Napoli, la mostra di Trallallà «Memento Vivi» nella basilica di San Giovanni Maggiore

Tra i lavori di Alfonso de Angelis spiccano le «sirene ciacione», la versione pop della sirena Partenope

Don Salvatore Giuliano Alfonso de Angelis alias Trallallà e Andrea Ingenito
Don Salvatore Giuliano Alfonso de Angelis alias Trallallà e Andrea Ingenito
di Claudio De Rosa
Lunedì 22 Aprile 2024, 21:59 - Ultimo agg. 23 Aprile, 11:50
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La mostra personale dell'artista Trallallà, dal titolo «Memento Vivi», sarà inaugurata mercoledì 24 aprile alle 18:30 nella basilica di San Giovanni Maggiore, situata nel largo di San Giovanni Maggiore nel centro antico della città.

Organizzato dalla galleria Andrea Ingenito Contemporary Art, l'evento si svolgerà in collaborazione con l'Associazione Artenhope APS, Arcadia - Progetti d'Arte e con la ditta Serpone Arredi Sacri, e sarà aperto al pubblico fino al 10 giugno 2024.

Alfonso de Angelis, in arte Trallallà, nonostante lo si vedrà impegnato in una mostra situata in un luogo sacro, è indissolubilmente legato al contesto urbano della street art, dove opera sin dall’inizio degli anni 2000. Tra i suoi lavori sui muri napoletani, così come nei suoi quadri, spiccano le «sirene ciacione», la sua versione pop, dotata di grande sensualità, della sirena Partenope.

Grazie al suo linguaggio apparentemente semplice e spontaneo, Trallallà si è ritagliato un posto di valore nel panorama artistico internazionale, esponendo i suoi lavori in città come: Palermo, Marsiglia, Londra e New York.

«Memento Vivi» è un inno alla vita, un invito a godere di ogni attimo della nostra esperienza terrena, senza preoccuparci troppo di cosa accadrà dopo. Protagoniste della mostra sono le famose sirene di Trallallà e la tematica del Purgatorio, rappresentata con la tradizionale iconografia delle fiamme che avvolgono le anime dei penitenti.

L’allestimento è arricchito da sei splendidi stendardi, sui quai sono rappresentate immagini di sirene, posizionati nelle nicchie laterali dell’ipogeo e realizzati da Trallallà insieme alla ditta Serpone, specializzata nella produzione di arredi sacri. Sui pilastri dell'ipogeo saranno collocate delle figure in legno raffiguranti sirene, che assumeranno il ruolo di icone votive, e nel terreno verranno impiantate alcune code di sirena, evocando simbolicamente il viaggio verso il regno degli inferi.

Il mito della sirena Partenope si intreccia, tra storia e leggenda, con la fondazione della città di Napoli. Le versioni del mito sono molteplici: secondo quella scritta da Matilde Serao, nel libro «Leggende napoletane» del 1881, Partenope è una giovane donna greca innamorata dell’eroe ateniese Cimone, i due scappano insieme per vivere il loro amore nel golfo di Napoli.

Qui, fondano una famiglia e popolano la città, Partenope diventata così una figura materna per il nascente popolo napoletano.

In questa storia, la sirena non muore mai, continuando a vivere per sempre accanto alla sua gente.

La storica dell’arte Olga Scotto di Vettimo, nel testo critico che accompagna la mostra, prende ispirazione proprio dalla versione della Serao per legare al mito la visione artistica contemporanea di Trallallà della creatura mitologica: «Parthenope non è morta – E a credere a questa affermazione è certamente Trallallà che, rievocando la Sirena per antonomasia sotto le spoglie delle sue sorelle contemporanee, trasforma il mito fondativo in leggenda e la leggenda in una desiderabile icona pop, appartenente allo ‘street culture system’ della Napoli di tutti i tempi». 

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Muovendosi tra sacro e profano, tra vita e morte, tra mito e realtà; «Memento Vivi» si prospetta essere un incontro unico tra la contemporaneità dell'arte urbana e la storia millenaria di Napoli.

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