«Ho la mia isola nel cuore e nelle vene» dice un po’ sottovoce Giovanni Righi, pittore procidano, classe 1982, apprezzato cultore di quell’arte lenta e ammaliante che dal porto alla Terra Murata, dalla Corricella alla Chiaiolella ama raccontare nelle sue opere che da lì varcano l’oceano e volano a Parigi e Venezia, Londra e Milano, Cannes, Spoleto o Bangkok.
Vivere l’isola che non isola, osservare ogni giorno il flusso di tempo e di spazi, i volti da disegnare, la memoria da rievocare, il territorio e la sua storia da ricordare e ridipingere: ecco i suoi mantra quotidiani.
Matita, pennelli, pietra, gesso, colori e cartapesta: strumenti che esprimono e amalgamano la sua passione per la storia e il sacro, le tradizioni procidane e le icone religiose.
Ricchi i suoi portfolio, curriculum e riconoscimenti. Nel plauso per la collettiva “L’Arte in Quarantena” di Mondadori & TGcom24 si legge: «Righi ha arricchito con le sue opere il panorama artistico contemporaneo italiano in un momento difficile per il mondo dell’arte».
Eccellente la sua imminente partecipazione alla Biennale di Milano 2021 il prossimo ottobre, conferita dal Comitato di Spoleto Arte e riconosciuta da Salvo Nugnes con la presenza di Vittorio Sgarbi, Francesco Alberoni, Mario Luzzatto Fegiz, Paolo Liguori, Katia Ricciarelli, Massimo Giletti, Morgan, Cristina Cattaneo, Piero Chiambretti e Maria Rita Parsi.
Opera selezionata il suo “Palazzo Rosato” con una lusinghiera motivazione: «per lo stile e la forza espressiva delle pennellate, capaci di coinvolgere l’osservatore all’interno del dipinto».