Pnrr, i comuni della Campania azzoppati in partenza: Giugliano maglia nera

C'è anche Napoli tra i 10 Comuni che rischiano di più nella realizzazione del Pnrr

La ripartizione dei fondi del Pnrr
La ripartizione dei fondi del Pnrr
di Nando Santonastaso
Giovedì 26 Gennaio 2023, 07:00 - Ultimo agg. 16:26
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Giugliano in Campania, più di 118mila abitanti, non è capoluogo di provincia ma ha l'indice più negativo di tutti nel rapporto tra dipendenti comunali e popolazione: un meno 510 rispetto alla media che, al di là dell'inevitabile tecnicismo, si commenta da solo. Trieste, per intenderci, che è dal lato opposto della classifica, veleggia con più 503. Il guaio è che dietro Giugliano ci sono Castellammare di Stabia e Torre del Greco, che non sono nemmeno loro capoluoghi ma hanno criticità altrettanto elevate, le maggiori tra i 106 Comuni con oltre 60mila abitanti al centro dello studio commissionato dalla Fondazione con il Sud a un economista del calibro e della serietà di Gianfranco Viesti, docente all'università di Bari. Non c'è solo la Campania, peraltro, al vertice della graduatoria: c'è praticamente tutto il Mezzogiorno, dalle grandi città come Napoli, Reggio Calabria, Catania, Messina, Taranto, fino a quelle medie come Caserta e Brindisi. Tutte (e non solo loro) a chiedersi se si può pensare di mettere a terra i progetti del Pnrr e i relativi investimenti con questi numeri.

Il pessimismo sorge spontaneo e la ricerca di Viesti - che a questo specifico tema è dedicata - in fondo non fa che confermare dubbi e perplessità emersi già da qualche tempo.

I dati si riferiscono al periodo 2008-2019 ma con il Covid di mezzo e la difficoltà di recuperare personale attraverso i concorsi pubblici (che sono stati bandìti anche dalle Regioni) e le assunzioni mirate di tecnici e specialisti il quadro non sembra decisamente mutato.

Qualche esempio? A Napoli che nel periodo considerato ha perso il 50% dei dipendenti comunali e a Bari il numero di impiegati rispetto alla popolazione è praticamente la metà rispetto a quelli di Bologna e Firenze. Napoli fa parte, inoltre, dei Comuni capoluoghi di provincia (Brindisi, Taranto, Reggio Calabria, Catania ecc.) che hanno fatto maggiore fatica, anche per forti carenze tecniche legate al personale, a gestire gli investimenti del Pnrr. Il problema è che quest'anno dovrebbe essere decisivo per l'apertura di un'infinità di cantieri finanziati dai fondi straordinari europei: ma il rischio che si ripeta quanto accaduto per gli asili nido, con i progetti provenienti dal Sud largamente inferiori alle aspettative e le risorse finite soprattutto al Nord, non è affatto virtuale.

Viesti ricorda che il sistema dei bandi contribuisce ad accrescere le difficoltà dei Comuni del Sud ma è indubbio che questa parte della Penisola, al di là del 40% di risorse ad essa destinata, è partita con uno svantaggio eccessivo.

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Sono dieci i Comuni che rischiano di più, in base allo studio, nella realizzazione del Pnrr. Un po' per mancanza di personale, un po' perché le risorse da spendere sono decisamente ingenti per le loro possibilità operative. Tutte del Sud, tra cui Napoli, Brindisi e Taranto, Reggio Calabria, Catania, Messina e Trapani. «Gli investimenti del Pnrr, a valere solo su 11 misure considerate (le più rilevanti, ndr), allocati in queste città ammontano ad oltre 2,5 miliardi. Si può sostenere che esse rappresentino una assoluta emergenza, da affrontare con la massima urgenza», scrive Viesti. Che si meraviglia del fatto che molti di questi numeri erano già noti alla Ragioneria generale dello Stato ma non furono considerati dal governo Draghi nella loro complessità. 

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Non è un mistero, del resto, che i tagli al personale della Pubblica amministrazione abbiano penalizzato (più del 27% del totale) soprattutto gli enti pubblici meridionali. Non è andata meglio in linea generale a tutta la Pa nazionale (i Comuni italiani hanno perso oltre 120 mila dipendenti, denuncia da tempo il presidente dell'Anci Antonio Decaro) ma l'effetto sulla qualità e sulla quantità del personale in servizio al Sud è stato di gran lunga più pesante. Basta considerare, come fa lo studio di Viesti, gli indicatori di qualità del personale, ad esempio la suddivisione per titolo di studio, età, inquadramento professionale. Emerge così che a a Palermo e Catania, ad esempio, la percentuale di dipendenti laureati è meno della metà della media nazionale, che a Catania solo 3 dipendenti comunali su 100 hanno meno di 50 anni e che ancora a Catania, ma anche a Siracusa e a Lamezia Terme, la percentuale di dipendenti con qualifiche dirigenziali è particolarmente bassa. Per evitare che il Pnrr passi senza lasciare traccia occorrerebbero procedure di urgenza, «una forte azione di sostegno, attraverso nuove assunzioni di personale o tramite sostegni tecnici esterni assai cospicui», propone Viesti riferendosi a dieci Comuni più a rischio. Ma l'elenco potrebbe diventare ben più cospicuo se si considera che circa 1000 enti locali del Sud sono in precarie condizioni finanziarie, tra predissesti e dissesti non annunciati ma di fatto reali. 

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