Padoan: incentivi fiscali al Sud giù le tasse ma tagli alla spesa

Padoan: incentivi fiscali al Sud giù le tasse ma tagli alla spesa
Giovedì 27 Agosto 2015, 02:33
3 Minuti di Lettura
Alessandra Chello
Non vi stupiremo con effetti speciali. Scordatevi pure super-agenzie e libri bianchi dedicati al Sud. Per il Mezzogiorno, annuncia Pier Carlo Padoan, non servono politiche diverse. «Ma l'intervento giusto al posto giusto. Perciò - chiarisce il ministro dell'Economia al parterre del meeting di Rimini - basterà saper adattare alle diverse zone meridionali quelle politiche che sono già state messe in campo dal governo». Come dire un oculato lavoro di taglio e cucito fatto da mani e teste esperte.
Gli incentivi fiscali ad hoc? Sì. Quelli nel calendario ci sono. Almeno. «Anche se - aggiusta infatti un po' il tiro - i margini per prevederli sono strettissimi tra il vincolo delle poche risorse disponibili e il rischio di inciampare prima o poi diritti nel divieto di aiuti di Stato». Insomma, la partita sugli sgravi è ancora tutta da giocare. Questioni di quadratura del cerchio. L'unica cosa certa è che a Palazzo Chigi il teorema dei due pesi e delle due misure proprio non si usa.
Poi tocca al fisco. Non singoli passi per ridurre le tasse, promette Padoan. Ma una sfilza di azioni da vedere tutte nel loro insieme fino al 2018. E conferma che la manovra 2016 è il momento del sostegno alle imprese e alle famiglia intervenendo sulle tasse sulla casa.
La nuova tappa di un percorso che era partito dal bonus degli 80 euro per «una ragione di equità sociale», che è poi passato per la spinta alla crescita dell'occupazione e alla competitività delle imprese con gli incentivi alle assunzioni e i tagli Irap, e che il governo intende poi portare ancora ancora con misure per sostenere «le imprese ed i redditi più bassi».
Intanto resta sul tavolo anche il possibile rinnovo degli sgravi per le assunzioni, come conferma - anche lui da Rimini - il ministro del Lavoro Poletti. Avanti con la riduzione delle tasse. È determinato ma cauto il numero uno dell'Economia, Padoan: avverte ancora che le sforbiciate al fisco devono andare di «pari passo con la riduzione della spesa», e che va fatto in modo «credibile, e permanente, per avere un impatto più efficace ed una finanza pubblica più sostenibile», per evitare due spettri: una crisi di fiducia dei mercati che si tradurrebbe nell'onere di tassi più alti sul debito e una stretta sui margini di flessibilità che con le riforme l'Italia ha conquistato in Europa.
Va ricostruita la fiducia: Padoan ripete più volte che le mosse dell'esecutivo sono «pilastri» diversi, e di pari importanza, di una linea d'azione complessiva: dalla «grande agenda di riforme strutturali: jobs act, giustizia civile, pubblica amministrazione, scuola»; alla finanza pubblica con «l'enorme onere del debito che richiede una enorme entità di risorse per ridurlo e pagarne gli interessi», quindi gli investimenti pubblici, a partire dalle infrastrutture, e la spesa da ridurre.
Nessun allarme, invece, sul fronte dei conti pubblici per il rallentamento della crescita in Europa: «Le recenti cifre di crescita per l'Italia confermano il quadro del Def», rassicura Padoan. La crescita, dice alla platea del meeting di Rimini che lo accoglie con più applausi, «dal punto di un governo è la cosa più complicata da sostenere, soprattutto oggi: non siamo soddisfatti, il famoso dibattito sullo zero virgola non ci lascia soddisfatti», ammette. A pesare sono anche vecchie «ferite che devono essere ancora rimarginate», non solo quelle degli ultimi anni, «della più profonda recessione dal dopoguerra». È da «venti anni che non si sono affrontati ostacoli strutturali alla crescita».
E veniamo al capitolo rovente: la Cina. «C'è l'instabilità finanziaria di una bolla speculativa, ma il vero allarme sarà se il rallentamento della crescita sarà peggio di quanto previsto. In ogni caso - avverte il ministro - è un segnale per l'Europa, una lezione che l'Europa non può permettersi di ignorare. L'Europa deve sì poter contare sulla crescita dei grandi Paesi emergenti ma deve soprattutto contrare su stessa», deve «crescere di più e creare più lavoro».
© RIPRODUZIONE RISERVATA