«Aborto a Napoli, diritto non ancora garantito», la battaglia delle attiviste di Ccà nisciuna è fessa

L'associazione nata nel 2020 si batte sulle tematiche della salute sessuale e riproduttiva

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di Anna Menale
Mercoledì 23 Agosto 2023, 17:06 - Ultimo agg. 18:11
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Abortire a Napoli, una questione complicata. Pochissime le strutture disponibili alle interruzioni volontarie di gravidanza. E tra queste, nella maggior parte dei casi, i servizi si rivelano carenti. 

A raccontarlo è l'associazione 'Ccà nisciuna è fessa, nelle ultime settimane contattata da diverse donne che hanno riscontrato - e stanno ancora riscontrando - difficoltà di accesso all’interruzione volontaria di gravidanza (IVG). 

«Ad agosto la situazione si complica ancor di più, nel momento in cui il poco personale non obiettore di coscienza è in vacanza e c’è un unico e solo centro IVG aperto per due o tre settimane del mese - raccontano due volontarie dell'associazione  -. Così, se il bacino d’utenza che richiede l’interruzione volontaria di gravidanza è maggiore rispetto alla disponibilità delle strutture che offrono il servizio già durante tutto l’anno, in questo periodo abortire diventa quasi impossibile». 

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«Questa problematica si fa tanto più evidente nel momento in cui tante persone si sono trovate con le porte in faccia chiuse. Tuttavia va oltre il mese di agosto: nel momento in cui in un ospedale c’è una bassissima percentuale di medici non obiettori di coscienza, e quei medici vanno in vacanza, il reparto rimane sprovvisto e conseguentemente non si può effettuare l’interruzione volontaria di gravidanza», sottolineano. 

«Può succedere infatti di contattare un consultorio e di trascorrere intere mattinate ad ascoltare il suono di un centralino al telefono, per poi sentirsi dire alla fine della prolungata attesa: 'Siamo chiusi, riapriamo il 22 agosto'.

Ma la legge 194/78 vincola l’aborto a dei tempi ben precisi e non è pensabile che si rischi di sforare quei tempi a causa dell’inefficienza del sistema».  

«È importante precisare, inoltre, che per accedere all’interruzione volontaria di gravidanza bisogna seguire un iter composto da molteplici passaggi: in primis bisogna ottenere il certificato che attesti la volontà della persona di interrompere la gravidanza, poi aspettare che trascorra la settimana di riflessione su una scelta già presa, ed infine chiamare i diversi ospedali per fissare un appuntamento per la prima visita. Nella realtà può capitare che per ognuno di questi passaggi sopraggiungano degli ostacoli - tra medici obiettori, consultori chiusi o sprovvisti di ecografo, come detto - e può anche accadere che una volta raggiunto l’ultimo step nonostante le varie difficoltà ci si senta dire che, purtroppo, in quel momento la struttura è chiusa. C’è una carenza prima di tutto istituzionale riguardo all’interruzione volontaria di gravidanza» concludono.

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