Napoli, lo sfogo di un magazziniere: «Una paga da 3 euro l'ora, non farò mai lo schiavo»

Luca Severino, 31 anni, diplomato in ragioneria: "Offerta choc da un panificio"

Luca Severino
Luca Severino
di Giuliana Covella
Mercoledì 8 Febbraio 2023, 00:00 - Ultimo agg. 9 Febbraio, 07:15
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“A.a.a. banconista sottopagato cercasi”. Suonava più o meno così il senso dell’annuncio di un panificio di Fuorigrotta in cui si è imbattuto un giovane precario. L’offerta prevedeva una retribuzione di 3,50 euro l’ora per sei giorni a settimana e un turno di sette ore con “giorno di festa da concordare, orientativamente martedì o giovedì”, come l’offerente si era affrettata a puntualizzare nel successivo scambio di messaggi su WhatsApp. L’ennesima offesa alla dignità di un onesto lavoratore sposato si è consumata ancora una volta a Napoli.

Vittima è Luca Severino, magazziniere di 31 anni, con un diploma di ragioniere in tasca, ma costretto a fare i conti con la mancanza di occupazione, che al Sud è diventata una piaga sociale, anche e soprattutto a causa di imprenditori che offrono lavori sottopagati e a nero.

Proprio come è accaduto a lui, meno di 15 giorni fa, quando ha risposto a un annuncio sui social. A parlare di «schiavismo» è Francesco Emilio Borrelli, deputato dell’alleanza Verdi Sinistra che ha segnalato il caso annunciando che lo porterà in Parlamento: «Da quando abbiamo deciso di istituire una sorta di Osservatorio sulle proposte di lavoro indecenti - spiega - abbiamo ricevuto decine e decine di segnalazioni. Tra cui quella del panificio che cerca un banconista da pagare 150 euro a settimana per 42 ore di lavoro, ovvero 3,57 euro all’ora. Oppure quello che ricerca giardinieri per 800 euro mensili lavorando 45 ore settimanali. O ancora della badante per 3,70 euro l’ora. Scopo dell’Osservatorio è mettere in evidenza la situazione lavorativa in Campania, al Sud e in tutto il Paese e di studiare soluzioni efficaci».

Severino, quando è incappato in questo annuncio?

«Era sabato 28 gennaio, quando mia moglie lo ha trovato mentre leggeva le offerte di lavoro su un gruppo Facebook. Quando lei ha chiesto maggiori informazioni, contattando la persona che nel frattempo le aveva dato un numero WhatsApp, si è sentita rispondere che il lavoro era dalle 8 alle 15, sei giorni su sette e per 150 euro a settimana».

Cosa ha risposto sua moglie?

«Le ha detto “quindi non cercate dipendenti per quella cifra, ma schiavi”. A quel punto l’imprenditrice si è risentita e ha risposto a mia moglie che avrebbe dovuto piuttosto ringraziarla, poiché altri suoi colleghi pagavano molto meno per quelle stesse ore di lavoro. Dopo io ho provato a contattarla, ma mi ha bloccato e non ho più potuto scriverle, non sappiamo infatti chi sia, ma solo che si era presentata come una donna».

Da quanto lei è precario?

«Insieme a mia moglie, che ha 36 anni ed è rosticciera, dopo otto anni al Nord l’estate scorsa siamo andati a Capri, dove abbiamo lavorato come stagionali nel food and beverage, poi siamo ritornati a Napoli. Ma a quanto pare abbiamo sbagliato, perché questo non è l’unico lavoro sottopagato e al nero che ci hanno offerto. Ne potrei raccontare tanti di episodi».

Tipo?

«Sono andato finanche in un negozio di abbigliamento in un centro commerciale, dove mi hanno offerto 750 euro mensili per un part-time di 20 ore, ma in realtà erano 48. A settembre, dopo che siamo rientrati da Capri, ho lavorato come magazziniere in una ditta di cartotecnica, dove pulivo anche i bagni. La prospettiva erano 800 euro al mese per 20 ore di lavoro diventate 40 e per due settimane sono rimasto senza contratto. Potrei continuare all’infinito purtroppo».

Perché siete andati via dal Nord?

«Otto anni fa ci trasferimmo a Milano pur di lavorare. Chiesi un prestito di mille euro a mia madre. Per un mese ho fatto il facchino in un albergo, poi ho iniziato a fare le stagioni, c’è stato il Covid e tutto si è fermato e infine ci siamo sposati a Correggio, dove mia moglie aveva trovato lavoro. Ma siamo andati avanti di tre mesi in tre mesi, sempre con contratti da interinali. A Capri vivevamo in un sottoscala, pagando 800 euro al nero, più le bollette. Era inevitabile tornare a Napoli».

Non ha mai percepito il reddito di cittadinanza?

«No, perché non abbiamo mai avuto neanche la disoccupazione, dato che i giorni di lavoro sono sempre stati pochi (in media un lavoro dura tre mesi) rispetto a quel che prevede la legge. Insomma è come un cane che si morde la coda».

Come fate ora a sopravvivere?

«Andiamo avanti con lavori saltuari e la Naspi di mia moglie pari a 600 euro al mese, ma siamo costretti a stare in casa di mia suocera. Non è vita questa, non potremo mai avere figli: che gli daremmo da mangiare?».

A chi va il suo appello?

«Allo Stato: ci aiuti con più controlli degli ispettorati sui luoghi di lavoro e ci dia delle chance, perché se tornassi al Nord e dovessi prendere in affitto una casa mi chiederebbero ovviamente contratto e busta paga».
 

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