Il teatro Mercadante di Napoli riapre con la Clitemnestra di Roberto Andò: «Un urlo contro le leggi dei maschi»

Isabella Ragonese protagonista nella drammaturgia tratta dalla «Casa dei nomi» dell'irlandese Colm Tòibìn

Isabella Ragonese
Isabella Ragonese
di Luciano Giannini
Martedì 17 Ottobre 2023, 11:00
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Roberto Andò, il regista, dice di lei: «La diressi nel ruolo impegnativo della fotografa Letizia Battaglia. Su quel set Isabella mi dimostrò di essere attrice che ha raggiunto la maturità espressiva. Sa lavorare, sa approfondire e dispone di un talento che nutre con la sensibilità. Perciò, ho pensato a lei per il ruolo di Clitemnestra. Peraltro, mi piaceva che la regina degli Atridi non fosse tanto avanti negli anni così come, in genere, la si rappresenta». E lei, Isabella Ragonese, palermitana come Andò, lo ha ripagato, decretando il successo della pièce, nel giugno scorso, al teatro grande degli scavi per «Pompeii theatrum mundi». Da domani a domenica 29 l'allestimento aprirà la stagione del Mercadante. E lo farà senza profondi cambiamenti «perché», spiega il regista, «l'ho pensato per il suo palcoscenico».

Anzi, precisa la Ragonese, «al chiuso il registro si fa più intimo.

Certo, il teatro di Pompei diventa quasi un altro personaggio. L'attore deve dialogare anche con la magia del luogo, mentre il pubblico gli sta addosso, quasi lo abbraccia. Al Mercadante, invece, la scena diventa la mente di Clitemnestra, che rivive in un loop la propria vita e le terribili vicende che la riguardano».

Andò ha tratto la drammaturgia dalla «Casa dei nomi» dell'irlandese Colm Tòibìn, che di lei offre un'immagine diversa dal prototipo di infedele assassina, anti-Penelope, che uccide lo sposo Agamennone. Allora, Isabella, com'è questa sua Clitemnestra? «Una regina, che ha avuto il potere e vuole di nuovo conquistarlo; una madre, che non perdona al marito di aver sacrificato la figlia Ifigenia per il bene superiore della ragion di Stato. Si ritrova in un mondo razionale e ostile, privo di dèi, e si gli oppone con tutte le proprie forze; una donna, infine, che trama nell'ombra e vuole vendicarsi, avendo come unico strumento l'astuzia. Tòibìn ha fatto una operazione intelligente. Non santifica il personaggio, ma mostra il suo punto di vista, gli dà diritto di parola». 

Quando era ancora al liceo, la Ragonese fu premiata dall'Inda (l'Istituto del dramma antico) per un breve saggio su Ecuba... «Ho studiato al classico, ogni anno andavo a vedere gli spettacoli di Siracusa, la tragedia mi accompagna, è nel nostro dna di gente del Sud. Questa Clitemnestra mi piace perché mi permette di raccontare il mito cambiando prospettiva. Il suo grido è: le leggi sono scritte da maschi e io non le comprendo».

La Battaglia, Rosa Balestrieri, la psicoterapeuta di «Da lontano...» di Lucia Calamaro, che ha portato nei mesi scorsi al Nuovo... quali figure femminili ama rappresentare? «Ho avuto la fortuna di dar voce a tante donne diverse, mai figure bidimensionali, ma capaci di condurre la Storia, nel bene e nel male. Per giunta, la varietà è più divertente». E dando loro corpo, tenta di aiutare le donne ad avere coscienza di se stesse? «Qualunque sia il lavoro, ciascuno può partecipare. Se tutti facessimo qualcosa, forse il mondo sarebbe differente. Nel mio piccolo racconto storie femminili, provando a mostrare realtà senza stereotipi».

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Come Clitemnestra. «Sì, alla fine entri in empatia con lei. Darle voce, inoltre, significa mostrare l'insensatezza della catena di vendette suscitata da un singolo atto, ed esaltare il monito che ne segue: se nessuno spezza la catena, nessuno mai avrà pace». 

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