Altri tre mesi per scavare
nei veleni di Castellammare

Altri tre mesi per scavare nei veleni di Castellammare
di Fiorangela d'Amora
Venerdì 20 Agosto 2021, 08:19
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Sono necessari altri tre mesi di indagine per sapere se nella città di Castellammare vi siano infiltrazioni o collegamenti tra l'amministrazione comunale e la criminalità organizzata. Ieri il prefetto di Napoli Marco Valentini ha disposto la proroga del termine per l'espletamento degli accertamenti della Commissione d'accesso. Novanta giorni che potrebbero essere anche troppi visto che gli ispettori lasciano intendere di poter chiudere le indagini entro qualche settimana, portando il ministro dell'Interno Luciana Lamorgese a prendere una decisione già per la fine di settembre.

Dal 26 maggio scorso il viceprefetto Enrico Gullotti assieme agli ufficiali Ivan Iannucci, comandante della compagna dei carabinieri di Sorrento, e Giada Patriarca, capitano del nucleo polizia economico-finanziaria della guarda di finanza di Napoli, stanno ascoltando testimoni e studiando fascicoli.

In particolare le indagini sono partite dagli atti del 2018, ovvero dall'anno di insediamento dell'amministrazione guidata da Gaetano Cimmino (Forza Italia).

La decisione di far arrivare i commissari per la seconda volta dopo l'omicidio del consigliere comunale del Pd Gino Tommasino nel 2019 (quando fu l'allora sindaco Salvatore Vozza a chiederne l'insediamento) è scaturita dal gesto del presidente dell'assise comunale Emanuele D'Apice che, commosso per la nomina (attesa sin dal giorno dell'elezione, che lo vide spiccare come il più votato nella coalizione di Cimmino) ricordò in aula il padre «per i valori e l'esempio» offerti in vita, nonostante l'uomo fosse stato condannato in via definitiva per associazione camorristica. Quella che sembrò in quei giorni una sfida alle istituzioni, subito condannata dal procuratore di Torre Annunziata e stigmatizzata dall'opposizione, era stata preceduta da inchieste e ombre che si erano addensate su Castellammare. 

Diversi i fascicoli e i filoni di inchiesta che nell'ultimo decennio hanno acceso i riflettori su equilibri politici e criminalità organizzata. In particolare nelle carte di «Domino 2», la politica sembra essere al centro di un sistema quando in un'intercettazione si evince il sostegno di un reggente del clan D'Alessandro a due candidati di Forza Italia alle elezioni amministrative del 2018. Un passaggio chiave che fece sobbalzare dalla sedia anche il coordinatore cittadino del partito, Nello Di Nardo, che a marzo scorso si affrettò a difendere «l'integrità morale, la correttezza, la serietà e i valori umani di tutti i componenti della squadra che ha partecipato alle elezioni». Negli stessi giorni le inchieste dell'Antimafia portarono all'arresto di capi e gregari del clan D'Alessandro, e svelarono anche i summit di camorra nell'ex scuola Salvati di Scanzano. Per non dire delle parole, contenute nell'ordinanza firmata dal gip Fabrizio Finamore su richiesta del pm Giuseppe Cimmarotta, pronunciate da Sergio Mosca, esponente di spicco del clan dei D'Alessandro, che parlando a un addetto alla vigilanza del parcheggio delle Nuove Terme diceva chiaramente: «Il parcheggio? È mio... qua è tutta roba mia!». Non è tutto, sempre in Domino 2 fu il collaboratore di giustizia Pasquale Rapicano a raccontare dell'affidamento del servizio di pulizia degli uffici comunali a Palazzo Farnese: «Una ditta riconducibile a Sergio Mosca che prima lavorava al Comune poi all'ospedale San Leonardo».

Inchieste alle quali il sindaco Cimmino è ad oggi estraneo, non comparendo mai direttamente nei documenti. Intanto la stessa commissione è stata ascoltata nei giorni scorsi dalla Commissione Parlamentare Antimafia. Il viceprefetto Gullotti ha invece convocato negli uffici napoletani diversi esponenti stabiesi che erano parte dell'amministrazione. Parentele scomode, appalti, case comunali, lavori pubblici, affidamenti diretti e assegnazioni. Gli ulteriori tre mesi, o poche settimane, serviranno alla commissione per chiudere il cerchio e decidere se quanto emerso renda necessario mandare tutti a casa.
 

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