Fulvio Bonavitacola candidato a Salerno:
«L'autonomia è una polpetta avvelenata»

Fulvio Bonavitacola candidato a Salerno: «L'autonomia è una polpetta avvelenata»
di Adolfo Pappalardo
Venerdì 16 Settembre 2022, 07:00 - Ultimo agg. 17 Settembre, 08:30
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«L'autonomia differenziata che propone la destra è una polpetta avvelenata per il Sud. Scendo in campo in prima persona contro una destra a trazione nordista, per tutelare ragioni ed interessi del Mezzogiorno», spiega Fulvio Bonavitacola, vice presidente della Regione che poteva tranquillamente continuare a occuparsi di palazzo Santa Lucia. Invece ecco le politiche e un corpo a corpo con il Pd nel collegio uninominale della Camera di Salerno.

I sondaggi, anche del Pd, raccontano come i collegi uninominali siano a vantaggio del centrodestra. Anche il suo a Salerno. Come si inverte il trend?
«I sondaggi esprimono tendenze molto parziali, visto l'altissimo numero di persone indecise.

Il campo a noi favorevole è la riflessione sui problemi della vita reale. E soprattutto la credibilità. Non a caso ho scelto come mio slogan elettorale avanti con i fatti. La destra tenta di distrarre da tutto questo, con operazioni ormai logore e di sola facciata. Barzellette su tik tok, foto con sguardi ammiccanti e sorrisetti ipocriti. Il trionfo dell'artificiale sul mondo reale».

Dal suo partito, il Pd, c'è l'allarme per l'autonomia differenziata che vorrebbe il centrodestra. Svantaggia il Sud o può essere, lei che è vicegovernatore, una sfida in cui cimentarsi?
«L'autonomia differenziata che propone la destra è una polpetta avvelenata per il Sud. Esprime un egoismo nordista che contrasta con il dettato costituzionale. Perché non parlano mai del Fondo perequativo e dei livelli essenziali delle prestazioni che devono essere garantiti su tutto il territorio nazionale? Lo prevede la Costituzione. Se loro sono pronti a parlare di questo noi siamo pronti a parlare di vera autonomia differenziata. Che non è trattenere solo al Nord il gettito fiscale prodotto nelle regioni del Nord, come da loro proposto. Ma significa dare maggiore autonomia decisionale alle Regioni in materie oggi riservate allo Stato. Su questo dalla Campania li sfidiamo a testa alta. E possiamo dare anche qualche lezione per quello che abbiamo fatto in questi sette anni di governo regionale a guida De Luca».

Il centrodestra vorrebbe anche ridiscutere i progetti del Pnrr e il patto per Napoli. Rischio da sventare?
«Sarebbe la prima conseguenza applicativa del modello nordista di cui ho appena parlato. Non lo consentiremo. Immaginate se fossero stati i signori della destra al governo cosa sarebbe accaduto sul piano per Napoli e la riserva per il Sud del Pnrr? Meglio non parlarne...».

Tema centrale è quello del caro energia e del carovita: come arginare quest'emergenza?
«Il presidente della Regione Campania ha presentato un piano da 400 milioni di euro per questo. Ma i numeri richiedono un intervento risolutivo a livello statale. Il differenziale tariffario in aumento causa guerra va considerato come un evento calamitoso, da porre a carico dello Stato con un apposito fondo di risorse nazionali ed europee. Per le imprese, oltre a questo, va istituito un secondo fondo di garanzia statale per mutui destinati ad investimenti per energia in autoconsumo da fonti alternative. Piattaforme di fotovoltaico come un progetto di finanza. I risparmi vanno a finanziare le rate di mutuo. In pochi anni l'investimento è coperto».

Lei poteva tranquillamente starsene nel suo ruolo di rilievo a palazzo Santa Lucia: come mai si cimenta in questa sfida difficile?
«Il suo cortese tranquillamente mi commuove. Spero che in quel sereno avverbio siano incluse alcune cose di cui mi sono occupato in questi anni: una legge sul ciclo delle acque che mancava in Campania da 30 anni, il riordino del ciclo dei rifiuti, la riduzione della multa europea causata dalle scelleratezze del passato, un programma che affronta in modo risolutivo l'annosa vicenda delle ecoballe mentre nessuno ci credeva, il grande progetto Fiume Sarno dopo decenni di chiacchiere inutili e la diga di Campolattaro per diventare autonomi come Campania negli approvvigionamenti idrici. E, ancora, il programma di bonifica dei siti inquinati, la soluzione del problema occupazionale per enormi platee di disoccupati storici e l'accordo con la Puglia per restituire l'acqua di Cassano/Montella all'Irpinia, atteso da un secolo. E mi fermo per motivi di spazio».

Appunto poteva continuare in Regione...
«La mia scelta l'ho spiegata in un video pubblicato sul mio profilo Facebook. Scendere in campo in prima persona contro i nemici del sud, contro una destra a trazione nordista, per tutelare ragioni ed interessi del Mezzogiorno e della Campania».

A Napoli la Regione vorrebbe una nuova porta d'ingresso in città e costruire una nuova sede della Regione. Ma palazzo San Giacomo ha perplessità perché si dequalificherebbe il Centro direzionale.
«La proposta della Regione è del tutto giusta. Una moderna sede nella parte più servita della città dalle grandi reti di mobilità è quanto mai necessaria. Con Palazzo San Giacomo c'è grande collaborazione. In nessuna parte del mondo un grande edificio che alloca funzioni direzionali importanti determina la dequalificazione di ciò che vi è all'intorno. Accade esattamente il contrario. Mi creda». 

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