Coronavirus a Napoli, la denuncia di Carmine: «Prigionieri da 20 giorni ​in attesa del tampone»

Coronavirus a Napoli, la denuncia di Carmine: «Prigionieri da 20 giorni in attesa del tampone»
di Melina Chiapparino
Giovedì 17 Settembre 2020, 00:00 - Ultimo agg. 13:55
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«Siamo sequestrati in casa, esasperati dalle attese e dall’isolamento». Marito e moglie ormai vivono da più di 20 giorni reclusi in stanze separate, nel loro appartamento, al centro di Napoli. «Non riusciamo più a sostenere questa situazione» spiegano Carmine Bonanni e Daniela Carpisassi che insieme al figlio 30enne si sono sottoposti ai tamponi per rilevare il Covid a cui solo il 58enne napoletano è risultato positivo. La coppia, stanca di aspettare, ha diffidato la Regione Campania e l’Asl Napoli 1 affinché provvedano «senza ulteriori ritardi» ad effettuare il secondo tampone. 

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«Siamo bloccati in casa, costretti a fare la spesa online e accumulare spazzatura fuori ai balconi quando non possono aiutarci e ritirarla», racconta la coppia che vive con 5 gatti e un cane. Tutto comincia il 25 agosto, quando i coniugi tornano da un viaggio a Londra. «In aeroporto, a Capodichino, non ci hanno voluto fare il tampone perché non provenivamo da un Paese a rischio, per questo ci siamo recati all’Asl del Frullone il 26 agosto» racconta Carmine che insiste: «Nel modulo per il test c’era scritto che saremmo stati contattati entro 72 ore, invece solo la sera del 31 agosto mi hanno comunicato la mia positività al Covid». Per Daniela la risposta con esito negativo è arrivata il 2 settembre mentre il 4 settembre è stato eseguito il tampone domiciliare al figlio che il 10 settembre «dopo aver chiamato ripetutamente l’Asl» - dicono i coniugi - ha saputo di essere anche lui negativo. 
 


«Durante la telefonata del 10 settembre abbiamo chiesto informazioni per noi due che avevamo terminato la quarantena e per il secondo tampone a Carmine - spiega la coppia - ci hanno detto che c’era poco personale». «Il 14 settembre, il Comando dei carabinieri Arenaccia è stato informato della vicenda e del totale isolamento protratto - si legge nella diffida dell’avvocato Angelo Pisani - ancora non è stato effettuato il doppio tampone domiciliare». In pratica, l’intero nucleo familiare è rinchiuso in casa. «Abbiamo preso giorni di malattia al lavoro e nessuno ci ha comunicato che noi negativi possiamo tornare alla normalità - aggiunge Daniela - ci sentiamo abbandonati e nella diffida sottolineiamo la condizione di evidente limitazione della libertà personale che ha comportato gravi lesioni psicofisiche e seri danni personali e patrimoniali tutti da risarcire a carico dei responsabili. 

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«I soggetti negativi una volta effettuata la quarantena domiciliare di 14 giorni, senza contatti con il familiare positivo, sono liberi di spostarsi come prevede la normativa», chiarisce Ciro Verdoliva, direttore dell’Asl Napoli 1. «Non c’è necessità che gli venga comunicato» aggiunge il manager. «Per i ritardi, c’è una lista di 54 persone per il secondo tampone e una di 225 in attesa del primo tampone» ma i tempi saranno ridotti, annuncia Verdoliva: «Stiamo azzerando le attese, da domani all’Asl del Frullone potranno andare tutti gli asintomatici, non solo i viaggiatori, previa richiesta al medico di base e riceveranno l’esito il giorno dopo mentre proseguiranno i tamponi domiciliari per i sintomatici». Per smaltire la richiesta dei tamponi, si fanno avanti i centri privati «dal momento che accade in altre regioni». «Se la platea di chi ha bisogno del tampone si spalmasse anche su cliniche e laboratori privati, le Asl potrebbero tirare una boccata d’ossigeno - ha dichiarato Maurizio Gallo, responsabile del Centro diagnostico San Ciro di Portici - noi siamo in grado di partire anche adesso perché pubblico e privato non devono essere nemici». 
 

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