Non amiamo usare i paroloni, ma uno Stato è libero e democratico se le istituzioni si muovono rigorosamente entro i limiti della legge. Sembra la scoperta dell’acqua calda, ma in Italia ogni tanto quest’acqua si raffredda pericolosamente. Il ministro della Difesa Guido Crosetto prima di assumere il suo incarico è stato un prezioso consulente di industrie dello stesso settore. Prima che Giorgia Meloni lo nominasse, fu consultato il Quirinale sul supposto conflitto d’interessi.
E il Quirinale accettò la scelta senza la minima riserva. Per completezza si aggiunga che Crosetto non voleva fare politica (non si candidò alle elezioni) e il suo stipendio di ministro non parlamentare è una cifra irrisoria rispetto ai compensi professionali precedenti. Eppure prima della nomina uscirono notizie riservate sulle sue collaborazioni che – ha rivelato ieri l’altro lo stesso ministro – misero in pericolo la nascita stessa del governo Meloni. Crosetto denunciò l’abuso, fu aperta una inchiesta e oggi atti riservati di questa inchiesta vengono di nuovo pubblicati sui giornali coinvolgendo un organismo delicato come la Direzione nazionale antimafia. Al centro della vicenda c’è un ufficiale della Guardia di Finanza distaccato presso la Dna che pescando qui e là ha raccolto un centinaio di dossier sensibili su politici, imprenditori e perfino sul calciatore Totti.
Presso la Banca d’Italia esiste un Servizio operazioni sospette che segnala alla Guardia di Finanza ogni tipo di movimenti anomali.