«Luigi Cesaro agli arresti domiciliari», tra giunta e Senato Giggino rischia davvero: già a maggio il sì alle intercettazioni

«Luigi Cesaro agli arresti domiciliari», tra giunta e Senato Giggino rischia davvero: già a maggio il sì alle intercettazioni
di Adolfo Pappalardo
Sabato 11 Settembre 2021, 10:00 - Ultimo agg. 19:06
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«Al momento non è giunta alcuna comunicazione ufficiale: l'ho appreso dalle agenzie». Tempi? «Ci attiveremo quando arriverà la richiesta», spiega Maurizio Gasparri, al vertice della giunta delle autorizzazioni a procedere di palazzo Madama ed esponente berlusconiano. Come Luigi Cesaro, il senatore di Sant'Antimo, per cui la Procura di Napoli ieri ha chiesto i domiciliari per concorso esterno in associazione mafiosa. Sempre che prima la giunta di palazzo Madama e poi l'Aula diano l'ok. Un percorso comunque tortuoso che potrebbe durare mesi. «Non appena arriva la comunicazione, verrà assegnata ad un relatore che, studiate le carte, porterà una proposta in giunta per discuterne», aggiunge ieri sempre Gasparri che, ovviamente non si espone su alcuna considerazione politica per mantenere il giusto profilo istituzionale di presidente. Nonostante la vicenda tocchi un compagno di partito.

L'ultimo capitolo su Cesaro risale a maggio scorso quando l'Aula concede l'ok all'utilizzo di 6 intercettazioni su 28 in totale che lo riguardano. Ma la richiesta dei magistrati era di mesi prima. Poi ad ottobre 2019, il Senato rinvia tutto in giunta (relatore Alberto Balboni di Fdi) perché viene sollevata un'incompetenza: per la prima volta, rispetto agli orientamenti precedenti, si decide che tutto vada alla giunta delle elezioni della Camera perché il presunto reato sarebbe stato commesso da deputato (nel frattempo Cesaro era diventato senatore). Nonostante mesi prima su Denis Verdini, altro esponente Fi, avesse deciso il Senato anche se erano contestati fatti dell'epoca in cui era deputato.

Questo per dire come sia difficile fare previsioni sugli orientamenti della giunta di palazzo Madama in cui contano poco l'appartenenza a maggioranza e opposizione. Nel 2019, tanto per capirci, gli unici a voler concedere l'uso delle intercettazioni erano stati allora i 7 esponenti grillini. Ma la linea non era passata perché il Pd si era astenuto, mentre Forza Italia, Fdi e Lega avevano salvato Cesaro. 

 

Equilibri e orientamenti diversi che anche oggi non dovrebbero rispondere al fatto che ci si a una maggioranza parlamentare larga che va dai grillini alla Lega passando per Forza Italia, con la sola esclusione di Fdi. Tornando alla composizione dell'organo poi bisogna notare come la giunta del Senato abbia ora equilibri diversi: la pattuglia dura e pura dei grillini si è dimezzata, così come i democrat che hanno sofferto la scissione di Italia Viva. E più che i vecchi colleghi di centrodestra, Cesaro potrebbe contare sui tre renziani più sensibili sui temi del garantismo. E proprio uno di loro, il senatore Cucca (vicepresidente in giunta) nella sua relazione evidenziò come si potesse dare l'ok a sole 6 intercettazioni. Facendo imbestialire il presidente dell'Antimafia, il grillino Nicola Morra: «Un'ipocrisia. Così molti gruppi politici ora potranno dire di aver dato l'ok, pur avendone in realtà vietato l'utilizzo per la maggior parte». 

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