Sub in missione nel Golfo scoprono nave romana

Sub in missione nel Golfo scoprono nave romana
di ​Donatella Trotta
Sabato 2 Luglio 2016, 02:22
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Il Mare Nostrum sussurra storie che non tutti riescono a decifrare. Soprattutto se, come avviene al largo della mitica Terra delle Sirene, echeggiata dai poemi omerici e meta prediletta degli antichi Greci e Romani, queste storie sono inabissate dove pochi possono intercettarle. Ma quando ci si immerge nelle profondità marine, nella rotta tra Castellammare di Stabia e Capri, proprio nello specchio d’acqua di fronte all’Isola azzurra e il golfo di Sorrento - l’antica Surrentum che fu sito sacro per il culto di creature leggendarie dal canto perdutamente seducente - ecco che, tra banchi saettanti di piccoli pesci rosati e plancton fluttuante, si possono avere sorprese preziose. Nello specifico, la scoperta del relitto ligneo di una grande nave romana da carico, di quasi 30 metri di lunghezza, ancora pieno di quasi 800 anfore vinarie integre (alcune addirittura sigillate). E, a circa un miglio marino di distanza, i resti di un aereo bombardiere tedesco trimotore, uno Junker ormai mangiato dalle alghe con i frammenti metallici della sua carlinga e della postazione di guida ancora visibili come il carrello e l’elica, affioranti dal fondo.
Si è conclusa con queste due importanti acquisizioni di documentazione fotografica e video, durante una missione subacquea durata quattro giorni, la campagna di esplorazioni sottomarine previste dal progetto «Il giardino delle Sirene» della fondazione RAS (Restoring Ancient Stabiae) di Castellammare di Stabia, Onlus culturale italo-americana che nasce a Washington DC nel 2002 - su iniziativa dell’Università del Maryland - nell’ambito di un progetto di cooperazione Italia-Usa in materia di beni culturali, per favorire la creazione del grande Parco Archeologico di Stabiae Antica. «Il giardino delle Sirene» è il primo progetto che intreccia ricerca archeologica e applicazioni geofisiche dopo aver individuato e mappato in modo sistematico - con prime perlustrazioni dei fondali stabiesi-sorrentini sin dal 2010, in un’area batimetrica compresa tra i 50 e i 200 metri, in collaborazione con l’Università di Malta e l’ausilio di side scan sonar, ossia sonar a scansione laterale - “target” specifici di acquisizione dati e analisi.
«Un’emozione indescrivibile, sapere di essere i primi uomini che riportano a galla un pezzo della nostra storia remota e recente, a supporto del lavoro di archeologi, geologi, geofisici, biologi», commenta Gianmichele Iaria, messinese, 52 anni, esperto esploratore subacqueo e team leader del gruppo di appassionati e competenti operatori tecnici subacquei dell’agenzia didattica internazionale RAID (Rebreather Association International Divers) che in questa occasione ha lanciato ufficialmente il progetto ResEX, dedicato alla formazione didattica specifica di subacquei tecnici per la partecipazione a iniziative di ricerca, conservazione e valorizzazione del patrimonio culturale e naturale sommerso in ambienti estremi. Con lui, in missione nel Golfo di Napoli, anche gli italiani Fabio Maurotto, Maria Grazia Megna, Massimo Migner, Stefano Stolfa (training manager di Raid Italia) e l’inglese Paul Vincent Toomer (direttore, a Londra, del Global Training di RAID). Ma in che cosa è consistita l’avventura di questi Indiana Jones degli abissi, nipotini di Jules Verne, e a quali risultati potrà approdare?
Gianmichele Iaria sorride: «L’autore della trilogia di Ventimila leghe sotto i mari era uno dei miei romanzieri preferiti», ammette. Forse anche per questo ha coltivato la passione per il mare e per le esplorazioni: al suo attivo, ha infatti numerose spedizioni in Italia (con il ritrovamento ad esempio della motonave mussoliniana Viminale, il “Titanic italiano”) e all’estero. Spiega: «Abbiamo effettuato, dal primo tuffo lunedì, ripetute immersioni a profondità comprese tra gli 80 ed i 105 metri, in circuito aperto e chiuso. Il terzo giorno abbiamo condotto le prime indagini in situ sul relitto dell’aereo, il quarto su quello della nave romana. Entrambi erano in buono stato di conservazione e soprattutto il carico della nave porebbe riservare interessanti spunti di ricerca su commerci e rotte di transito, oltre che informazioni dalle analisi biologiche dei contenuti delle anfore».
Il progetto «Il giardino delle sirene» è realizzato grazie a un partenariato tra la Soprintendenza dei beni archeologici della Regione Campania (con le archeologhe Adele Campanelli e Tommasina Budetta, responsabile del gruppo subacqueo), il dipartimento di archeologia subacquea della fondazione RAS, l’archeologo e docente universitario Timmy Gambin dell’università di Malta, il Dipartimento di Scienza della terra dell’Università Federico II di Napoli (con il professore Vincenzo Morra), con il supporto logistico del Compartimento marittimo di Castellammare di Stabia, della Guardia costiera (Capitano di Fregata Guglielmo Cassond) e dell’equipaggio del Cormorano 5, a bordo del quale c’erano il comandante Renato Sincero, decano dei subacquei professionisti dell’area, e Vasco Fronzoni, Operatore Tecnico Subacqueo e conoscitore dei fondali di Capri. Tutti alla scoperta delle remote storie raccontate dagli abissi.
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