Marotta, all’asta parte dei libri antichi

Marotta, all’asta parte dei libri antichi
di Ugo Cundari
Giovedì 15 Ottobre 2015, 15:15 - Ultimo agg. 15:18
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Solo qualche giorno fa, in una domenica di festa per tutti i napoletani, è stato restituito alla città il grande patrimonio librario dei Girolamini, con la riapertura temporanea della storica biblioteca dopo il saccheggio di parte dei suoi tesori. Per singolare coincidenza, o scherzo del destino, però, un altro patrimonio librario sta per trasformarsi da «pubblico», nel senso di disponibile a tutti gli studiosi che ne potevano fare richiesta, in privato, nel senso che comparirà negli scaffali di chi potrà comprarselo. Il tribunale di Napoli ha infatti notificato all’avvocato Gerardo Marotta, presidente dell’Istituto Italiano per gli Studi Filosofici, i termini in base ai quali domani verranno messi all’asta alcuni dei suoi testi più preziosi, ad oggi trasferiti in locali di competenza delle Vendite Giudiziarie, per coprire i debiti vantati da uno dei creditori di Marotta.

È la prima volta nella sua storia che l’Istituto perde una parte, piccola ma di pregio, del suo immenso patrimonio librario, messo insieme in quaranta anni di ricerche condotte in fondi e archivi di tutto il mondo da Marotta in persona, che in più di una occasione ha investito risorse personali. Per l’avvocato è l’ennesimo colpo al cuore. «Sono addolorato, rifarsi sui miei libri per questioni economiche è grave, mi rende triste, ma al di là delle mie reazioni emotive conta che dalla sera alla mattina i napoletani, e tutti gli studiosi che ne avrebbero fatto richiesta, saranno privati della possibilità di consultare gratuitamente questi testi».

Una piccola speranza potrebbe venire da un intervento in extremis da parte del governatore Vincenzo De Luca, che fra l’altro si è incontrato proprio in settimana con Marotta, con il figlio Massimiliano, l'avvocato Cesare Scarano e l’onorevole Aldo Cennamo proprio per concertare una più stretta collaborazione per individuare soluzioni idonee ad affrontare le difficoltà finanziarie dell’Istituto, a cominciare dalla storica biblioteca che necessita di urgenti lavori di ristrutturazione. Certo De Luca, assieme al consigliere per la Cultura Sebastiano Maffettone, ha già risolto il problema della sistemazione dei trecentomila volumi dell’Istituto, che entro qualche settimana saranno ospitati nella sede dell’istituto Colosimo. Ora però cresce un sentimento di rabbia per la vicenda dell’asta, accentuato dalla motivazione del sequestro dei volumi: il mancato versamento del fitto di uno scantinato utilizzato come deposito di libri. Quando però il creditore si è reso conto che la maggior parte di quei volumi valeva ben poco, ha chiesto di rifarsi su quelli di sicuro pregio selezionandoli con cura.

I libri che rischiano la vendita all’incanto sono sedici, alcuni però in più tomi, di vario argomento – dalla medicina alla storia e alla filosofia, dal diritto alla linguistica e alla poesia – editi tra il XVI e il XIX secolo, a cui è stato complessivamente attribuito il valore di circa venti/venticinquemila euro. Tra i testi che di sicuro faranno gola ad antiquari e bibliofili, per esempio, oltre a due cinquecentine, una di argomento medico e l’altro di argomento giuridico, ci sono un Vite de pittori, scultori ed architetti napoletani non mai date alla luce da autore alcuno dedicate agli eccellentiss. signori, eletti della fedelissima città di Napoli, di Bernardo De Dominici, stampato a Napoli dal mitico editore Ricciardi nel 1742; una Gerusalemme liberata del 1888 e una raccolta di opuscoli e diari sulla storia di Napoli stampati nel 1780.

Ma il volume che ha il più grande valore simbolico, accompagnato però anche da un’alta quotazione economica, è Elementi di metafisica di Antonio Genovesi, edito a Napoli nel 1760. Chi conosce Marotta sa quanto tenga agli illuministi napoletani, e in particolare a Genovesi, considerato dall’avvocato quasi un padre della patria, non solo napoletana ma europea. «Genovesi occupò la prima cattedra di Economia politica in Europa - sottolinea Marotta - e da quella posizione combattè le sue battaglie più sentite per una maggiore attenzione al sociale da parte dell’economia». Il Genovesi citato in ogni occasione pubblica da Marotta è lo studioso che, pur essendo stato ordinato sacerdote, si dava da fare per sostenere la laicità dello Stato, per difendere l’anelito alla felicità da parte degli individui e, ironia della sorta, per sostenere una cultura non solo appannaggio dei ricchi ma bene comune.

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