Decreto Sud, ultimo round: pesa l'incognita delle Isole

Sicilia e Sardegna potrebbero avere una corsia preferenziale nella Zes

Il ministro Raffaele Fitto in collegamento all'assemblea Anci di Genova
Il ministro Raffaele Fitto in collegamento all'assemblea Anci di Genova
di Nando Santonastaso
Domenica 29 Ottobre 2023, 00:00 - Ultimo agg. 16:20
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Domani, dalle 13, la fiducia alla Camera, con le dichiarazioni di voto dei partiti. Il giorno dopo, martedì, il voto finale. È conto alla rovescia per l’approvazione, praticamente scontata, del Decreto Sud che passerà successivamente al Senato per il visto definitivo (entro il 18 novembre prossimo la conversione in legge). Il testo approdato all’Aula di Montecitorio dopo l’esame in Commissione Bilancio è praticamente quello trasmesso dal governo che aveva varato il Dl il 7 settembre: la maggioranza di centrodestra ha infatti ritirato i propri emendamenti e respinto tutti quelli presentati dal centrosinistra. Unica novità, sulla quale peraltro non mancano i dubbi, quella proposta dal deputato leghista sardo Dario Giagnoni che rilancia il cosiddetto principio dell’insularità, presente nella Carta costituzionale, e punta a garantire a Sardegna e Sicilia «una parte consistente degli investimenti previsti dal governo a favore di quella che sarà l’unica Zes di tutto il Mezzogiorno». Proposta che le opposizioni contestano apertamente: «Finirà per scatenarsi una guerra tra le regioni più povere, quelle del Sud, per i soldi», dice il Pd, mentre l’ex viceministra 5 Stelle Alessandra Todde parla di «uno spot riuscito persino male al centrodestra». Da verificare, insomma, se martedì farà parte ancora del testo da votare.

Nessuna sorpresa insomma dall’iter dell’ormai imminente nuova legge che introduce la “stretta” sulle Regioni per l’erogazione delle risorse del Fondo sviluppo Coesione 2021-27; trasforma le 8 Zes meridionali in un’unica Zona economica speciale per tutto il Sud, sostituendo i commissari con una struttura di missione a Palazzo Chigi, ampliando il credito d’imposta per chi investe (dovrebbe alla fine aggirarsi sui 2 miliardi annui fino al 2026) e confermando le facilitazioni burocratiche attualmente in vigore; rilancia la Strategia per le Aree interne estendendola a tutti i piccoli Comuni; e avvia le procedure per l’assunzione concorsuale di circa 2.200 nuovi funzionari nella Pubblica amministrazione del Sud, soprattutto nei Comuni. Un impianto difeso a spada tratta in ogni occasione dal ministro Raffaele Fitto, regista e promotore del provvedimento, intervenuto ieri sera al confronto conclusivo del festival barese organizzato da Editori Laterza e Svimez.

Recuperare l’attrattività dell’intero Mezzogiorno anche in chiave euromediterranea e monitorare ex ante i progetti e i tempi di spesa delle Regioni, per evitare ritardi e duplicazioni, i due asset anche politici del Decreto nel quale, peraltro, sono state inserite anche le norme relative alla gestione dell’accoglienza degli immigrati irregolari. 

Non sono mancate però, in queste settimane, e non mancheranno anche in futuro le voci critiche. Sul rischio che la verifica della spesa FSC delle Regioni produca ulteriori ritardi per gli enti locali è ad esempio intervenuta l’ex ministra per il Sud Mara Carfagna, presidente di Azione: «Il Mezzogiorno e le aree interne hanno bisogno che siano finalmente sbloccati i fondi stanziati con il governo Draghi e che per la paralisi dell’attuale governo rischiano incredibilmente di andare persi. Si tratta di fondi che non hanno colore politico, che sono stati stanziati nell’interesse dei territori. Eppure, da un anno è tutto fermo», ha detto intervenendo in Commissione Bilancio. Preoccupata Carfagna anche per il futuro dei Contratti istituzionali di Sviluppo sui quali si era particolarmente spesa nel governo Draghi: «Non è stato fatto alcun passo in avanti sui Cis che prevedono la realizzazione di interventi strategici per centinaia di milioni di euro. Penso al Cis Terra dei Fuochi, da oltre 200 milioni di euro, con cui sono stati finanziati tra gli altri il recupero e la valorizzazione dei Regi Lagni e tre progetti per Caivano, tra cui il potenziamento dell’impianto di videosorveglianza con particolare attenzione al Parco Verde». 

Molto critico invece il vicesegretario di +Europa, Piercamillo Falasca, sulla scelta del governo di istituire la Zes unica, prevista dall’1 gennaio 2024 ma destinata a slittare di alcuni mesi perché occorrerà tempo per la nomina della struttura di missione e il trasferimento operativo delle mansioni e delle responsabilità operative dei commissari (ai quali, peraltro, con il nuovo anno la responsabilità territoriale si allargherà a tutta la regione di appartenenza). «Le strutture commissariali – osserva Falasca - avevano iniziato a lavorare e a produrre buoni risultati ma saranno ora sostituite da una burocrazia lontana dai centri produttivi delle Zes e ignara delle specificità dei tessuti industriali e sociali in cui queste si trovano. Fino al 31 dicembre chi vuole investire in una Zes ha come interlocutore un commissario di governo che lavora e opera in loco, da gennaio dovrà mandare una Pec a un burocrate romano».

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Perplessi, infine, i sindacati sulla bocciatura in Commissione Bilancio dell’emendamento che mirava a rendere strutturali negli enti locali, presso i quali già da mesi lavorano, i circa 700 vincitori del Concorso Sud i cui contratti a tempo determinato scadono alla fine del terzo anno. «Si possono assumere 2200 unità di nuovo personale a tempo indeterminato a supporto dei Comuni in riferimento alle politiche di coesione ma non si può finanziare la stabilizzazione di oltre 700 lavoratori a tempo determinato che già oggi e per i prossimi 2 anni assolvono al medesimo compito», si legge in una nota della Funzione Pubblica Cgil. Che annuncia «l’apertura di un percorso di mobilitazione e nuove iniziative di protesta da mettere in campo riproponendo le giuste ragioni di queste lavoratrici e di questi lavoratori nella legge di Bilancio».

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