Comunali a Napoli, il gioco si fa duro e De Luca scende in campo

Comunali a Napoli, il gioco si fa duro e De Luca scende in campo
di Adolfo Pappalardo
Martedì 7 Settembre 2021, 00:01 - Ultimo agg. 8 Settembre, 07:15
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«Tradizionalmente non sono annoverato tra i portaseccia... Napoli e Salerno le vedo bene. Ovviamente dipende dagli elettori», risponde così, sintetico al massimo, Vincenzo De Luca quando i cronisti gli chiedono delle campagne elettorali dei due capoluoghi. Quelli che, a onor del vero, gli stanno più a cuore perché è con le due città che si nutre la sua carriera politica. E se a su Napoli dorme sonni tranquilli, non così a Salerno, la roccaforte sinora inespugnabile del potere deluchiano dal lontano ’93. Ma, comunque sia, è da ieri che il governatore ha dato il via al supporto, massiccio e deciso, per la campagna elettorale delle comunali. A Salerno, più che altrove. 

La scorsa settimana sulla sua scrivania sono arrivati i sondaggi salernitani che tratteggiano un quadro ombroso: il sindaco uscente Enzo Napoli, turbodeluchiano, non ce la farebbe subito al primo turno, attestandosi al 40 per cento circa.

Grazie al voto dei degli aspiranti consiglieri, perché la polarità dell’ex capostaff di De Luca è in una fase calante nella città che amministra da 5 anni. E c’è il rischio che il voto disgiunto possa diventare una variabile impazzita. Per questo la scorsa settimana ha riunito, nel suo ufficio al Genio civile, il cerchio magico salernitano, quello che l’ha seguito sin dagli albori: l’ex direttore generale del Comune Marotta e il successore Della Greca, il sindaco Napoli ovviamente e Nello Mastursi, lo stratega delle sue campagne elettorali. E se sino ad ora ha lasciato che fosse il figlio Piero a occuparsi di Salerno con il suo gruppo, ora ha deciso di scendere in campo lui stesso. Non è una bocciatura del figlio deputato ma quel lavoro, fatto anche in simbiosi con i democrat salernitani, non è bastato secondo De Luca. E se sinora aveva deciso di affrancarsi un po’ da Salerno, anche per lasciare spazio al figlio deputato, ora se ne occuperà con almeno un appuntamento a settimana. Per ribadire che lui, palazzo Santa Lucia o no, continua ad occuparsi della sua città. 

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E che negli ultimi anni Salerno non brilli, lo sa bene se ieri, durante la presentazione dei lavori all’aeroporto di Pontecagnano, incalza: «La Regione investe nel prossimo anno quasi un miliardo e mezzo di euro su Salerno e provincia. Lo dico perché - incalza - in questa città ci sono molto lamentosi. Eppure giro molto e quando torno qui mi sembra di stare in Svizzera». E rimarca: «Il programma di investimenti per cambiare Salerno, a cui ho legato la mia vita e quella dei miei figli, va avanti». E in sala ci sono proprio i due figli e il sindaco in carica che, però, non è invitato a parlare nemmeno per un saluto di rito. Perché è De Luca che vuole affermare la concretezza dei suoi progetti, invitando però gli altri, i candidati in primis, a ottimizzare il tutto in termini di resa elettorale il prossimo 3 e 4 ottobre. Dando suggerimenti pubblici: «Inaugureremo piazza della Libertà e mi auguro che il Comune programmi visite guidate». 

E se qualcuno volesse polemizzare sui fondi per Salerno, mette subito le mani avanti: «Noi abbiamo rispetto di tutti i territori, abbiamo fatto solo in modo che Salerno non rimanesse orfana come è accaduto per decenni». E l’annuncio del terzo mandato alla Regione, ora in questa campagna, assume ora anche un altro senso: come se De Luca voglia dare un messaggio preciso alle sue truppe. Rassicurarle che i suoi progetti non si fermano. 

E se ieri è stato il turno dello stato dei lavori dell’aeroporto, nelle prossime tre settimane sino al voto ci sarà una tappa a settimana. Per il progetto del nuovo Policlinico, del Palasport e, infine, il sogno ultradecennale: l’inaugurazione di piazza della Libertà il 21 settembre, che tanti grattacapi giudiziari gli ha dato. Stesso discorso su Napoli dove la competizione elettorale è sì più in discesa con la candidatura di Gaetano Manfredi ma a De Luca serve marcare il territorio. Per far sentire e rimarcare il suo ruolo e il suo peso politico. Non a caso giovedì è inserita in agenda la prima iniziativa comune tra lui e l’ex ministro: alla stazione Centrale per presentare il nuovo piano mobilità fatto di nuovi treni e nuovo ingresso in città. Mentre nelle tre settimane successive è il turno di altrettanti progetti. A cominciare dalla riqualificazione del lungomare di San Giovanni, luogo che sta a cuore a lui e all’aspirante sindaco Pd-M5s. In maniera più defilata, ma sempre per rimarcare il suo peso, sono previsti iniziative simili anche a Caserta e Benevento. Rispettivamente il capoluogo che ha eletto il figlio Piero e quello in cui l’alleato di ferro Clemente Mastella si gioca il secondo mandato. Sempre per rimarcare il ruolo di palazzo Santa Lucia, anzi il suo ruolo, di dominus che si prende cura dei territori. Ma è su Salerno, dove anche l’ipotesi di un ballottaggio può avere il sapore di una sconfitta, che il governatore si gioca tutto. Perché lì deve rimanere la sua roccaforte. Inespugnabile.  

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