Medici in servizio fino a 72 anni, 200 campani restano in attesa

L'opzione sarà su base volontaria e non obbligatoria

Medici in servizio fino a 72 anni, primo via libera
Medici in servizio fino a 72 anni, primo via libera
di Lorenzo Calò
Mercoledì 14 Febbraio 2024, 07:00 - Ultimo agg. 15 Febbraio, 07:27
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Sarebbero circa duecento, tra dirigenti medici e docenti universitari, secondo le prime stime delle organizzazioni di categoria, i professionisti in Campania che saranno interessati - ovemai la modifica legislativa venisse approvata - alla possibilità di posticipare, fino all'età di 72 anni, l'uscita dal servizio. Maggioranza e governo, dopo averlo accantonato nel 2023, sono ritornati su questo tema inserendone la discussione nell'ambito del processo di conversione del cosiddetto decreto Milleproroghe. Una soluzione questa a lungo osteggiata dai sindacati, che hanno sempre lamentato la necessità, al contrario, di favorire il turn-over del personale medico impegnato nei servizi ospedalieri pubblici e di adeguare al rialzo le retribuzioni al fine di rendere più attrattiva una professione che - a fronte di un costante numero di iscritti nei percorsi di laurea e di specializzazione - finisce poi o in imbuto o nell'opzione da parte di molti professionisti che scelgono di impegnarsi nel privato anziché nel pubblico.

Ieri intanto sono state depositate presso le commissioni Affari costituzionali e Bilancio della Camera le riformulazioni agli emendamenti del decreto (il dl n. 215 del 30 dicembre 2023) che puntano a mantenere lo scudo penale per i camici bianchi (per tutto l'anno in corso) ed estendere l'età pensionabile dei medici a 72 anni su base volontaria.

L'iniziativa - su cui è arrivato il via libera del governo - è dei parlamentari di Fdi. Sul prolungamento in servizio dei medici fino a 72 anni il testo riformulato dalla maggioranza spiega che questi non potranno mantenere o assumere incarichi dirigenziali apicali di struttura complessa o dipartimentale. Le aziende del Ssn, fino al 31 dicembre 2025, «potranno mantenere in servizio, su istanza degli interessati, i dirigenti medici e sanitari e i docenti universitari che svolgono attività assistenziali anche - e dunque non solo - per far fronte alle esigenze di formazione e tutoraggio del personale, oltre che per far fronte alle carenze di personale». L'opzione è - chiaramente - su base volontaria e non obbligatoria. L'emendamento in questione è il 4.22: «Le disposizioni di cui al primo e secondo periodo valgono anche per coloro che sono stati collocati a riposo a decorrere dal 1° settembre 2023, nei limiti delle facoltà assunzionali vigenti. I dirigenti medici e sanitari dipendenti del Servizio sanitario nazionale e i docenti universitari che svolgono attività assistenziali in medicina e chirurgia, trattenuti in servizio ai sensi del presente comma, non possono mantenere o assumere incarichi dirigenziali apicali di struttura complessa o dipartimentale. I dirigenti di cui all'articolo 17, comma 1, della legge n. 3 del 2018, trattenuti in servizio ai sensi del presente comma, non possono mantenere o assumere incarichi dirigenziali apicali di livello generale». 

Secondo i sindacati la carenza di personale medico inserito in organico in pianta stabile «deriva non solo dalla scarsa e insufficiente pianificazione del reale fabbisogno negli ultimi vent'anni, sia a livello nazionale che regionale, ma anche dal continuo dissanguamento del servizio pubblico da parte degli stessi medici, esasperati da condizioni di lavoro pesanti, ulteriormente messi alla prova dalla pandemia, da stipendi inadeguati e non aggiornati, neppure lontanamente paragonabili a quelli dei colleghi di altri stati europei. Se a questo si aggiunge l'inizio dell'attività lavorativa in età non più giovane, e la mancanza di progressione di carriera in quasi tutti gli ambiti lavorativi, ci si rende conto dell'insoddisfazione crescente che ha ormai raggiunto livelli di guardia. Per tutti questi motivi molti lasciano la professione, altri si trasferiscono all'estero, altri ancora abbandonano il ruolo pubblico per lavorare nel privato», è la riflessione. Nelle intenzioni del legislatore, invece, la proroga sui tempi di attività punterebbe ad arginare il fenomeno della carenza di sanitari in corsia e fermarne l'esodo. Tuttavia, secondo l'Anaao-Assomed «i dirigenti medici e sanitari che potrebbero restare in servizio oltre i 68 anni compiuti sono 1.253. Tra questi i direttori di struttura complessa sono 340, ovvero il 27,1%, e i responsabili di struttura semplice 245, in tutto 585 camici bianchi, ovvero il 19,6%». Dunque, i medici over 68 rappresentano solo l'1,16% di tutti i medici del Ssn». Tutti gli altri interessati alla norma sono docenti universitari. 

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