«D'Alema? Comunista come noi Vino acquistato senza pressioni»

«D'Alema? Comunista come noi Vino acquistato senza pressioni»
Venerdì 3 Aprile 2015, 03:26
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Leandro Del Gaudio
Non sono mancate domande su Massimo D'Alema. Nel chiuso della sala colloqui del carcere di Poggioreale, gip e pm hanno battuto anche su questo tasto, quello più ascoltato in questi giorni, a proposito di vino e libri, insomma di rapporti tra la Concordia Cpl e l'ex capo del governo. Dura un'ora e mezza l'interrogatorio di garanzia di Roberto Casari, ex presidente del colosso delle cooperative rosse, tre giorni di cella nel carcere di Poggioreale. Padiglione dei primari, quelli alla prima esperienza carceraria, Casari incassa tanta solidarietà in cella da parte di detenuti comuni alle prese con un vip del mondo degli affari.
È accusato di aver garantito benefits al sindaco di Ischia Giosi Ferrandino per espandere la metanizzazione anche in altri comuni isolani, garantendogli mazzette da 330mila euro camuffate da consulenze e contratti vantaggiosi nell'albergo della famiglia Ferrandino. Vicende oggi rivisitate dal manager, in un fitto botta e risposta con il gip Amelia Primavera e con i pm titolari delle indagini, in cui il discorso cade anche su D'Alema, sulle fondazioni, su accordi di sapore lobbistico. Ma andiamo con ordine, a partire da una domanda: chi è Massimo D'Alema per Roberto Casari? Che rapporto ha con la Concordia? «D'Alema è un comunista come noi, con lui abbiamo sempre avuto un buon rapporto», fa capire il manager. Un rapporto - in sintesi - nato nel 2011, quando il leader del Pd è ospite dell'assemblea annuale della Concordia, ma anche in relazione al terremoto che colpisce parte del centro nord. «Venne da noi, ci disse che l'Italia non ci avrebbe abbandonato, fu molto solidale e presente agli sforzi che stavamo facendo in quel periodo». Difeso dai penalisti Luigi Chiappero e Luigi Sena, l'ex presidente va avanti, ricorda altri particolari sulla scorta delle domande che gli vengono poste durante l'interrogatorio: «Sì, è vero, riserviamo alcuni finanziamenti alla fondazione Italianieuropei, sono quote annue, che per altro vengono riservate anche per altre fondazioni». Perché tutto ciò? Semplice adesione culturale, fa capire il manager in cella. È il momento dei libri e del vino, uno dei capitoli dell'inchiesta sulla metanizzazione di Ischia che ha riscosso maggiore attenzione in questi giorni, pur non essendo in contestazione. Ma c'è innanzitutto spazio per una premessa: Casari prende le distanze dalla frase dell'ex responsabile delle relazioni esterne Francesco Simone, a proposito di D'Alema che «mette le mani nella merda». Una frase - dice Casari, che non rispecchia il nostro modo di ragionare in azienda e che mi ha sorpreso quando l'ho letta qui in carcere. Sì - insistono i magistrati - allora perché comprare cinquecento copie del libro Non solo euro di D'Alema? E perché staccare circa ventimila euro per le bottiglie di champagne e di rosso prodotte dall'azienda dell'ex premier? «Quanto ai libri noi compriamo testi anche di altri politici che ci fanno visita o con cui intratteniamo rapporti: abbiamo comprato alcune copie di Brunetta o di Tremonti». E il vino? «Non mi ha costretto a comprare il suo vino. D'Alema mi disse che aveva venduto la barca e che produceva vino, chiesi di assaggiarlo, mi piacque e comprammo vino e champagne. No, non mi ha costretto». A verbale finisce anche una precisazione su un'altra fondazione, la Icsa che fa capo al sottosegretario con delega ai servizi Marco Minniti: «Avevo rapporti con Santilli, puntavamo a occuparci dell'efficientamento energetico dei grattacieli di Abudabi, ma non se ne fece nulla, abbiamo offerto un contributo anche alla Icsa». Ragioni lobbistiche con un gruppo che lavora per la Difesa, niente più fa capire l'indagato. Centrale nel corso dell'interrogatorio, anche il rapporto con il sindaco ischitano Giosi Ferrandino e con il fratello Massimo (entrambi in cella), quest'ultimo diventato consulente della stessa Concordia: «Ricordo - dice oggi Casari - che ci procurò un contatto per un appalto in Vaticano». Ma in cosa consisteva la metanizzazione di Ischia? «Era il progresso, un vanto per l'intero gruppo, era come portare acqua corrente in casa un secolo fa...».
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