Regionali, affluenza in forte calo tra il Pd e centrodestra è 5 a 2

Regionali, affluenza in forte calo tra il Pd e centrodestra è 5 a 2
Lunedì 1 Giugno 2015, 06:09
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Corrado Castiglione
Centrosinistra verso una vittoria complessiva per 5 a 2. Affluenza decisamente in calo, al 53,9%, inferiore al 64,1% delle precedenti consultazioni, ma anche rispetto ai dati delle Europee 2014. Exploit del Movimento Cinque Stelle un po' dappertutto, in particolare - come ci si attendeva - in Campania, Liguria e Puglia dov'è il primo partito, ma anche nelle Marche e in Veneto dove si colloca come il secondo partito. Una situazione che, con la complicità del buon rendimento della Lega Nord, spinge Forza Italia a diventare appena il quarto partito. È la risultante che emerge dalle prime proiezioni elaborate sui dati reali parziali relativi alle elezioni regionali.
Al Pd, neppure il tempo di esultare per essersi avviato sulla strada che porterebbe a strappare la Campania al centrodestra con Vincenzo De Luca avanti su Stefano Caldoro nonostante le polemiche sugli ”impresentabili”, ed ecco che da Genova arrivano notizie del sorpasso subìto non solo dal centrodestra ma anche dai grillini. Mentre a Perugia l'uscente Catiuscia Marini, dopo un testa a testa, sembra riuscire ad avere la meglio sul forzista Claudio Ricci.
A conti fatti, la rimonta del centrodestra annunciata da Silvio Berlusconi non ha avuto l'esito sperato. E certamente fra i partiti del centrosinistra deve ora aprirsi una riflessione seria sul rischio corso. Un calo ancora più evidente dopo le attese della vigilia, che addirittura vedevano lanciato il partito verso un 6 a 1. D'altronde i due leader se l'aspettavano e a Berlusconi che mandava l'avviso di sfratto al governo («a casa se finisce 4 a 3») Renzi aveva replicato in chiusura di campagna elettorale: «Se finisce 4 a 3 comunque sarebbe una vittoria».
Ma andiamo con ordine. In Liguria la sfida corre sul filo del 30%. Il consigliere politico di Berlusconi Giovanni Toti appare come il governatore in pectore, sopravanzando con il 35,3% di una spanna l'ex assessore regionale del Pd Raffaella Paita (al 30,9%). Poco al di sotto la candidata di M5S Alice Salvatore (22,6%). Insomma, il Pd sembra pagare a caro prezzo la frattura che ha portato il centrosinistra a dividersi, con la candidatura ”guastafeste” dell'ex pd Luca Pastorino (11-15%). Dunque disastroso dopo-Burlando.
Risultato a sorpresa anche in Umbria. Fino all'ultimo è stata in bilico la riconferma di Marini (40,2%) a causa dell'exploit di Ricci (39,7%). E per alcune ore è sembra andare in porto la rimonta di Forza Italia: d'altronde la coordinatrice regionale di Fi ed ex vice-ministro Catia Polidori sembrava certa che si potesse ottenere qualcosa di più di cinque anni fa, forse contando sull'onda lunga che lo scorso anno a Perugia aveva lanciato il forzista Andrea Romizi alla conquista della storica roccaforte ”rossa”. Segue il grillino Andrea Liberati (16,3%).
Il centrosinistra la spunterebbe in Toscana con la riconferma del democratico Enrico Rossi (47,1%): il governatore uscente - e qui il dato è inedito - sopravanza il candidato della Lega, Claudio Borghi (18,8%), e l'uomo dei grillini Giacomo Giannarelli (16,5%). Decisiva appare la divisione nel centrodestra fra Fi e Carroccio.
Stessa musica anche in Puglia, dove il pd Michele Emiliano sembra volare tranquillo a raccogliere l'eredità di Nichi Vendola, sbarazzandosi senza troppi patemi della concorrenza divisa fra i candidati Francesco Schittulli e Adriana Poli Bortone. Dalle prime proiezioni Emiliano viene dato al 43,8% e - attenzione - precede la grillina Antonella Laricchia, che raggiungerebbe il 21,5% e sopravanza sia Schittulli (20,4%) sia Poli Bortone (14,7%).
Conferma delle attese, ma stavolta sul versante del centrodestra, anche nel Veneto dove il governatore uscente leghista Luca Zaia si attesta al 46,3%. L'eurodeputata pd Alessandra Moretti si colloca in seconda posizione al 23,9% e il leghista Flavio Tosi, autore dello storico strappo, raccoglie il 14,1%.
Nelle Marche le prime proiezioni sembrano indicare che il Pd sia riuscito ad arginare il rischio del ribaltone rappresentato dal governatore uscente Gian Mario Spacca. L'ex sindaco di Pesaro Luca Ceriscioli viene dato al 39%. Così come indicavano le quotazioni dei bookmakers stranieri, il candidato dei Cinque Stelle Giovanni Maggi con il 24,8% si inserisce al secondo posto e sopravanza Spacca.
Intanto non conforta affatto il dato nazionale dell'affluenza. D'altro canto era nelle previsioni: quando i venti dell'antipolitica non vengono intercettati è inevitabile la diserzione delle urne. Se poi ci si aggiunge che in alcuni regioni il meteo ha offerto le condizioni giuste per un'alternativa ecco che il risultato è inevitabile.
Dopo lo sprint iniziale della mattinata, l'affluenza alle urne ha via via segnato sensibilmente il passo: alla chiusura dei seggi in Liguria ha votato per le regionali il 50,7% degli elettori, in diminuzione di più di dieci punti rispetto alle precedenti omologhe, quando furono il 60,9%; in Umbria ha votato per le regionali il 55,4% degli elettori, con un calo di dieci punti; in Campania ha votato il 51,9% contro il 63% di cinque anni fa; il Veneto, che registra la percentuale più alta, si è fermato al 57,2% (era il 66,5%), in Toscana ha votato il 48,2% degli elettori, in diminuzione di circa undici punti rispetto alle precedenti omologhe (60,9%). Forte il calo di votanti in Puglia, dove ha votato per le regionali il 50% degli elettori, in diminuzione rispetto alle precedenti omologhe quando andò a votare il 63,2%. La disaffezione è forte anche nelle Marche se è vero che è andato a votare per le regionali il 49,8% degli elettori, in calo di quasi tredici punti rispetto alle precedenti omologhe (62,8%).
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