Elezioni a Napoli, De Luca piccona M5S e Pd: «Insieme valgono il 20%»

Elezioni a Napoli, De Luca piccona M5S e Pd: «Insieme valgono il 20%»
di Valentino Di Giacomo
Venerdì 8 Ottobre 2021, 07:00 - Ultimo agg. 19:33
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«Lunedì sera sono arrivati a Napoli in massa gli esponenti dell'M5s, facendo i conti avevamo più dirigenti che i loro voti». Sul palco di un teatro, canzonatorio come suo solito, Vincenzo De Luca ha commentato per la prima volta il risultato delle elezioni comunali. Una stilettata a Salvini, «Pensava di governare il Paese scrivendo sui social che a cena mangiava broccoletti e radicchio», qualche altra a Conte e Di Maio, poi al suo stesso partito, quel Pd che «a Napoli ha raccolto appena il 12%». L'analisi del voto arriva parlando all'apertura del Festival delle lezioni di storia al Teatro Bellini di Napoli. Tra qualche dotta citazione del sociologo Alexis de Tocqueville e qualche altra di papa Francesco, De Luca è tornato il picconatore di sempre, un Cossiga 2.0 che non risparmia il bastone (ma anche la carota) un po' a tutti. 

Il primo pensiero del governatore è andato a quella foto-simbolo delle elezioni napoletane insieme al neosindaco Gaetano Manfredi e, soprattutto, in posa con Luigi Di Maio e Roberto Fico. Scena impensabile solo pochi mesi fa. Non si scompone dopo che per anni, soprattutto nei confronti del ministro degli Esteri mai aveva avuto parole tenere. «Non sono cambiato io, sono cambiati loro, quelli che hanno coltivato per un decennio la stupidità politica, la linea dell'uno vale uno, che hanno confuso il concetto di casta con quello di élite. È importante che siano cambiati e che siano impegnati in un percorso di evoluzione». Il governatore ha tenuto soprattutto a rivendicare il suo ruolo per il successo di Manfredi, preceduto proprio dalla sua rielezione dell'anno scorso a Palazzo Santa Lucia con le stesse liste a sostegno. «A Napoli - ha detto - è stata scelta la linea della Regione, cioè partire da quella che era la coalizione regionale, aggiungendo i Cinquestelle, che non sono determinanti né qui, né meno che mai in Italia». Poi l'affondo - quasi come un colpo di sciabola - al suo Pd, soprattutto ai dirigenti napoletani. «Qualche esponente del Pd - ha detto - è abituato a dire idiozie e non ne ha perso l'abitudine dicendo che Napoli è la città più di sinistra d'Italia. A Napoli il Pd vale il 12,3%.

Se aggiungiamo il 9% delle Cinque Stelle siamo al 22-23%. Questo è». La forza dei numeri - secondo De Luca - opposta a quella della narrazione. «In Italia - ha continuato - abbiamo perso l'abitudine a parlare sulla base dei fatti. Quindi la sinistra qui è al 22%, per arrivare al 62% manca un qualcosa. Manca tutto un fronte moderato, civico, che rappresenta la gran parte del voto sul candidato sindaco che è risultato vincente. Quando si parla a capocchia è bene dire che bisogna partire da dati di fatto e numeri». Un modo per ribadire la forza di tutte quelle liste che il presidente aveva già messo in piedi con successo un anno fa quando è riuscito con un plebiscito a farsi rieleggere. 

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Bastone - come dicevamo - ma anche carota, quando parla del presidente della Camera, Roberto Fico. «Non ho problemi a dire che ho un rapporto di cordialità e di amicizia con Fico, lo considero una persona di grande qualità umana, di grande valore. Così come ho apprezzato che Di Maio abbia cambiato la sua posizione. Abbiamo avuto conflitti, ma quando ha trovato il coraggio di chiedere scusa al sindaco di Lodi, che era stato incarcerato ingiustamente, è stato un dato di novità di cui prendere atto». Ed è da questo mutato atteggiamento degli M5s che per De Luca «è possibile costruire un progetto unitario con i Cinquestelle se abbandonano aggressività nel linguaggio e nei comportamenti. Se oggi gli M5s tornano con i piedi per terra è un bene per l'Italia e per Napoli». Quindi il presidente si è spinto in qualche previsione sul futuro e sulle prossime Politiche. «Abbiamo un grande elemento di fiducia - ha detto con il sorriso - rappresentato dalla nullità della destra, votare Salvini e Meloni significa che in Europa non ci fanno entrare, ci fermano al Brennero e dunque i nostri principali alleati sono costoro, ma bisogna fare attenzione perché l'onda sovranista nasce dalle mancate risposte su sicurezza e lavoro». Per vincere, però, il centrosinistra dovrebbe essere più semplice nel raccontarsi ai cittadini. «Abbiamo esponenti, almeno per quanto riguarda la mia parte politica, che producono lo stesso entusiasmo che mi produce la lettura delle previsioni del tempo». Giura, però, di non riferirsi ad Enrico Letta. All'ex premier Conte ha invece consigliato di leggere molti libri, in primis Fratelli tutti di papa Francesco nel quale il pontefice affronta il tema dei social. «La realtà dei fatti - ha concluso - supera prima o poi le narrazioni distorte».

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