Congresso Pd, Emiliano lancia De Luca: intesa tra i governatori alla marcia della pace

Congresso Pd, Emiliano lancia De Luca: intesa tra i governatori alla marcia della pace
di Adolfo Pappalardo
Venerdì 28 Ottobre 2022, 23:11 - Ultimo agg. 30 Ottobre, 09:46
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Alla fine la piazza affollata, ieri mattina, spegne veleni e polemiche dei giorni scorsi. Con De Luca raggiante che azzarda parlando di 50mila presenti: saranno poco più della metà che è comunque un numero enorme se non si vedeva da anni (concerti a parte) una piazza del Plebiscito così piena. Qualcuno parla di una prova di forza del governatore, per scalare il prossimo congresso nazionale ma De Luca è bravissimo a tenersi defilato affinché solamente la manifestazione (organizzata con i fondi della Regione) sia protagonista. E, quindi, la scelta saggia di non salire sul palco ma stare al di sotto, nelle prime fila. Che poi il collega della Puglia, Michele Emiliano, alla domanda se l’ex sindaco possa correre per il Nazareno, dice di sì («In questo momento di assenza di leadership tutto è possibile ma non spetta a me dare prospettive a De Luca») ma è un po’ prematuro tradurlo in un appoggio. Specie nella giornata in cui a Roma la direzione Pd è riunita per fissare le regole per il congresso. Che sono più stringenti: solo due nomi in corsa. 

Impossibile o quasi elencare tutte le adesioni. Dal mondo dell’associazionismo alle università, passando per le scuole (circa 20mila solo gli studenti non di Napoli) sino alle amministrazioni comunali. Ben 170 gonfaloni mischiati dalle bandiere anche se a rappresentarli tutti c’era il sindaco di Caserta Carlo Marino nella sua carica di presidente regionale dell’Anci. E, ovviamente, il primo cittadino di San Giacomo dove, prima, viene steso un imponente striscione della pace che occupa metà di piazza Municipio. Ma dal consiglio comunale mancano in piazza rappresentanti dell’opposizione come Antonio Bassolino e Alessandra Clemente e, ovviamente la destra. Ma nessuna polemica da parte loro, quelle le innesca Forza Italia che anche ieri (per bocca del coordinatore regionale Fulvio Martusciello) invoca l’intervento della Corte dei Conti per far luce sui fondi regionali spesi per la kermesse di ieri mattina. 

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«Nessuna ambiguità rispetto al sostegno al popolo ucraino, in questa giusta difesa del proprio territorio e dei propri diritti. Man in parallelo, c’è la necessità di avviare un percorso di pace che dia una soluzione negoziale a un conflitto che sta facendo tante vittime e provocando tante sofferenze», ragiona il sindaco Manfredi, a margine dell’iniziativa aperta, nel giorno dei 100 anni dalla marcia su Roma, dalla lettera di Liliana Segre. Accanto tra retropalco e prime fila c’è tutto il gruppo Pd del consiglio regionale (compreso il vice governatore Bonavitacola) ma anche l’M5s rappresentato da Gennaro Saiello e gli scissionisti dimaiani con la Ciarambino. Assenti i deputati Pd perché impegnati nella direzione a Roma (tranne Stefano Graziano e Piero De Luca, il figlio del governatore appena confermato vice capogruppo) ma la federazione di Napoli è rappresentata dall’assessore Paolo Mancuso. Mentre per i verdi c’è il neo deputato Francesco Borrelli. Per la Chiesa l’appello a «fermare il conflitto» è monsignor Antonio Di Donna, vescovo di Acerra, e presidente della Conferenza episcopale della Campania che aggiunge: «Non è facile prendere posizione - precisa evidenziando le diatribe dei giorni scorsi - lo dicono le polemiche che hanno accompagnato questo evento.

Ma, al di là delle posizioni, la guerra non è assolutamente la soluzione. Occorre che la diplomazia internazionale faccia uno sforzo ulteriore».

 

«Il cessate il fuoco consente di aprire il dialogo e fermare il bagno di sangue che è in corso, e consente di svegliare i popoli dal sonno della ragione perché un passo alla volta stiamo andando verso la guerra atomica senza rendercene conto», spiega il governatore De Luca mentre si volta intorno per ammirare la piazza piena. Poi, per svelenire le polemiche dei giorni scorsi, precisa: «Nessun opportunismo: la Russia è colpevole di aggressione ma dopo 8 mesi dobbiamo chiederci qual è la via di uscita da questa tragedia». Accanto il collega democrat della Puglia Michele Emiliano, invitato da De Luca, di ritorno da un incontro informale a Roma tra il ministro Calderoli e i governatori sull’autonomia differenziata (per la Campania c’era Bonavitacola): «Sono venuto perché ho intuito che era un momento importante. Farò la stessa cosa a novembre per la manifestazione a Roma». Naturale che i cronisti gli chiedano, proprio a chi ci ha già provato, se De Luca possa correre alla carica di segretario nazionale. «Il Pd non può fare a meno di lui in nessuna maniera ma anche lui deve fare qualche sforzo per rendersi più gestibile. In questo momento di assenza di leadership - aggiunge - tutto è possibile ma non spetta a me dare prospettive a De Luca per il quale ho profonda ammirazione e stima». Può essere un auspicio, ma anche un assist. Sebbene non si sia ancora entrati nella fase di riscaldamento e nessuno, compreso Emiliano, prende una posizione definitiva. Specie se proprio ieri il Pd licenzia regole più stringenti per correre: alle primarie del 12 marzo si sfideranno solo due candidati. E serve tessere patti su scala nazionale. 

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