Irregolari 2 pullman su 10: gare al ribasso e un solo autista a bordo

Irregolari 2 pullman su 10: gare al ribasso e un solo autista a bordo
di Francesco Pacifico
Sabato 21 Gennaio 2017, 23:48
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Pochi i controlli, molte le regole e ancora di più gli autobus destinati alle gite scolastiche fuori norma. Per la precisione sono quasi due su dieci quelli in circolazione sul territorio italiano non in regola. E se non bastasse, soltanto uno su dieci viene ispezionato prima di mettersi in marcia. Venerdì sull’A4, all’altezza di Verona Est, un pullman ungherese ha sbandato, si è schiantato contro un pilone e ha preso fuoco, causando la morte di 16 ragazzi tra i 16 e 18 anni. Ieri sulla statale Jonica, nei pressi di Policoro, il bus di un’azienda privata si è incendiato, ma fortunatamente la trentina di studenti a bordo è rimasta illesa. Questi due incidenti ripropongono il tema della sicurezza nel turismo scolastico in un’Europa, non soltanto in Italia, dove il comparto sconta le gare al ribasso e orari massacranti ai quali sono spesso costretti gli autisti.

Con le gite d’istruzione i margini di guadagno sono pochi e tutti legati alla quantità. Gli istituti, che non brillano in trasparenza negli appalti, pagano in media 1,6 euro a chilometro alle agenzie e alla compagnie. Che spesso, però, subappaltano ad altre aziende di trasporto a un euro al chilometro. E per far quadrare i conti i pullman sono vecchi: ce ne sono 6mila euro zero su novantamila totali, sono privi di scatola nera e tantissimi hanno il cronotachigrafo analogico, con il quale si segnano a penna i chilometri e i riposi fatti. Gli autisti poi - non sono mancati quelli fermati sotto l’effetto di alcool o droghe – devono fare turni massacranti: anche 12 ore al giorno contro il massimo di nove previsto dalla legge. 

Emblematico allora quanto è successo lo scorso marzo agli allievi del liceo Annibal Caro di Fermo, in visita a Pompei. Sulla strada del ritorno gli insegnanti li fecero scendere dall’autobus, perché all’andata il guidatore non aveva rispettato i limiti di velocità e aveva pure uno specchietto rotto. E ci avevano visto giusto, perché soltanto pochi chilometri dopo, quando l’autista era solo, il bus si sarebbe schiantato contro un new jersey dell’autostrada. Ma non mancano i casi nei quali la prevenzione – il ministero dell’Interno ha anche lanciato la campagna “Viaggiare in sicurezza, aspettare in serenità” – ha funzionato. Ne sanno qualcosa gli studenti del “Staffetti” di Massa, che a maggio si accingevano a passare una giornata in un agriturismo. La gita è stata annullata perché quando la stradale ha fermato il pullman sul quale si stavano per mettere in viaggio, si sono ritrovati un autista fermato dalla stessa pattuglia una settimana prima per mancato riposo e con la revisione scaduta. Quel giorno l’avevano ribeccato su un mezzo sempre privo delle minime dotazioni di sicurezza e, soprattutto, con un documento che attestava che era fermo da tempo. 

Le leggi europee parlano chiaro: gli autisti devono essere due sui viaggi lunghi, non possono superare le 9 ore al giorno, devono riposarsi due giorni a settimana. Anche se le aziende, sempre secondo le norme Ue, possono svolgere l’attività con soli 9mila euro di capitale sociale. Lo scorso febbraio in Italia, poi, la Polizia stradale e il ministero dell’Istruzione hanno diffuso la circolare 674 che ha provato anche a responsabilizzare gli insegnanti. Accanto alle disposizioni per le compagnie (Rca per gli studenti, nessun ribasso sulle gare, presenza a bordo del tachigrafo, autocertificare che i mezzi e gli autisti sono idonei all’attività), si chiede ai professori di controllare le caratteristiche strutturali del mezzo e nel caso di chiedere alla forze dell’ordine di intervenire.

Proprio i numeri dimostrano la distanza tra i propositi e la realtà. Stando ai dati diffusi dalla Polizia di Stato, che però si riferiscono alla prima parte dell’anno, nel 2016 le 8.419 pattuglie impiegate hanno controllato 12.594 autobus, che sono pari soltanto al 13 per cento del parco veicolare italiano. Di questi, dicono le forze dell’ordine, «2.149 veicoli, il 17,1 per cento, presentavano irregolarità». Entrando sempre più nel particolare, si scopre che 626 violazioni accertate hanno «riguardato dispositivi di equipaggiamento alterati o non funzionanti (pneumatici lisci, cinture di sicurezza non funzionanti, fari guasti, specchi retrovisori danneggiati, estintori inefficienti, uscite di sicurezza non agibili ecc.)». Nove sono stati i mezzi con autisti trovati senza patente adeguata o scaduta, trenta quelli privi di revisione, 33 presentavano irregolarità del servizio di noleggio con conducente, 205 andavano più veloce del previsto, 361 non rispettavano i tempi di guida e di riposo, 22 erano privi di assicurazione. In quaranta casi si è arrivati a ritirare la patente a chi guidava, in 56 la carta di circolazione.

È quasi impossibile sperare che nella seconda metà dell’anno appena concluso la situazione si sia ribaltata. Per quanto le oltre 12mila verifiche fatte tra gennaio e giugno del 2016 sono quasi il doppio delle 7mila effettuate nel 2015. Non a caso Stefano Biserni, presidente dell’Aseps, (Associazione sostenitori ed amici della polizia stradale) ed ex agente, registra che «le cose sono molto migliorate negli anni. Nel 2012 lanciammo una campagna nazionale per richiamare l’attenzione dei politici, perché i dati erano allarmanti. Ma ci vuole tempo per arrivare a un livello accettabile. La Stradale fa tantissimo, anche perché sono stati introdotti moduli ad hoc, come i controlli a sorpresa ai caselli e nelle piazzole degli autogrill. Ma è difficile ottenere risultati, quando non mancano aziende che manomettono il cronotachigrafo per dimostrare di avere fatto le soste e servirebbero più etilometri e più esperti in elettronica, capaci di verificare il vero stato dei mezzi».
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