Coronavirus in Campania: «Turismo, la stagione 2020 è andata, la crisi sia l'occasione per un rilancio»

Coronavirus in Campania: «Turismo, la stagione 2020 è andata, la crisi sia l'occasione per un rilancio»
di Massimo Zivelli
Mercoledì 29 Aprile 2020, 08:23
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Dalla catastrofe annunciata alla possibile ripartenza. L'Europa scende in campo per affrontare l'anno «zero» di una economia turistica messa in ginocchio dai destabilizzanti effetti sociali del coronavirus. Nel pacchetto di interventi finanziari ci saranno sia il sostegno economico di lunga durata per gli addetti del comparto e dell'indotto che rimarranno disoccupati anche nei prossimi mesi, così come finanziamenti a fondo perduto per le attività alberghiere e ricettive che pur non lavorando, potrebbero approfittare del fermo d'azienda per effettuare importanti lavori di ammodernamento delle strutture. Lo assicura l'europarlamentare ischitano Giosi Ferrandino, al lavoro su questi temi a Bruxelles. «Il turismo in Campania rappresenta una voce assai consistente del pil, ed è chiaro agli occhi di tutti che la crisi che sta investendo il settore toglierà il lavoro a decine di migliaia di addetti del turismo e dei servizi ad esso collegati. E questo avverrà soprattutto fra gli stagionali. Allo stesso tempo tantissime saranno le aziende che rischiano il fallimento. È arrivato dunque il momento di ragionare seriamente su come trasformare questa fase drammatica, in una opportunità per il futuro di aziende e lavoratori del turismo» ammonisce Ferrandino.

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LE DIFFERENZE
A fronte degli sforzi che le istituzioni produrranno per mantenere un minimo di circolazione interna dei flussi turistici, appare chiaro che il settore subirà una grossa perdita di fatturato, in grado di annientare l'economia turistica. «A Bruxelles stiamo lavorando già da settimane per destinare massicci interventi a sostegno del settore. Interventi che non siano pannicelli caldi o di breve periodo, ma strutturali, perché continua Ferrandino - a differenza di altri settori dell'economia quali industrie, aziende, officine e laboratori di produzione di beni, materiali e macchinari, chi opera nel turismo non può sperare di riaprire i battenti e far ripartire il lavoro. E considerato che la maggior parte delle strutture alberghiere e ricettive resteranno chiuse fino al 2021, soprattutto nelle località turistiche stagionali, occorre che l'Unione Europea preveda, come noi abbiamo chiesto, che nella quota di finanziamenti a fondo perduto entrino tutte le aziende e i gruppi turistici che dovendo restare fermi per almeno un altro anno, decidano di avviare importanti lavori di ammodernamento delle strutture». A giudizio di Ferrandino infatti «negli anni a venire, questa sarà una importante occasione per mettersi in linea con l'offerta degli altri paesi concorrenti». Per tanti occorre dunque ragionare anche della possibilità di non riaprire i battenti nelle prossime settimane solo per portare avanti una stagione destinata comunque al fallimento. «Io credo che almeno le realtà più importanti debbano approfittare del periodo di stasi per apportare quelle migliorie strutturali che si attendono da decenni. È da tempo infatti che siamo sottoposti a una progressiva erosione di quote di mercato, nonostante la grandi risorse che abbiamo come area del Golfo di Napoli».

LE MISURE
Per i tanti lavoratori del turismo che resteranno disoccupati a tempo indeterminato, poi, la soluzione non può non essere legata al sostegno economico diretto delle famiglie. «Soprattutto per gli stagionali, la crisi sarà devastante e Regione, Stato ed Europa dovranno mettere in campo misure di sostegno concrete e purtroppo di non breve durata. Occorre mobilitare ingenti fondi per prolungare da un lato la cassa integrazione per quanti si ritrovano con le aziende chiuse e al contempo garantire anche nei prossimi mesi la naspi, o indennità di disoccupazione, per le migliaia stagionali. Inoltre è compito delle istituzioni preposte fornire nuove opportunità e nuovi strumenti lavorativi laddove possibile, in alternativa ai semplici sussidi. Anche per questo mi pare che l'Europa sia pronta a sostenerci».
 
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