Patto per Napoli, Manfredi rilancia: «Senza la firma di Draghi a rischio il nostro bilancio»

Patto per Napoli, Manfredi rilancia: «Senza la firma di Draghi a rischio il nostro bilancio»
di Luigi Roano
Giovedì 17 Marzo 2022, 12:00 - Ultimo agg. 12:05
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«L'erogazione dei finanziamenti è subordinata alle firme e il termine indicato nella legge è il 30 marzo». Il sindaco Gaetano Manfredi lancia l'allarme sul salva Napoli. La firma con il premier Mario Draghi per ratificare il patto doveva esserci a metà febbraio come precisato nella legge di bilancio che il Parlamento ha licenziato il 31 dicembre dell'anno scorso. Siamo arrivati a fine marzo. Non dovessero arrivare gli oltre cento milioni - la prima tranche di un miliardo e 300 milioni erogati a Napoli a fondo perduto per contrastare il debito da 5 miliardi - l'ex rettore sarebbe in grandi difficoltà nell'approvare il suo primo bilancio. Situazione paradossale, ma Manfredi cerca di fare professione di fiducia e spiega come stanno le cose. «Il nostro documento è pronto per la firma già condiviso a livello tecnico con il Governo e con il Mef, manca la firma che si potrebbe fare separatamente» spiega l'ex rettore. Che si riferisce a una circostanza ben precisa, vale a dire che il salva Napoli è una manovra che salva altre città come Torino, Reggio Calabria e Palermo. Il capoluogo siciliano non avrebbe - questo trapela - messo ancora a punto il suo documento, di qui il ritardo. Se Palazzo Chigi trovasse il modo di fare firmare i comuni in maniera separata si supererebbe lo scoglio del 30 marzo che non è solo un formalismo. Di qui l'appello del sindaco che ribadisce - a scanso di equivoci - la validità del provvedimento assunto dall'esecutivo nazionale. «Grazie alla norma nazionale sui Comuni delle grandi Città metropolitane in difficoltà, siamo riusciti a definire con il Governo un piano di rientro del debito importante che firmeremo nei prossimi giorni con il presidente Draghi. Noi siamo in contatto continuo con Palazzo Chigi e siamo fiduciosi che nel giro di qualche giorno si firmerà, ma magari a scaglioni». Il sindaco entra nel dettaglio: «La situazione del Comune è molto complessa dal punto di vista finanziario e organizzativo, ma abbiamo avviato una serie di iniziative per la città a partire dal decoro urbano, un piano di sviluppo e di investimento soprattutto sui trasporti e sulla rigenerazione urbana utilizzando le risorse del Pnrr, un lavoro molto intenso». 

Il miliardo e 300 milioni che arriverà nelle casse del Comune in 20 anni ma oltre la metà verrà erogato nei prossimi 4, è stato varato perché le rate del debito del Comune non pesino sul bilancio dell'ente di piazza Municipio, non dovessero però arrivare nei tempi giusti - e la prossima sessione di bilancio è ad aprile - allora le cose si complicherebbero perché con i propri fondi molti esigui il Comune dovrebbe pagare i ratei del debito che ammontano a 174 milioni l'anno.

Si azzererebbe o quasi la parte della spesa corrente del bilancio. Quali sono i documenti pronti del Comune di cui parla il sindaco? Nel salva Napoli - che sui 2,6 miliardi erogati dal Governo per tutte le città in difficoltà ne porta a casa la metà - contiene un piano del Comune che deve dimostrare come non ricadrà più nel vortice del debito. Piano che si sostanzia su tre leve. La riorganizzazione amministrativa che comprende le partite della riscossione, la valorizzazione e dismissione del patrimonio immobiliare e la razionalizzazione delle partecipate. E si falliscono questi obiettivi nel breve e medio termine il Comune dovrà pagare dazio. Perché è fatto obbligo all'Ente di istituire «apposite delibere del Consiglio comunale di un incremento dell'addizionale Irpef in deroga», in quanto Napoli è già al massimo. E l'istituzione di una «addizionale sui diritti di imbarco per porto e aeroporto per passeggero». La sostanza è che alla fine della giostra, se non si centrano gli obiettivi, saranno i napoletani a pagare quello che il Comune non riuscirà ad ottenere da quelle tre leve. 

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Sono ore di grande lavoro anche politico per Manfredi, ultimata la votazione per la Città metropolitana dove è uscito vincitore ora deve mettere mano alle giunte delle Municipalità che a 4 mesi dall'insediamento non hanno ancora l'esecutivo. «Non c'è collegamento - chiarisce Manfredi - tra le elezioni alla Città metropolitana e le giunte nelle Municipalità. Credo serva ancora qualche settimana di tempo ma l'unico criterio per definire le giunte è semplice: contare i voti, chi ha preso più consensi, questo l'unico algoritmo possibile».

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