Rabbia e angoscia a Procida. «Vita a rischio per quattro soldi»

Rabbia e angoscia a Procida. «Vita a rischio per quattro soldi»
di Domenico Ambrosino
Domenica 28 Dicembre 2014, 23:18 - Ultimo agg. 23:36
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Procida. «Madonna mia ti ringrazio». Il volto di Linda improvvisamente si illumina dopo ore di pianti, preghiere, angoscia.

Sul volto torna il sorriso. Lo sguardo rimbalza dal televisore, che con Rai News dà in diretta le ultime notizie sull’incendio del traghetto, al figlioletto che la babysitter imbocca.



«Mi ha chiamato Gianluca. Amò, amò, mi ha detto, non ti devi preoccupare, sono salvo, sto bene, mi ha recuperato in mare una petroliera, ora sto al sicuro, dillo a papà, mamma e Rosalinda (la sorella, ndr). Un bacio ai bambini. Ci sentiamo più tardi».



Linda Faloci, la moglie di Gianluca Assante, il secondo ufficiale di macchine della Norman Atlantic, il traghetto in fiamme nel mare della Grecia, ha appena ricevuto la buona novella. Sono le 12.30.



Nella bella villetta di via Marcello Scotti, la famiglia Assante ha vissuto ore di agitazione e angoscia. «Pensa – dice Rosalinda Assante, la sorella del marittimo procidano – abbiamo dovuto comunicare noi alla Farnesina che Gianluca era sano e salvo e quindi bisognava aggiornare l’elenco dei dispersi in cui figurava. Gente di mare, esposta a mille pericoli per pochi soldi».



Papà Franco, ex marittimo, direttore di macchine in pensione, ostenta calma, ma la sua voce trema. «Il mare è questo, è amico e nemico, ti dà tutto ma è pronto a prendersi tutto, anche la vita».



«Mio marito avrebbe dovuto sbarcare a breve – riprende a raccontare la moglie Lidia. Avevamo parlato ieri pomeriggio, via skipe, si era informato dei bambini e dei genitori, poi il segnale si era interrotto. Stamane mia suocera ha sentito alla tv dell’incendio ed è iniziata l’attesa e l’angoscia».



Tina Assante, la mamma di Gianluca, gentile e cortese, si sforza a tenere sotto controllo la situazione: «Speriamo che tutto si risolva in una grande paura. Ho fede. Sono certa che questa brutta avventura avrà un lieto fine per tutti, per i nostri amici procidani che sono imbarcati sulla nave, ma anche per i passeggeri e le loro famiglie». La signora Lidia ricorda i discorsi che il marito faceva sulle navi passeggeri.



«Prima di imbarcare su questi traghetti, Gianluca lavorava sulle navi da crociera, navi che nell’immaginario collettivo rappresentano soltanto vacanza e divertimento. Voi non sapete delle difficoltà insite in questi viaggi, diceva. Gestire un incidente con migliaia di passeggeri a bordo è una cosa allucinante. Era come un presentimento. Ora non so se dopo questa terribile vicenda continuerà ad andare per mare», sospira la giovane moglie.



Papà Franco scuote la testa. «L’importante è che se la sia cavata. Domani è un altro giorno. Ci sarà tempo per dimenticare e recuperare la voglia di mare. Del resto a Procida il mare è vita». Nel primo pomeriggio Gianluca Assante ritelefona. «Sto bene – riassicura i parenti – Sono a bordo della petroliera. Ho subito chiamato i miei amici isolani a bordo della nave in fiamme. Stanno lavorando duramente, in particolare il primo ufficiale Iovine, nelle operazioni di salvataggio».



Ieri, l’onda lunga dell’angoscia si è riversata in tutta l’isola con il suo carico di devastante preoccupazione. Il sindaco Vincenzo Capezzuto ha seguito la vicenda minuto per minuto facendo da sponda tra Capitaneria di Porto, Farnesina e le famiglie dei marittimi procidani imbarcati sul Norman Atlantic.



Anche i familiari di Luigi Iovine e Cristian Manfredi hanno passato ore di inferno, prima di apprendere - nel tardo pomeriggio - dalla società di navigazione che i loro congiunti stavano bene. Luigi Iovine, primo ufficiale di coperta, 45 anni, è sposato e ha due figli. Anche la sua è una famiglia di marittimi. Il papà Giuseppe, ora in pensione, è stato un valente comandante di lungo corso. Cristian Manfredi, 27 anni, terzo ufficiale di coperta, ha avuto la vita segnata dal mare.



Il suo papà Antonio, 44 anni, pescatore della Corricella, morì, insieme ad altre due persone, nel naufragio del peschereccio «Padre Pio», il 28 giugno 2005.
Un suo zio, Francesco Visaggio, fratello della mamma, fu una delle vittime nel naufragio della «Marina D’Equa», il mercantile napoletano che affondò nel Nord Atlantico, il 29 dicembre 1981, esattamente 33 anni fa, portando negli abissi l’intero equipaggio di 30 persone. Cristian è un grande tifoso del Napoli ed uno dei fondatori del «Napoli Club» isolano. Tutti gli amici hanno seguito la vicenda su facebook.
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