A Napoli i contribuenti più indebitati d’Italia: zavorra di cinquemila euro

A Napoli i contribuenti più indebitati d’Italia: zavorra di cinquemila euro
di Luigi Roano
Lunedì 9 Maggio 2022, 23:45 - Ultimo agg. 10 Maggio, 17:57
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Il bilancio consuntivo 2021 - eredità della passata amministrazione - presenta il conto ed è salato perché impatta direttamente sul bilancio previsionale 2022-2024 che il sindaco Gaetano Manfredi e la sua squadra si apprestano a varare a fine mese, e impatta in maniera negativa malgrado il “Patto per Napoli” che pure porta nelle casse del Comune circa 1,3 miliardi. Nella sostanza la nuova amministrazione dovrà aumentare l’Irpef e varare una tassa d’imbarco da 2 euro per far quadrare il “Patto” che come esito finale deve dare il risanamento del debito. Fatta la necessaria premessa arriva il momento dell’analisi.

Oggi il Comune ha un debito complessivo pari a 5 miliardi. Di cui 2,2 da disavanzo, cioè lo scarto che c’è tra entrate e uscite (figlio di una riscossione che non funziona) nella sostanza il deficit strutturale; e 2,8 miliardi di debito finanziario che è l’esposizione verso le banche contratta per sanare le perdite che arrivano dalla riscossione.

Un cortocircuito dei conti che scatta a partire dai tagli effettuati dello Stato negli ultimi 10 anni a tutti i Comuni, a Napoli è stato sottratto oltre un miliardo. Tutto questo non esime dalle responsabilità chi ha amministrato Napoli negli ultimi 30 anni, però getta una luce di verità storica sulla formazione del debito degli enti locali. Tanto che il premier Mario Draghi ha cambiato marcia e non è un caso che il “Patto per Napoli” sia stato esteso a tutti gli enti in difficoltà, sostanzialmente migliaia di Comuni. 

Torniamo a Napoli e al suo mostruoso debito. Se consideriamo solo il deficit e lo dividiamo per la popolazione, su ciascun napoletano grava un debito di circa 2.760 euro. Se si fa il calcolo sul debito complessivo da 5 miliardi il debito pro capite supera i 5mila euro. Vale a dire che ciascun napoletano dalla culla e fino al piano di ammortamento che si esaurirà solo nel 2042 - almeno sulla carta il “Patto per Napoli” questo obiettivo ambisce a centrare - ha nel portafoglio un buco da 5mila euro. Qual è l’impatto sulla vita quotidiana dei cittadini di questo super deficit? Il Comune riesce a spendere per investimenti pro capite in valore assoluto solo 148 euro. Si capisce allora perché i servizi siano così scadenti e non all’altezza della terza città d’Italia e molto lontano dagli standard europei. Perché questa situazione impatta negativamente anche sul “Patto per Napoli”?

Il miliardo e 300 milioni non è esattamente a fondo perduto. Lo diventa solo se il Comune recupera le quote di ammortamento del debito. E per fare questo non può spendere tutti i soldi del “Patto” ma deve agire anche su tre leve: la dismissione del patrimonio immobiliare - a oggi un flop che ha del clamoroso - e due leve fiscali: l’aumento in deroga dell’Irpef come previsto nel “Patto” perché Napoli già ha il massimo dell’aliquota in quanto Ente in predissesto, e l’introduzione di una tassa d’imbarco aeroportuale che dovrebbe essere del valore di 2 euro. Una decisione sulle leve che va presa entro il 31 maggio quando dovrà essere approvato almeno in giunta il bilancio di previsione 2022-2024, il primo dell’era Manfredi, dove si leggerà la sua idea di città. 

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La sostanza è che se per l’anno in corso non ci sarà l’aumento dell’Irpef e nemmeno la tassa d’imbarco, per i prossimi due invece sarà di fatto inevitabile, atteso che dalla dismissione arriva poca roba. L’accordo con Invimit per la vendita del patrimonio immobiliare inizierà a dare gettito solo tra un anno. Palazzo San Giacomo e l’assessore al Bilancio Pier Paolo Baretta, infatti, già nei grafici del “Patto” che sono finiti sul tavolo del premier all’atto della firma hanno impostato le previsioni di entrata in questo modo: 5,9 milioni di maggiori incassi dall’addizionale Irpef e 10 milioni dalla tassa di imbarco, per un totale 15,9 milioni all’anno fino al 2042 a partire dal 2023. La novità è che questo nuovo gettito produrrà complessivamente 502 milioni una somma eccedente la quota che il Comune deve pagare per l’ammortamento del debito che resterà in Comune e dovrà essere utilizzata per migliorare la vivibilità dei napoletani. Così come quello che arriverà dalla dismissione immobiliare. Il prezzo da pagare per incrementare lo sviluppo della città e fare uscire dalle sabbie mobili del debito il Comune che graverà sui redditi superiori ai 15mila euro. E sui viaggiatori che per fortuna stanno arrivando a Napoli a centinaia di migliaia. 

A rendere la situazione più rosea di quello che raccontano i numeri del debito, c’è il Pnrr che per Napoli vale circa 5 miliardi. Soldi che devono essere spesi entro il 2026 e almeno la metà entro il 2024. Dunque, le fonti di finanziamento per dare a Napoli maggiori servizi ci sono a prescindere perché il Pnrr - Piano nazionale di ripresa e resilienza - soldi che arrivano dall’Europa, impone agli amministratori locali che tali risorse devono essere spese per investimenti puri, cioè infrastrutture. A iniziare dai trasporti per arrivare al sistema rifiuti. 

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