Volontario napoletano trovato morto in Colombia: arriva la polizia italiana

Volontario napoletano trovato morto in Colombia: arriva la polizia italiana
di Valentino Di Giacomo
Domenica 19 Luglio 2020, 10:29 - Ultimo agg. 20 Luglio, 08:36
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Si è suicidato o è stato ucciso? E chi poteva avere interessi nel trucidare un volontario dell'Onu? L'obiettivo della Farnesina è scongiurare un nuovo caso Regeni. È uno dei pericoli temuti per lo spinoso caso di Mario Carmine Paciolla, 33enne misteriosamente morto in Colombia, nella propria abitazione di San Vicente del Caguan, nel sud della Colombia nel dipartimento di Caguetà. Ancora incerte le cause del decesso, ma l'ipotesi del suicidio appaiono sempre più inverosimili, mentre diventa sempre più forte la sensazione che Paciolla possa essere stato ucciso. Su iniziativa della Missione ONU, si è svolta ieri una videoconferenza con il Vice Procuratore Generale (Vice Fiscal General), Martha Mancera, con i famigliari di Paciolla. Alla conferenza ha partecipato anche l'ambasciatore italiano, Gherardo Amaduzzi. La Farnesina, Luigi Di Maio in testa, vuole vederci chiaro.
 

 

Nei prossimi giorni in Colombia potrebbero giungere anche agenti dello Scip, il Servizio di cooperazione internazionale della Polizia, da sempre attivi in tutti i casi internazionali più delicati, per monitorare e collaborare all'avanzamento delle indagini da parte delle autorità locali. Su questo servirà l'intesa con il governo colombiano, ma i rapporti sono ottimi anche grazie alle tante catture di super-latitanti operate in Colombia dai poliziotti italiani in collaborazione con i colombiani.
 

Due giorni fa è stata effettuata l'autopsia sul corpo del giovane napoletano, la Farnesina avrebbe richiesto per l'operazione la presenza di medici legali di fiducia dell'ambasciata italiana. Gli esiti si conosceranno non prima di dieci giorni. Ieri la salma di Mario è stata portata a Bogotà in attesa di farla rientrare al più presto in Italia. Per martedì l'ambasciata italiana in Colombia avrebbe comunque organizzato un viaggio per i familiari del ragazzo a Bogotà qualora non si riuscisse a portare il corpo di Mario a Napoli in breve tempo. Paciolla si trovava nel Paese sudamericano in quanto volontario della Missione di Verifica ONU in Colombia dall'agosto 2018. Lavorava in contatto con gli ex membri della Farc (le Forze armate rivoluzionarie della Colombia), un'organizzazione guerrigliera comunista, con la quale negli ultimi anni faticosamente il governo colombiano era riuscito a trovare un accordo di pacificazione. L'obiettivo del progetto ONU era convertire al lavoro nei campi i vecchi combattenti.

L'ambasciatore in Colombia, Gherardo Amaduzzi, è da giorni in contatto con la famiglia del ragazzo per prestare ogni possibile assistenza. Con la costante sollecitazione dell'Ambasciata, l'ONU ha aperto un'indagine interna per investigare sull'accaduto ed ha inviato sul posto tre funzionari ed un medico per verificare che le operazioni autoptiche si svolgessero correttamente. L'Ambasciata si sta attivamente adoperando per una riduzione dei tempi per il risultato dell'autopsia. Nel corso dei primi contatti la madre del connazionale ha riferito all'Ambasciata che il figlio aveva acquistato un biglietto aereo per l'Italia per il 20 luglio: un dato che renderebbe ancor più complesso credere alla pista del suicidio. La zona dove il giovane napoletano operava non era certamente delle più tranquille, è proprio a San Vicente del Caguan che nel 2002 fu rapita dalle Farc Ingrid Betancourt, figlia dell'ex ministro dell'Educazione e di un ex senatrice. Un Paese, la Colombia, da anni in lotta con i guerriglieri armati e con i boss del narcotraffico internazionale. È su questi due versanti che si alimentano i sospetti delle autorità italiane. Prima però c'è da esaminare il corpo di Paciolla ed escludere definitivamente l'ipotesi del suicidio.
 

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