Arresti domiciliari per il custode dell’arsenale rinvenuto nell’università Federico II di Napoli. Angelo Tancredi, questo il nome dell’indagato, ha lasciato il carcere di Poggioreale dopo che, ieri mattina, il Gip ha accolto l’istanza presentata dai suoi difensori, gli avvocati Luigi Senese e Andrea Di Lorenzo.
Un ennesimo colpo di scena, dunque, in una vicenda su cui aleggiano ancora numerose ombre e che ha inizio nell’aprile dello scorso anno quando investigatori della polizia di Stato fanno irruzione all’interno del complesso universitario di Monte Sant’Angelo.
Particolare attenzione, tuttavia, è stata posta sui documenti recuperati. Un lavoro notevole quello svolto dagli investigatori che ha richiesto diverso tempo ma che alla fine ha dato i suoi risultati. Tra le carte recuperate, infatti, è stato scoperto un pagamento assicurativo riconducibile alla madre di Tancredi. È stato questo il punto di svolta delle indagini che, tre mesi fa, hanno portato all’esecuzione di un’ordinanza di custodia cautelare in carcere nei confronti dell’uomo. Si è scoperto che Tancredi, che risultava inquadrato in un’impresa di pulizie che lavorava all’interno del complesso universitario, dopo essersi appropriato abusivamente di uno dei tanti armadietti presenti nella struttura lo aveva trasformato in un insospettabile nascondiglio dove occultare armi e documenti. Come gli agenti siano arrivati alla sua localizzazione non è chiaro così come non è chiaro per quale motivo non sia stata diffusa la notizia del sequestro delle armi. La ragione, verosimilmente, potrebbe essere quella della tutela di un interesse investigativo dato che, almeno nella fase iniziale delle indagini, sarebbe stata coinvolta la Procura antimafia anche alla luce dei manoscritti sequestrati. Il sospetto, si desume, è che Tancredi, originario del rione Don Guanella e con diversi precedenti, potesse essere inquadrato in qualche organizzazione criminale per conto della quale avrebbe avuto l’incarico di nascondere armi, munizioni e documenti all’interno del complesso universitario nonostante questo sia frequentato da decine di studenti ogni giorno. Un’ipotesi che, però, che non ha ricevuto riscontri al punto che la palla è passata poi alla Procura ordinaria.
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