«Fondi Pnrr, in Campania il taglio è di 1,4 miliardi»

L’analisi della Banca d’Italia: i Comuni avevano già gare per il 64% delle risorse

La presentazione del dossier
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Marco Espositodi Marco Esposito
Mercoledì 22 Novembre 2023, 00:00 - Ultimo agg. 23 Novembre, 07:21
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In tempi difficili e densi di incertezze la Campania tiene. È il messaggio di cauto ottimismo che arriva dalla Banca d’Italia nella sua nota sull’economia regionale che fotografa il periodo gennaio-giugno dell’anno in corso. La crescita rallenta, osserva Marina Avallone, che dirige la sede di via Cervantes, ma è comunque una crescita con segnali positivi di rilievo per il turismo e per le esportazioni mentre soffrono ma non è una sorpresa le costruzioni, dopo la frenata del Superbonus 110%.

Un altro segnale forse inatteso ma indubbiamente positivo è la capacità dei Comuni della Campania di portare a gara i progetti del Pnrr.

Al 30 giugno 2023, dopo trenta mesi di attività e nonostante una partenza difficile, ben il 64% degli importi assegnati ai municipi campani è già a gara: vale a dire oltre 2 miliardi sui 3,2 disponibili. Un risultato percentuale superiore di quasi dieci punti rispetto alla media dei Comuni italiani e di una quindicina di punti rispetto alla media dei municipi del Mezzogiorno.

Tuttavia, sottolinea la Banca d’Italia nella relazione curata da Luigi Leva, è proprio sui Comuni che si concentra la rimodulazione del Pnrr, destinatari della quota maggiore di una sforbiciata stimata in Campania per 1,4 miliardi, pari all’11,5% dei tagli complessivi. L’istituto centrale non fa analisi sull’impatto della rimodulazione perché non sono chiari né i tempi del rifinanziamento né gli effetti territoriali dei progetti rafforzati (transizione ecologica e coesione). Resta confermata quindi l’attesa di uno stimolo all’economia dal Pnrr, il cui valore originario per la Campania era di 14,7 miliardi, conteggiando le sole risorse assegnate a soggetti pubblici nazionali (38%) o locali (62% di cui 25% a Regione ed enti sanitari, 22% ai Comuni e il restante 15% a Città metropolitana, Province, Università, Porti e altre amministrazioni locali).

Un aspetto delicato evidenziato da Bankitalia è il mondo del lavoro. I primi due trimestri del 2023 hanno visto secondo le indagini a campione Istat un gennaio-marzo in aumento e un aprile-giugno in contrazione con un saldo a metà anno ancora lievemente positivo. Le comunicazione cosiddette obbligatorie registrate dal ministero del Lavoro sono in effetti incoraggianti. Ma preoccupa la tendenza per genere. A un aumento di occupati uomini, infatti, fa da contraltare la contrazione dell’occupazione femminile, già bassissima, con il divario di genere che già era altissimo nel 2022 e pari a 25,9 punti e che nel primo semestre dell’anno in corso si è attestato a 26,9 punti. Il tasso di occupazione è definito dall’Istat come la quota percentuale di persone che ha un lavoro anche occasionale rispetto al totale di persone tra i 15 e i 64 anni (per Eurostat 20-64 anni). In Italia le donne di 15-64 anni che lavorano sono appena 52 su cento con un divario di diciotto punti e mezzo rispetto agli uomini; ma in Campania la situazione è decisamente peggiore con l’indice al 30,4% per le donne e al 57,3% per i maschi, per cui il divario di genere sfiora i ventisette punti. È forse il caso di ricordare che nell’Unione europea sei delle sette peggiori regioni per tasso di occupazione femminile sono nel Sud Italia, segnale inequivocabile che è questa la più forte delle emergenze nazionali, anzi comunitarie. Nell’Ue il divario di genere è in media di undici punti e ci sono anche due regioni, una in Finlandia e l’altra in Lituania, nelle quali l’occupazione femminile è superiore della maschile.  

La debolezza del mercato del lavoro rende ovviamente fragile la rete delle famiglie, in un contesto caratterizzato in Campania come nel resto d’Italia da un forte incremento dei prezzi (con valori recenti però in attenuazione). Inoltre un quarto dei beneficiari di Reddito o di Pensione di cittadinanza ha perso il sussidio, secondo la rilevazione ad agosto 2023. La tendenza dei consumi vede quindi un «marcato rallentamento» ma resta di segno positivo.

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Tornando ai settori economici, per il turismo è da sottolineare il trend di presenze turistiche estere, che nel primo semestre del 2023 ha superato quota 11 milioni con un incremento del 9% rispetto allo stesso periodo del 2022 e, aspetto ancor più significativo, con un incremento di quasi il 30% della spesa. 

Durante l’evento di ieri mattina si è toccato anche il tema della riforma governativa delle otto Zone economiche speciali del Mezzogiorno, che da gennaio saranno accorpate in una sola struttura centralizzata a Roma. «Non facciamo una nostra valutazione - ha osservato Avallone - tuttavia abbiamo intercettato la perplessità degli operatori, preoccupati per l’allontanamento dei centri decisionali». 

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