Orrore ad Acerra: il figlio del boss accusato di aver stuprato minore, la vittima insultata sul web

Orrore ad Acerra: il figlio del boss accusato di aver stuprato minore, la vittima insultata sul web
di Pino Neri
Giovedì 14 Maggio 2020, 09:30
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«La ragazza? Se l'è cercata», «Quella è una poco di buono», «Voi non la conoscete, è una». Sono solo alcuni dei commenti comparsi su Facebook quando si è diffusa la notizia dell'arresto di un pregiudicato accusato di aver stuprato una minorenne, una ragazza di appena 16 anni. Una violenza sessuale avvenuta due anni fa, stando all'accusa degli inquirenti, ad opera del figlio di un boss della camorra nella piazza principale di Acerra, praticamente davanti a tutti. Quegli stessi che per due anni hanno taciuto e che ieri si sono lasciati andare a insulti social nei confronti della vittima della violenza, contemporaneamente difendendo a spada tratta il carnefice, Pasquale Di Buono, 30 anni, figlio del capoclan Vincenzo, dei cosiddetti Marcianisielli, che ieri ha ricevuto in carcere un'ordinanza di custodia cautelare sia per aver violentato la ragazzina che per aver messo in piedi negli ultimi anni una grossa rete camorristica dedita allo spaccio di ogni sorta di sostanza stupefacente. Ma ad Acerra c'è chi ha già assolto da tutte le accuse Pasquale Di Buono. G.G., queste le iniziali della ragazza, per i consueti odiatori social non è stata infatti l'obiettivo di una delle violenze più efferate che si possano consumare. Sarebbe al contrario la causa di quella stessa violenza che molto probabilmente la segnerà per tutta la vita. «È una vergogna - commenta il consigliere regionale dei Verdi, Francesco Emilio Borrelli, che ha immediatamente denunciato l'episodio - Difendono il figlio del boss e condannano la vittima dello stupro. Siamo alle solite nei nostri contesti camorristici e degradati».

Lo stupore maggiore forse è dato dal fatto che sul web siano state proprio alcune donne a puntare l'indice contro la ragazza, anche con espressioni volgari, irriferibili. Restano ad ogni modo gravissimi i fatti contestati dalle autorità inquirenti. Con Pasquale Di Buono, raggiunto da un'ordinanza di custodia cautelare della Dda di Napoli mentre era già in carcere per altri reati (sempre per altri reati in carcere si trovano anche il padre e un fratello), è stato accusato di complicità nella violenza sessuale un minorenne, sempre di Acerra. Si tratta di un nipote di Del Buono, all'epoca dei fatti il fidanzatino della giovane. Per lui ha spiccato un ordine di arresto la Procura dei minorenni di Napoli. Il ragazzo però è scappato, rendendosi latitante. È considerato dagli investigatori il gancio del figlio del boss. Avrebbe preparato lui il terreno adatto alla violenza consumata in una tiepida serata della primavera del 2018 in piazza, sotto le mura del Castello Baronale, principale monumento storico della città, un tempo sede del municipio.

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Risale dunque al periodo tra il febbraio e il maggio del 2018 l'indagine dei carabinieri della stazione di Acerra, diretti dal maresciallo Giovanni Caccavale, e dei capitani Ugo Mercurio e Marco Califano, della compagnia di Castello di Cisterna. Per l'accusa di associazione camorristica e spaccio di droga ieri all'alba sono stati arrestati a casa loro quattro presunti fiancheggiatori di Pasquale Di Buono. Si tratta di Pasquale Cozzolino, 37 anni, un affiliato che aveva il compito di smerciare al dettaglio le sostanze stupefacenti, Laurenc Lica, 22 anni, pusher di origine rumena, Gennaro Montano, 20 anni, stretto collaboratore di Di Buono, accusato di gestire il traffico delle droghe pesanti, Giovanni Parità, 27 anni, un procacciatore di clienti. Rosario Soriano, 25 anni, accusato di nascondere e vendere la droga, ha invece ricevuto dalla Dda un'ordinanza di divieto di dimora.

La violenza della ragazza non era mai stata denunciata. Sono stati gli stessi inquirenti a scoprirla, indagando sul gruppetto di spacciatori attraverso pedinamenti e intercettazioni.

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