GODEGA - «Non vaccinate mio figlio». È la diffida recapitata, tramite avvocato, dal papà di un 12enne al centro vaccinale di Godega. Da qui l’inizio dell’odissea, tutt’altro che conclusa, del ragazzino e di sua madre, al contrario del padre, no vax convinto, in tutto e per tutto persuasi della necessità di vaccinarsi. «L’affidamento esclusivo ce l’ho io, ma nonostante questo mi sono dovuta rivolgere a un avvocato - spiega la donna, residente nel Coneglianese -. La decisione del tribunale non è ancora arrivata, la aspetto da tre mesi. Nel frattempo il tempo passa e con l’introduzione del “super green pass” non potrò portare mio figlio né al ristorante né al cinema, privandolo di tante case che un bambino dovrebbe poter fare. Non posso permettermi di fargli fare il tampone ogni tre giorni. E poi ho paura: i contagi aumentano giorno dopo giorno, e io voglio che anche lui sia protetto con il siero anti-Covid».
LA BATTAGLIA
La giurisprudenza degli ultimi mesi è piuttosto chiara: i minorenni che vogliono vaccinarsi hanno tutto il diritto di farlo. E i genitori, seppur contrari, non possono opporsi. Ma ci sono dei tempi d’attesa che, con la pandemia in corso, incidono non poco. «Sto aspettando da tre mesi un pronunciamento, e sono sicura di non essere la sola in questa situazione» racconta la mamma coneglianese. L’ex marito, un autista no vax (che in questo periodo non starebbe lavorando se non saltuariamente perchè contrario sia al vaccino che al Green pass), dal quale è separata da anni, non è riuscito ad opporsi alla vaccinazione dei tre figli più grandi, perchè maggiorenni. Ma con il 12enne è stata tutta un’altra storia. «Mio figlio ha compiuto gli anni ad agosto e ci siamo presentato al centro vaccinale per la dose - ripercorre quanto accaduto la donna -. Ma una volta arrivati, ci è stato detto che il mio ex, tramite il suo avvocato, aveva inviato una lettera in cui intimava agli operatori di non procedere con l’inoculazione». Alla mamma non è restato che affidarsi a un legale, l’avvocato Claudia Brugioni, assessore a Conegliano, e rivolgersi al tribunale. Che, con tutta probabilità, riconoscerà non tanto, o non solo, la volontà della madre, quanto quella del ragazzino. «Stiamo aspettando da troppo tempo - puntualizza la mamma del giovane -, e dal 6 dicembre non basterà nemmeno il tampone per fare diverse attività. Oltre al fatto che i test costano caro se fatti con cadenza costante. Ho scritto anche una lettera a Zaia: mi ha risposto che l’unica soluzione è andare per vie legali».
LE SCRITTE
Intanto ieri mattina a Monigo, fuori dallo stadio da rugbuy, a meno di 24 ore dalla cancellazione delle scritte no vax, siglate con l’ormai famosa “doppia V”, ne sono apparse di nuove.
«Molti hanno identificato il colore rosso con il sangue», hanno raccontato alcune mamme. L’atto vandalico è stato subito segnalato al Comune. La scritta è stata subito cancellata. Adesso l’obiettivo è risalire all’autore. Giovedì il comando della polizia locale di Paese ha passato in rassegna le immagini registrate dalle telecamere di videosorveglianza della zona così come sta facendo la questura di Treviso, sulle tracce degli “imbrattatori” di Monigo.