Pasqua in Penisola sorrentina, una comunità in cammino con le processioni del giovedì e venerdì santo

Un evento che richiama l’attenzione di migliaia di turisti, italiani e stranieri

La processione a Sorrento
La processione a Sorrento
di Antonino Siniscalchi
Mercoledì 5 Aprile 2023, 08:36 - Ultimo agg. 6 Aprile, 16:24
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Il rito delle processioni, la tradizione dell’ospitalità. Il simbolismo delle processioni del Giovedì e Venerdì Santo in costiera conserva intatte le sue motivazioni: fede, cultura, tradizione secolare, usanze tramandate da una generazione all’altra, un evento che richiama l’attenzione di migliaia di turisti, italiani e stranieri. Sorrento brilla per la perfetta organizzazione delle due rappresentazioni, la «Bianca» e la «Nera».

La costiera apre le porte alla nuova stagione turistica con Pasqua e dintorni caratterizzati da eventi di raccoglimento e momenti di arrivi e partenze che animano le strutture ricettive e le strade cittadine. Il rito delle processioni rimane tuttora una immagine caratterizzante per Sorrento e dintorni. Eventi secolari che si rinnovano con motivazioni che spaziano dalla religiosità alla cultura, partecipazioni popolari che racchiudono motivazioni talvolta fortemente caratterizzanti, che hanno ritrovato l’antico significato l’anno scorso, dopo il forzato stop determinato dall’emergenza pandemica.       

Le sacre rappresentazioni del Giovedi e Venerdi Santo a Sorrento sono forme di culto popolare di antica tradizione. Nascono dall’esigenza di trasmettere, attraverso simbolismi, la Passione di Cristo come momento storico presente, riproponendo il messaggio evangelico del sacrificio salvifico del Redentore. Sebbene siano connotate da un mesto rigore, esse sono rappresentazioni direttamente legate alla vita, alla risurrezione di Cristo, alla Pasqua. A Sorrento si svolgono tre cortei tra la sera del Giovedì Santo, la notte e la sera del Venerdì Santo.

 

La prima processione a percorre le strade cittadine è quella del Giovedì Santo sera (ore 20.30), organizzata dall’Arciconfraternita del Rosario e prende il via dalla chiesa di San Paolo in via Tasso. Si nuove al termine della celebrazione della messa in Coena Domini celebrata in Cattedrale e percorre le strette vie del centro storico per sostare nelle chiese dove è esposto il Santissimo Sacramento nel repositorio.

Questo corteo commemora l’agonia spirituale di Gesù nell’orto degli ulivi: i partecipanti e il popolo che segue la processione incarnano, di conseguenza, i discepoli di Cristo che, al contrario di quello che accade nel racconto evangelico, vegliano con il Signore presente nell’Ostia, e lo accompagnano con la preghiera di ringraziamento nella memoria della Sua passione.

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Alle 3 della notte tra il Giovedì e il Venerdì Santo, dalla chiesa dell’Annunziata in via Fuoro prende il via la processione “bianca” (perché bianche sono le vesti dei partecipanti), organizzata dall’Arciconfraternita di Santa Monica. Questo sacro corteo reca l’immagine della Vergine Addolorata e – secondo antichissima e popolare rappresentazione – simboleggia l’uscita della Madonna alla ricerca del Figlio catturato e condannato a morte. Essa, rappresenta, inoltre e in senso più evangelico, il percorso della Madre di Dio lungo il Calvario.

La sera del Venerdì Santo (ore 20.30), infine, dalla chiesa dei Servi di Maria in via Sersale (alle spalle della Cattedrale) prende il via il solenne corteo del Cristo Morto. Si tratta della celebrazione di culto più attesa e solenne tra quelle dell’intera penisola sorrentina e rappresenta il momento del compianto sul corpo straziato del Cristo morto disceso dalla croce che è rappresentato dalla stupenda e venerata statua scolpita in legno che è fonte di immensa devozione da parte del popolo sorrentino. La processione, i cui partecipanti indossano sai e cappucci neri, reca, inoltre, l’immagine della Vergine vestita a lutto ed è Lei a raccogliere le lacrime di un popolo che si immedesima nel lutto della Madre.

