De Luca contro il governo, le telefonate agli alleati «Venite tutti in piazza»

L'attivismo del presidente della Regione

Vincenzo De Luca
Vincenzo De Luca
di Adolfo Pappalardo
Giovedì 8 Febbraio 2024, 08:59 - Ultimo agg. 09:05
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Carico per la manifestazione di metà febbraio. E così iper-attivo da non delegare ancora nessuno per la macchina organizzativa. Lo descrivono così Vincenzo De Luca in queste ore nel suo fortino a Santa Lucia in vista dello scontro diretto nella Capitale con l'arcinemico Raffaele Fitto. E come per tutte le cose a cui tiene il governatore, è lui in persona a tenere i fili. A cominciare dalle telefonate e ai messaggi verso gli amministratori del Mezzogiorno. Un modo anche per sondare, anche se la certezza si saprà solo nel giorno dell'iniziativa, su chi De Luca davvero può contare e immaginare al suo fianco nei prossimi mesi. A cominciare dalle prossime regionali, per la battaglia del terzo mandato, ma anche su altre strade che si dovessero aprire. A cominciare dall'ipotesi, mai completamente accantonata di scalare il Pd se a breve si dovesse presentare l'occasione. Vedremo.

La mobilitazione di Roma, quindi, rimane una prova generale in vista di una «primavera calda», ad usare una metafora sindacale. In una rotta, quella di De Luca, uguale ma contraria rispetto ai democrat. Senza bandiere di partito. Mentre il Pd farà la sua parte ma senza dare una mano al governatore eretico. Perché contro l'Autonomia, per capirci, i vertici nazionali dem lavorano ad un paio di iniziative a marzo.

S'inizia il 7 con un convegno contro il Ddl Calderoli per passare ad una manifestazione prevista per fine mese ma di cui i dettagli non sono stati ancora limati. Non è un problema per De Luca che poi, al solito, potrà anche dire di essersi mobilitato prima del suo partito. In anticipo. Anche se a onore del merito, tranne poche eccezioni è lui ad aver messo in risalto da mesi, e con più forza, la vicenda del mancato riparto dei fondi Fsc da parte del ministro della Coesione. Il Pd invece ha preferito vie diverse. A cominciare dalla strada parlamentare come hanno fatto, proprio ieri, i deputati Sarracino e De Luca jr chiedendo conto a Salvini del taglio di 3 miliardi e mezzo dal fondo perequativo infrastrutturale al Mezzogiorno e il mancato riparto del fondo Fsc su cui il governatore è sceso in guerra contro l'esecutivo. Insomma, due strade completamente diverse.

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Anche perché l'ex sindaco di Salerno da sempre è allergico ai riti e ai rituali parlamentari preferendo lo scontro muscolare in cui si sente molto più a suo agio. Problema è ora far decollare l'iniziativa di Roma. Non certo portando in piazza i numeri e giocando sulla quantità, scordatevelo, ma puntando al chi sarà in piazza. Non ha dubbi sui comuni piccoli e medi campani, supportati anche dal numero uno regionale dell'Anci, Carlo Marino ed il vertice dei piccoli, Stefano Pisani (rispettivamente sindaci di Caserta e Pollica). Saranno ovviamente in piazza. Come ci sarà il governatore della Puglia Michele Emiliano e farà di tutto per esserci Antonio Decaro, primo cittadino di Bari e presidente nazionale dell'Anci. E così i colleghi di Salerno, Enzo Napoli fedelissimo deluchiano, e di Benevento, Clemente Mastella.

«La classe dirigente meridionale deve reagire compatta, a prescindere dalle bandiere di partito, raccogliendo», ha spiegato l'altro giorno l'ex ministro sannita tra i primi ad aderire pubblicamente. Mentre domani a Bari saranno in piazza contro l'Autonomia una cinquantina di primi cittadini di Puglia e Calabria che, quasi sicuramente, seguiranno De Luca a Roma.

Difficile, molto difficile invece, che ci possa essere Gaetano Manfredi. Il primo cittadino di Napoli, infatti, pur condividendo nella sostanza la battaglia di De Luca, ha privilegiato da tempo la linea del dialogo istituzionale con il ministro Fitto. E proprio oggi, non a caso, Manfredi e Fitto si vedranno allo stesso tavolo, al ministero, per firmare un accordo per un'altra tranche di fondi necessari per la bonifica di Bagnoli. Una strada, intrapresa da tempo dall'ex ministro, che ha permesso di sbloccare una parte di finanziamenti.
Resta ancora da capire poi chi si accoderà all'iniziativa. La mobilitazione lanciata da De Luca infatti è apertissima a tutti. Partiti, sindacati ma soprattutto sindaci e amministratori.

«È una situazione paradossale, intollerabile: circa 300 Comuni rischiano il default o non completeranno le opere non avendo in cassa i fondi per completarle. Ne va della sopravvivenza di oltre la metà degli enti locali della Campania», ha incalzato De Luca l'altro giorno facendo capire che non si fermerà finché non arriveranno questi 5,9 miliardi per la Campania. O comunque non si sbloccherà la situazione. Che per ora rimane comunque congelata. Nell'attesa di capire, da questo braccio di ferro, anche il grado di mobilitazione che ci sarà a Roma. Intanto De Luca va avanti per la sua strada. E sonda altre questioni. A cominciare dal caso Stellantis: oggi a Santa Lucia ha convocato un vertice con i delegati aziendali, sindacati e amministratori «sulle iniziative da mettere in campo in difesa dei lavoratori del sito di Pomigliano».

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