Comunali a Napoli, duello Pd-M5S e De Luca avverte: si decida subito

Comunali a Napoli, duello Pd-M5S e De Luca avverte: si decida subito
di Luigi Roano
Domenica 23 Maggio 2021, 23:30 - Ultimo agg. 24 Maggio, 18:51
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Due giorni, 48 ore, poi il sottile filo che mantiene in vita l’alleanza tra M5S e Pd rischia di spezzarsi se non viene fuori il candidato unitario. Lo dicono sottovoce quelli del Pd, perché sperano ancora in un ripensamento di Gaetano Manfredi. Però i dem gli stanno mettendo molta fretta. Lo urlano e lo fanno sentire a tutti i grillini che già stanno facendo scaldare i motori a Roberto Fico, il presidente della Camera, e come new entry un altro pezzo da novanta del Movimento, il ministro degli Esteri Luigi Di Maio. Che in caso di rinuncia di Fico - che però ci proverà con tutte le forze a vestire i panni del candidato - è pronto a scendere in campo. La cifra politica è un duello tra Pd e M5S con questi ultimi che lanciano un vero e proprio ultimatum: «Due giorni di attesa ancora - trapela - poi tocca a noi proporre il candidato altrimenti ciascuno per la sua strada». Certo, le parti spergiurano che a prescindere «dal candidato si andrà assieme alle urne in ottobre».

C’è da credergli, perché no. In questo caso Napoli sarebbe l’unica grande città dove il vessillo giallorosso accomunerebbe dem e pentastellati, atteso che a Roma, Milano e Torino l’unità ci sarà al massimo nel turno di ballottaggio. Chi ci perde di più in questo contesto sono sicuramente i democratici. Dalla segreteria nazionale a scendere hanno puntato forte sull’alleanza in vista delle politiche del 2023 con le amministrative quale banco di prova. Al momento il risultato ottenuto è moscio. Anche per questo i Cinquestelle hanno alzato la testa e non vogliono più tentennamenti. Se l’alleanza dovesse saltare anche a Napoli - ragionano quelli del Pd - l’intero progetto politico sarebbe a rischio. Come si è arrivati a questo punto? 

Le difficoltà sono emerse sul nome di Manfredi, ma certo non è lui il responsabile anzi, in queste condizioni potrebbe ritenersi a giusta ragione una vittima sacrificale della politica. Tirato per la giacca dai due Pd, quello che fa capo al governatore Vincenzo De Luca che su di lui ci ha puntato soprattutto in funzione anti-M5S, e dal Pd metropolitano del segretario Marco Sarracino che nell’ex ministro vede la personalità che unisce, Manfredi non si è sentito esattamente a suo agio.

L’ex ministro e rettore e presidente della Crui - non esattamente uno qualsiasi - si è trovato al centro di una discussione politica con al tavolo l’allucinante combinazione di 24 liste, oltre 15 solo dello schieramento deluchiano che ha vinto alle regionali, partiti che spesso a stento superano l’1% e con radici molto, ma molto lontane da Napoli. A chiunque sarebbero girate le scatole, non solo allo scienziato Manfredi. Un’arca con 24 liste più il M5S come la si può proporre agli elettori napoletani? Gino Nicolais - ex ministro Pd con Prodi premier e mentore di Manfredi - al riguardo a Il Mattino una settimana fa spiegò: «Non si sa nemmeno chi comanda né chi sarebbe l’interlocutore umano e politico di Gaetano mentre per Napoli servirebbe coesione politica». Così arriviamo all’impasse e ai tentennamenti di Manfredi che dagli stessi grillini è ben visto in quanto Giuseppe Conte, ex premier e attuale capo dei pentastellati, lo scelse come ministro nel suo Governo.

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Va detto che fino a quel momento Manfredi aveva sempre ascoltato la proposta di candidatura, ma mai dato la sua disponibilità formale. Le tappe del calvario della scelta del candidato partono dal clamoroso no dell’ex ministro a mezzo lettera ai giornali dove denuncia che «senza una legge speciale per Napoli sarebbe impossibile governare il Comune per i troppi debiti» da cui è sommerso. Un appello lanciato al Governo e al suo partito. Scatta una mobilitazione per cercare di far tornare sui suoi passi Manfredi e si apre uno spiraglio condizionato a delle mosse del Governo per Napoli. Ma dal Governo sono arrivate misure ritenute non sufficienti da Manfredi perché «non strutturali» e dunque non utili a sollevare le casse di Palazzo San Giacomo dal dissesto di fatto. Nella sostanza spiccioli per tirare a campare che non hanno fugato i timori di Manfredi. Cioè arrivare magari a Palazzo San Giacomo e fare il commissario liquidatore dell’Ente e non il sindaco. Sono ore molte complicate per i giallorossi oltre che per Manfredi perché sulla scena irrompe anche il presidente della Regione Vincenzo De Luca che ha chiesto chiarimenti sulla vicenda Napoli alla segreteria nazionale. 

De Luca - anche lui spiazzato dalle mosse di Manfredi - ha chiesto alla segreteria nazionale di sciogliere il nodo Napoli a strettissimo giro. Il tema di De Luca è molto tarato sulla vicenda della Regione da lui amministrata. Difficile che tiri fuori un candidato all’improvviso piuttosto vuole rassicurazioni, in caso di alleanza del Pd con il M5S, che i pentastellati garantiscano lealtà all’ente di Santa Lucia. Legittima l’aspirazione del governatore. E va ricordato che il suo braccio destro, Fulvio Bonavitacola, che rappresenta i deluchiani al tavolo dell’alleanza pur essendo riottoso come De Luca ad accettare un candidato grillino, ha sempre affermato di non avere pregiudizi, ma a patto che «si sottoscriva un preambolo politico dove si riconosca il ruolo della Regione». Preambolo che il M5s ha effettivamente sottoscritto, quindi le garanzie almeno sulla carta ci sono tutte. Ma si sa in politica più che le firme pesano i rapporti di potere che sono ancora da definire tra Pd e M5S. 

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