Le processioni sorrentine sono caratterizzate da un analogo schema di svolgimento. Esse sono aperte dalla Banda Musicale, la quale suona le tradizionali marce funebri. Sopraggiungono, poi, il troccolante e i quattro incappucciati di “apertura”. A seguire è tutto un alternarsi di piccole croci, portate a spalla dai partecipanti più piccoli, e fiaccole o lampioni. In questa prima parte del corteo sfilano i simboli dei sodalizi: labaro, vela, pannetto.

La seconda parte dei cortei è caratterizzata dalla sfilata dei martìri o misteri, ossia i simboli delle sofferenze inflitte a Cristo nel suo cammino verso il Golgota: calice e ostia a simboleggiare l’istituzione dell’Eucarestia, il gallo che rappresenta il rinnegamento di Pietro, la corona di spine, le fruste, i chiodi, il martello e tutti gli altri simboli del racconto evangelico della passione di Cristo fino a giungere alla nuda croce dalla quale il Signore fu deposto. Le processioni si concludono con il coro del Miserere, le statue, i confratelli ed il Governo delle Arciconfraternite.

In particolare, il coro del Miserere, a tre voci maschili pari, è, probabilmente, il particolare più struggente ed emotivamente coinvolgente della processione: i circa duecento cantori, con potenza e intonando una melodia lacerante, pregano usando le parole del Salmo 50 di Davide attraverso il quale si accusa il proprio peccato, chiedendo pietà a Dio e l’invito a sostenere la conversione autentica del cuore.

L’uscita della processione nasconde agli occhi dei fedeli tutta la fase di preparazione interna alla chiesa. I partecipanti alla processione accedono in chiesa molto tempo prima dell’inizio del corteo. Dopo di che, all’ordine impartito dal Priore di abbassare gli “scapolari”, a volto coperto e con un’emozione che solo chi partecipa può forse comprendere, iniziano ad essere assegnati i posti a ciascun partecipante. Qui entra in gioco il caso: i confratelli distribuiranno gli arredi sacri senza conoscere l’identità dei partecipanti. E’ questo un modo per poter dare ancora maggiore risalto al concetto che il vero protagonista della rappresentazione è il messaggio e non il messaggero.

Conclusa la distribuzione degli oggetti, la processione è pronta per partire. Il Padre spirituale introduce in preghiera il cammino penitenziale, le luci della chiesa si spengono, la commozione è altissima, il cuore batte forte: si spalancano le porte del tempio, la banda suona la marcia d’inizio, il Miserere intona le prime strofe, il fumo dell’incenso inonda l’aria. Inizia così il cammino penitenziale.

Nel cammino, partecipanti e spettatori avranno l’occasione di sperimentare il silenzio e la solitudine: occasione irripetibile per poter meditare, pregando, sui bilanci della propria vita, sulla reale intenzione di vivere la Pasqua come rinati o continuare a vivere i pesi che appesantiscono il nostro passo.

In sintesi, il vero protagonista dei sacri cortei è il Vangelo di Cristo, il Suo messaggio di salvezza e di amore. Per quanto si possa essere attratti dall’aspetto meramente estetico di questi riti non si può fare a meno di invitare tutti a compenetrarsi in quello che è il loro reale significato. Solo così si renderà palese il motivo per cui Sorrento, la sua storia, la sua tradizione continua a tramandarsi da secoli.

Negli altri centri della costiera, tre processioni a Sant’Agnello, sette a Piano, tre a Meta, due a Massa Lubrense e una a Vico Equense, che si caratterizza per i partecipanti che indossano il saio viola.

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