G7 Capri 2024, Ue vuole dare i missili a Kiev ma l'Italia frena

Sforzo in termini di dotazioni ed equipaggiamenti per reggere l’onda d’urto della Russia

L'incontro
L'incontro
di Lorenzo Calò
Giovedì 18 Aprile 2024, 23:35 - Ultimo agg. 20 Aprile, 18:44
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L’ha detto chiaramente l’alto rappresentante Ue Josep Borrell, l’ha ribadito il segretario generale della Nato Jens Stoltenberg. Dal G7 degli Esteri la questione Ucraina, rilanciata con forza anche dalla presenza del ministro Kuleba impegnato in un giro di bilaterali su invito del governo italiano, si impone come elemento imprescindibile nell’agenda europea. Kiev ha bisogno di armi, serve un sistema di protezione aerea.

Necessita insomma un ulteriore sforzo in termini di dotazioni ed equipaggiamenti per reggere l’onda d’urto della Russia. E il G7 Esteri ha recepito questa urgenza, che si è tradotta nella necessità di accelerare sulla fornitura di sistemi di contraerea. La priorità sono i Patriot e i Samp-T, ha ribadito Dmytro Kuleba incontrando i partner nell’isola. La sfida, ha avvertito il titolare della Farnesina, «è impedire la sconfitta di chi difende il proprio Paese», altrimenti Putin da questa posizione di forza «non si siederà mai a un tavolo» per negoziare la pace. Oggi - ha ribadito Tajani - uno specifico documento al termine dei lavori del summit richiamerà questo impegno anche perché i rischi di escalation in Medio Oriente non distolgono l'attenzione della diplomazia occidentale dall’altro grave teatro di conflitto, quello apertosi spaventosamente tra Israele e Iran.

Insomma, non è in discussione il sostegno all’Ucraina che troverà esplicita espressione nel documento finale dei Sette Grandi - ha evidenziato Tajani - ma non è scontato che nel medesimo atto si arrivi a un esplicito riferimento alla difesa aerea di Kiev.

«Stiamo lavorando - ha avvertito il ministro degli Esteri - ma il sostegno all'Ucraina è totale. Si sta valutando cosa si può dare e che disponibilità c’è». Anche perché, per quanto riguarda i Patriot, «l'Italia non li ha e quindi non è una questione che ci riguarda - ha sottolineato - Noi abbiamo già dato un pacchetto che è stato approvato tempo fa e ultimato con l’invio di materiale» sul quale «viene informato il Copasir.

Si tratta di informazioni riservate». 

Usa e Ue

La principale novità nel frattempo è arrivata dagli Stati Uniti, perché la Camera ha messo in calendario per domani il voto sul pacchetto da 61 miliardi che è rimasto bloccato per mesi per l’opposizione dei Repubblicani. Su questo voto preme soprattutto la Casa Bianca, ha assicurato il segretario di Stato Antony Blinken in un faccia a faccia con Kuleba.

Invitando «tutti a fare ogni sforzo per continuare a fornire all’Ucraina ciò che le serve». Il rinnovato impegno di tutti, è proprio questa la chiave per provare a invertire le sorti della guerra. Ne è convinto l'alto rappresentante Ue Borrell, secondo cui «non possiamo contare solo sugli Usa e dobbiamo prenderci la nostra responsabilità». Da qui l’appello a «tirare fuori dai magazzini Patriot e sistemi anti-missile e inviarli in Ucraina».

Kuleba ha confermato che i sistemi di fabbricazione americana e franco-italiana sono la «priorità» per rafforzare l’arsenale: la ragione è che «sono gli unici in grado di intercettare i missili balistici russi». La principale preoccupazione di Kiev non è la volontà degli alleati, perché gli ucraini «non vedono divisioni». Per Kuleba «ciò su cui dobbiamo lavorare sono i tempi, e questo è lo scopo principale della mia presenza qui, a Capri. Far sì che le consegne avvengano il più rapidamente possibile». 

 

La Germania, che in Europa è il principale donatore potenziale, avendo a disposizione 12 batterie di Patriot, nei giorni scorsi si è già attivata annunciando l’invio di un terzo sistema antiaereo. La Francia però frena dal momento che esigenze di difesa sono imposte dalle imminenti Olimpiadi (tra luglio e agosto). Ma anche l’Italia è cauta: il sistema di cui dispone, il Samp-T, serve per la protezione per tutti gli appuntamenti del G7 (compreso il meeting in corso a Capri), in particolare l’evento clou di giugno a Borgo Egnazia con i capi di Stato e di Governo; serve per il Giubileo e anche per la sicurezza del Vaticano. Per questo al G7 Berlino ha rivendicato sì la sua scelta, ma ha premuto sugli alleati per non rimanere sola in questo sforzo. Stoltenberg, confermando «l’urgenza» del dossier, ha spiegato che la Nato «sta dialogando con alcuni Paesi» oltre alla Germania perché si facciano avanti sui Patriot.

Ma l’Alleanza lavora anche su altri sistemi, come i Samp-T, i Nasams o gli Iris-t, mentre i Paesi che ne sono sprovvisti potrebbero fornire supporto finanziario, ha ricordato Stoltenberg, notando «segnali incoraggianti»: nei giorni scorsi si sono mossi Danimarca e Olanda con 4 miliardi di euro per la difesa ucraina. Mentre si sta lavorando con il governo di Kiev per aiutarlo a realizzare fabbriche proprie per produrre armamenti. Segnali positivi sono arrivati anche a Bruxelles.

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Al termine del Consiglio Ue dei leader, il presidente Charles Michel ha assicurato che su nuove armi all’Ucraina «ci sarà una risposta a giorni o settimane, non mesi». In serata è arrivata anche la posizione espressa dal premier Giorgia Meloni: «Stiamo facendo ogni sforzo possibile, non sono preparatissima sugli strumenti dei quali disponiamo ma sicuramente l’indicazione che ha dato il ministro Crosetto è quella di fare il possibile», ha confermato il presidente del Consiglio.

E per aiutare Kiev resta sul tavolo l'ipotesi dell'utilizzo degli extraprofitti sugli asset economici russi congelati su cui per ora l’Europa ha preso tempo mentre gli Usa spingono per una svolta decisa. Il confronto prosegue ma non c’è più molto tempo.

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