E-craft, docenti dell'istituto Caselli in Erasmus: «Così il digitale porta l'arte nel futuro»

Verso l'istituzione ormai prossima del Polo dell'arte

E-craft, docenti dell'istituto Caselli in Erasmus
E-craft, docenti dell'istituto Caselli in Erasmus
di Marilicia Salvia
Lunedì 22 Gennaio 2024, 07:00 - Ultimo agg. 23 Gennaio, 07:30
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Per una volta, per l'Erasmus non sono partiti gli studenti ma i loro insegnanti: un gruppetto vivace e determinato di docenti dell'Istituto superiore “a indirizzo raro” Caselli che, alla guida del loro dirigente Walter Luca De Bartolomeis, hanno deciso di accrescere le proprie competenze in un percorso portato avanti insieme a colleghi di Venezia, Madrid, Porto e Atene. I risultati del progetto E-craft, puntato su Imprenditorialità, creatività e arti per l'insegnamento del futuro, sono stati presentati l'altro giorno al Caselli, presenti il dirigente scolastico regionale Ettore Acerra e l'assessore regionale all'Istruzione Lucia Fortini. Un'occasione per ribadire l'impegno e l'emozione per l'istituzione ormai prossima del Polo dell'arte, specificità tutta napoletana della quale faranno parte dal prossimo anno scolastico l'Istituto Caselli, erede della Real fabbrica di ceramiche di Capodimonte - di cui occupa l'antica sede - e l'Istituto d'arte Palizzi, che dalla fondazione voluta da Gaetano Filangieri forma maestranze nell'oreficeria, nell'ebanisteria, nella ceramica e nella lavorazione dei metalli. «Due scuole superiori ad indirizzo artistico di rilevanza storica, la prima fondata nel Settecento, la seconda nell'Ottocento - spiega De Bartolomeis, che le governa già insieme - entrambe dotate di un museo, caratteristica che le rende uniche, ed entrambe portatrici di straordinarie tradizioni territoriali che abbiamo l'orgoglio e il dovere di conservare, valorizzare e rilanciare».

È appunto l'obiettivo colto con la partecipazione al programma Erasmus, un partenariato strategico che ha coinvolto, con i docenti, anche enti di formazione professionale ed educativa nonché società di comunicazione e marketing: ne sono nati Laboratori di creatività e un sistema di soluzioni basate sul gioco «come strumenti di valutazioni - è stato spiegato - delle propensioni imprenditoriali e creative degli studenti, fondamentali nell'economia culturale e creativa».

Artigiani di alto profilo, maestri nell'esclusiva arte della ceramica, gli allievi del Caselli sanno che a loro toccherà fare la differenza sul mercato: il progetto E-craft, attraverso una serie di pillole di formazione video interattive elaborate dai partner, e soprattutto un manuale ispiratore di nuovi modelli didattici - vere e proprie immersioni in realtà aumentata, metaverso, scenari di intelligenza artificiale - li ha catapultati nel loro futuro, spingendoli a generare alcuni prodotti innovativi, presentati l'altro giorno durante l'evento conclusivo. In particolare, rivestimenti ceramici con texture generate con il supporto di software avanzati per la manifattura 3D, per dare nuova vita agli scarti di lavorazione ceramica - produzioni artistiche ipoteticamente destinate a decorare stazioni metropolitane - e una collezione di anelli, arricchiti di scarti della lavorazione della seta, realizzati con il contributo dei laboratori di gioielleria del liceo Palizzi. 

Di oggetti artistici decisamente particolari, e di storie perfettamente in equilibrio tra passato e futuro, le antiche volte del Caselli ne custodiscono d'altronde in quantità. Nel laboratorio di formatura troneggiano i giganteschi calchi dei vasi che l'archistar Santiago Calatrava ha realizzato qui per la Cappella di San Gennaro: per rovesciarle durante la fase dell'asciugatura - ricorda Rosellina Ferraiuoli, responsabile comunicazione della scuola - fu necessario ricorrere a una gru, un'impresa da guinnes dei primati. Era venuto qui per pochi giorni, Calatrava, rimase quasi un mese: «Non se voleva più andare». Nel museo, un tappeto bianco di fiori, animali e uomini - coperti, questi ultimi, da mascherine anticovid - reclama attenzione: è una copia di “Ibrida”, installazione realizzata in questo stesso posto dall'artista Patricia Urquiola e che fu venduto all'asta, sempre qui, da un banditore di Christie's. Il ricavato fece tirare un sospiro di sollievo alle casse della scuola, costantemente alle prese con problemi di manutenzione. Su un tavolino, il pluripremiato set da caffé realizzato dagli allievi - con la curiosa “tazzimma”, evidente il richiamo al termine napoletano - farebbe la gioia dei designer più gettonati, così come il “portababà”, cilindro con coperchio e piattino per raccogliere il rum, sistemato su una vetrina in corridoio. «Mettere in vendita questi pezzi? Non possiamo farlo, siamo una scuola pubblica - spiega Ferraiuoli - ma qualche volta è capitato di realizzarli, in cambio di donazioni destinate sempre alle esigenze della comunità scolastica. Una produzione su larga scala però è impensabile. Qui tutto è fatto a mano: siamo la Real fabbrica di Carlo III, la rivoluzione industriale è lontana». Quella digitale, invece, bussa alla porta. 

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