Regione Campania, Consiglio fermo e uffici deserti fino a luglio

Regione Campania, Consiglio fermo e uffici deserti fino a luglio
di Adolfo Pappalardo
Mercoledì 27 Maggio 2020, 09:00
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Non se ne parla proprio, per ora, di tornare a lavorare in Consiglio regionale. Nemmeno per un paio di giorni a settimana. Vale per i consiglieri che, tranne per un'assise in remoto il 29 aprile finita tra l'altro in rete per la quasi incapacità di dibattere, non si vedono dallo scoppio dell'emergenza e, ora, anche per i dipendenti che hanno bocciato la proposta di abbandonare lo smart working per soli due giorni a settimana. «Troppo pericoloso», scrivono Cgil e Cisl che hanno costretto la dirigenza delle risorse umane a ritirare il provvedimento per il ritorno in ufficio. Ancora a casa, per ora, sino alla fine dell'emergenza decretata per il 31 luglio prossimo o, almeno, fin quando saranno in vigore le norme (nazionali) anti Covid per gli impiegati pubblici. E, con le elezioni fissate a settembre, si può immaginare come il Consiglio regionale sarà deserto ancora per molti mesi. Tranne il caso degli impiegati e dirigenti dei settori essenziali (segreteria generale, bilancio, ragioneria e amministrazione) che hanno sempre garantito, anche in piena emergenza, il servizio in ufficio.

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La settimana scorsa ecco il provvedimento della dirigenza delle risorse umane che disciplina i nuovi orari di lavoro. «Il 19 maggio 2020 entrerà in vigore la procedura provvisoria per gli accessi alle sedi F13 e F8 del Consiglio previo controllo della temperatura corporea a tutti, personale del Consiglio e non, consiglieri, tramite dispositivi termoscanner di tipo manuale», scrive la dirigente Maria Grazia Giovenco. «L'ingresso nell'edificio sarà, per tutti, dal lato del pubblico dove, all'esterno delle tre cabine rotanti, avverrà il controllo tramite termoscanner in dotazione alle guardie giurate», scrive sempre la dirigente. Una pagina e mezza appena in cui ci si premurava di annunciare anche l'arrivo di telecamere termiche. I sindacati però non ci stanno ed a stretto giro spediscono le controdeduzioni. «Fino alla cessazione dello stato di emergenza epidemiologica (31/07/2020) il lavoro agile è la modalità ordinaria di svolgimento della prestazione lavorativa nelle pubbliche amministrazioni», premettono le organizzazioni sindacali contestando il rientro in ufficio per soli due giorni a settimana. No, badate bene, non è il lassismo del travet ma, dicono, la mancanza di garanzia sulla sicurezza. «La vera preoccupazione sindacale non è alla cattiva volontà dei dipendenti di rientrare in servizio ma, ai gravi rischi che possono derivare alla salute, per l'esposizione, immotivata, a gravi rischi di contagio derivanti da assembramenti, inevitabili con la compresenza di troppe unità, in medesime giornate e in medesimi orari, senza alcuna regolamentazione», scrivono sempre Cgil e Cisl lamentando la mancanza di dispositivi di sicurezza (guanti e mascherine) e la mancanza di protocolli di sicurezza ad hoc.
 


Un paradosso in una Regione in cui l'Unità di crisi per il Covid ha stilato, in maniera quasi maniacale dicono molti imprenditori, decine di protocolli di sicurezza per i più diversi tipi di lavoro. Ma non per i dipendenti regionali. E i sindacati hanno vinto il braccio di ferro.

«Si informano i lavoratori tutti, che il direttore generale risorse umane, finanziarie e strumentali, dopo approfondito confronto sindacale, ha ritirato la disposizione di servizio, con la quale disponeva l'obbligo di assicurare la presenza in sede per n. 2 giorni a settimana», è il documento vergato da Cgil, Cisl e Uil. Per loro «lo stato emergenziale, al momento, è prevista la cessazione al 31 luglio 2020».
Per il Consiglio regionale, insomma, la Fase 2 ancora non è iniziata. 

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