invece, Gennaro Castelli ed Enrico Mastantuono (di Minturno, provincia di Latina), colpiti dalla misura interdittiva. Stesso provvedimento emesso dal giudice nei confronti di ben sei medici, quattro dei quali dipendenti di strutture pubbliche. Si tratta di Giovanni Toscano (medico radiologo), Rosita Capone ed Emanuele Minelli, tutti in servizio al pronto soccorso dell'ospedale San Giovanni di Dio di Frattamaggiore (un altro collega indagato è deceduto), Umberto Laurenzo (medico del pronto soccorso dell'ospedale di Marcianise), e ancora Francesco Vela e Gaetano Lapiccirella, entrambi radiologi in due centri diagnostici napoletani. I sequestri dei beni - per lo più conti correnti - hanno riguardato anche i 23 indagati a piede libero. Uno dei rapporti finanziari, intestato a Filomena Palmisano, è stato posto sotto sequestro in un istituto bancario di Servigliano (Fermo), dove era stato aperto. Alcuni degli indagati percepivano il reddito di cittadinanza in maniera indebita e il sequestro di beni riguarda somme di denaro per 20mila euro.

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Ognuno degli indagati - è l'ipotesi della Procura - aveva il suo ruolo preciso nella creazione di sinistri stradali fasulli per ottenere risarcimenti dalle assicurazioni. Secondo l'accusa, il falso incidente veniva pianificato, i Guarino individuavano le parti da coinvolgere, i finti testimoni (in due casi addirittura persone inesistenti) e contattavano il medico del pronto soccorso compiacente dal quale farsi rilasciare referti per lesioni mai subite. In una seconda fase, subentravano i sanitari dei centri diagnostici e dei poliambulatori presso i quali venivano effettuate le finte visite successive a quelle di pronto soccorso, e ancora i carrozzieri che avevano il compito di predisporre la documentazione relativa ai finti danni subiti dai veicoli coinvolti, in maniera compatibile con le lesioni riscontrate. A questo punto le pratiche venivano gestite dagli avvocati, con tanto di dichiarazioni da concordare con i falsi testimoni. I soldi incassati dalle compagnie assicurative truffate, poi, venivano prelevati poco alla volta o girati sul conto corrente di una società intestata ad Angelo Guarino.

Gli indagati, ovviamente, potranno dimostrare la propria estraneità ai fatti già a partire dagli interrogatori di garanzia. In una nota dell'avvocato Davide Poggiagliomi, il centro medico Cma si dichiara «del tutto estraneo ai fatti, non avendo nulla a che vedere con l’intera vicenda». «A suo carico - sottolinea il legale - non v’è alcun procedimento penale, essendo anzi sua ferma intenzione costituirsi in un eventuale giudizio come parte lesa, considerato altresì che, in alcun modo, la Cma è ricollegabile ai falsi incidenti stradali oggetto dell'inchiesta». 

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