Pd Campania, salta la resa dei conti: «Attendiamo i congressi»

Pd Campania, salta la resa dei conti: «Attendiamo i congressi»
di Adolfo Pappalardo
Martedì 11 Ottobre 2022, 11:00 - Ultimo agg. 12 Ottobre, 07:27
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«Non ci possiamo consolare con i due punti in più rispetto a 5 anni fa: siamo di fronte a una sconfitta netta e pesante», ammette Marco Sarracino, neo deputato e segretario napoletano del Pd aprendo la direzione napoletana del partito. Aria mesta più che da resa dei conti. Per quella se ne parlerà quando sarà più vicino il congresso. Quello di Napoli compreso se Sarracino conferma: «Sarà allineato a quello nazionale». Pochi militanti in platea e, tranne Sarracino, nessun parlamentare. Niente. Solo Dario Franceschini, ministro uscente, fa sapere di non poterci essere a causa dell'ultimo Cdm. C'è, invece, chi è stato bocciato dalle urne. Come Lello Topo o Leonardo Impegno. E la pattuglia di consiglieri regionali come Bruna Fiola, Massimiliano Manfredi, Loredana Raia (che pure non l'ha spuntata), Mario Casillo e il gruppo di San Giacomo come l'assessore Teresa Armato e Enza Amato, presidente dell'assise comunale. 

«Abbiamo sopravvalutato il risultato delle amministrative e pensato che l'M5s si stesse sciogliendo.

Ma il punto vero - spiega Sarracino - è che siamo stati 9 anni al governo, perdendo la nostra identità. Prima convinti che fosse nostra l'agenda Monti e poi quella di Draghi. Abbiamo sbagliato anche sul programma: non puoi rappresentare tutto senza indicare le priorità. Ora ci aspetta una dura battaglia di opposizione in cui dobbiamo puntare su due nodi: la lotta contro l'autonomia differenziata che ucciderebbe il Sud e il salario minimo». Infine un mea culpa: «Non avrebbe cambiato il risultato finale ma se avessimo candidato Siani e Ruotolo in città forse qualcosa in più l'avremmo preso». E aggiunge: «Noi dobbiamo partecipare a manifestazioni per la pace e per il sostegno al popolo ucraino», come accadrà il 28 ottobre a Napoli per la manifestazione proposta dal governatore De Luca.

«Le liste sono lo specchio delle nostre contraddizioni e delle nostre bugie», premette nel suo intervento l'ex consigliere regionale Antonio Marciano che, a mo' di medaglia al valore, sottolinea: «In direzione nazionale ho votato contro le liste. Solo io ed altri due, poi tutti hanno detto sì». E aggiunge: «Molti nel proporzionale hanno provato imbarazzo ad organizzare qualche iniziativa con i nomi dei collegi. Figuriamoci come potevamo come potevamo essere credibili con gli elettori. E se oggi si parla da tutte le parti di congresso vero, vuol dire che prima ve ne sarà stato qualcuno falso». Infine il dito nella piaga: «Siamo l'unica città in cui qualche Municipalità non ha ancora la squadra: caro Sarracino convoca un tavolo di centrosinistra e risolviamo questo paradosso». E conclude: «Il reddito di cittadinanza è un messaggio potente in una società povera e insicura e non dobbiamo guardare ai 5 Stelle con spocchia». 

Enzo Acampora, capogruppo dem a San Giacomo, pure se la prende con il gruppo dirigente nazionale per la composizione delle liste: «Hanno fatto tutto loro ma vengono a farci la lezioncina dopo la sconfitta». Si riferisce ai nomi in corsa a Napoli: «Il caso di scuola è quello di Fabrizio Ferrandelli, consigliere comunale a Palermo ma candidato nel collegio di Napoli, quando in quella zona vi sono ben sei consiglieri dem che siedono a San Giacomo». Ma gli errori sono diversi, come quello che sottolinea l'ex consigliere regionale Nicola Marrazzo: «Non solo non abbiamo parlato di Sud ma abbiamo appaltato l'argomento e il Pnrr alla Carfagna, come se fossero cose sue».

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«Abbiamo due sconfitte: una nazionale e una a Napoli», ragiona Lello Topo, deputato uscente ma non rieletto che se la prende con i paracadutati: «C'è stata un'egemonia nazionale delle liste di Napoli: dovevamo dire no perché la rappresentatività l'abbiamo ceduta. Una distorsione a cui serve dare una risposta politica». E cita il caso di Avellino e Salerno: «Se guardiamo i risultati nelle due città emerge come sono state fatte buone liste mentre qui a Napoli abbiamo messo quattro brocchi....». Per questo «serve un congresso nazionale per cambiare la leadership ma anche a Napoli, perché non possiamo lasciare il Pd a quelli di questa avventura, che non hanno la capacità».
Durissimi, infine, i consiglieri regionali Manfredi e Fiola. «È il mio partito ma non mi rappresenta - dice Bruna Fiola accusando come il Pd sia lontanissimo sui problemi reali - : da un anno attendo che il ministro Orlando mi risponda ad una lettera istituzionale che gli ho mandato». E con Boccia, commissario campano, è a dir poco furibonda: «Non ha fatto nulla: non ha mai convocato una riunione ma solo la stampa dopo la sconfitta. Ma per fare che?». 

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