Bambino cade e muore nel pozzo profondo 30 metri: nomi degli indagati entro lunedì Foto

Bambino cade e muore nel pozzo profondo 30 metri: nomi degli indagati entro lunedì
Bambino cade e muore nel pozzo profondo 30 metri: nomi degli indagati entro lunedì
Venerdì 24 Luglio 2020, 12:47 - Ultimo agg. 13:16
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GORIZIA - Bambino morto nel pozzo, le ultime notizie. «È in corso l'attività di individuazione di soggetti eventualmente responsabili: una fase che richiederà tempo, in quanto presuppone attenta analisi delle testimonianze e della documentazione. Per il momento il fascicolo è ancora a carico di ignoti, ma per assicurare le garanzie difensive di chi potrebbe essere coinvolto, procederemo all'iscrizione di eventuali persone indagate verosimilmente tra la giornata di domani e quella di lunedì».

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Lo ha riferito la sostituta procuratrice di Gorizia Laura Collini in merito all'inchiesta sulla morte del bambino caduto in un pozzo del parco Coronini Cronberg. «Dobbiamo ancora ricevere l'esito di numerosi accertamenti affidati alla Polizia giudiziaria - ha aggiunto - c'è già una data indicativa per effettuare l'autopsia, che è stata affidata al professor Carlo Moreschi, nei primi giorni della prossima settimana, ma la conferma potrà esserci solo dopo che si saranno concluse le verifiche per individuare esattamente ognuna delle persone che possono essere coinvolte dall'inchiesta».

«Il parco della Fondazione Coronini Cronberg rimarrà chiuso senza dubbio sino ai funerali e a mio avviso anche oltre, perché la magistratura farà luce su cos'è che non ha funzionato nel piano della sicurezza di cui la Fondazione è dotata, frutto di uno studio assegnato a soggetti esperti esterni, con ripetizione negli anni, anche perché, oltre che luogo accessibile al pubblico, si tratta di luogo in cui i manutentori svolgono il loro lavoro». Lo ha riferito Rodolfo Ziberna, nella duplice veste di il sindaco di Gorizia e presidente della Fondazione che gestisce l'area in cui è morto Stefano Borghes, dopo essere caduto in un pozzo. «E'assolutamente indispensabile che si sappia cosa deve fare la Fondazione - ha aggiunto - affinché non riaccada mai più, pur nella consapevolezza che l'imponderabile non può essere prevenuto. Lo dobbiamo a Stefano, alla sua famiglia, a chi gli vuole bene, a tutta la città».


 

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