Trecento passeggeri bloccati a bordo «Noi come i topi, tra fumo e freddo»

Trecento passeggeri bloccati a bordo «Noi come i topi, tra fumo e freddo»
Lunedì 29 Dicembre 2014, 02:51
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Tullio De Simone
Inferno di fuoco e terrore nell'Adriatico. Patrasso-Igoumenitsa-Ancona, la rotta della tragedia. Scene da panico e isteria a bordo, la memoria scorre veloce, come la paura, e per i malcapitati riaffiora l'incubo della terribile fine del «Titanic», come hanno poi raccontato alcune ragazze in viaggio. Un traghetto va in fiamme quasi all'alba (erano le 5,30 in Italia) nello specchio di mare tra Corfù e Otranto (qui, quasi all'imbocco), tra l'Albania e la Puglia, a 20miglia dalle coste italiane, andando poi ben presto alla deriva verso quelle albanesi. E per i passeggeri si apre uno squarcio di apocalisse. Il bilancio, ancora provvisorio, parla di un morto (un greco, deceduto nel disperato tentativo di abbandonare la nave lanciandosi su una zattera) e due feriti gravi (un uomo e una donna, trasportati a Brindisi con un elicottero dell'Aeronautica militare). Ma diversi altri superstiti sono stati raggiunti e soccorsi, accusando quasi tutti sintomi di ipotermia (in particolare diversi bambini).
Intrappolati su una nave a fuoco e in mezzo a una burrasca, il grido disperato d'aiuto dei naufraghi è stato registrato in diretta nelle fasi cruciali del drammatico incendio: «La nave si sta inclinando, bruceremo come topi, i pavimenti sono bollenti, le scarpe stanno fondendo, soffochiamo per il fumo, abbiamo freddo, tremiamo, non so quanto resisteremo. Fate presto, altrimenti non ci sarà più niente da fare».
La paura per il maledetto rogo che avanzava anche nelle parole di una donna siriana incinta, tra le prime ad essere stata salvata con i suoi due bimbi piccoli, e portata nell'ospedale di Galatina. In un inglese stentato è stata capace solo di dire «fuoco, fuoco», mentre i suoi bimbi piangevano. Si è messa in moto subito la macchina dei soccorsi sull'asse Grecia-Italia-Albania. Il coordinamento è stato affidato alla centrale operativa delle Capitanerie di Porto a Roma, mentre una unità di crisi è stata istituita nella prefettura brindisina per la gestione dell'accoglienza dei naufraghi via via trasbordati a bordo dei vari mezzi intervenuti, tra cui la nave San Giorgio della Marina Militare italiana. Personale della questura invece, è stato attivato al pronto soccorso dell'ospedale Perrino di Brindisi per le pratiche di riconoscimento dei minori che sono arrivati nella struttura sanitaria e non sono accompagnati dai genitori. Sono stati allertati anche gli ospedali di Galatina, Lecce, Casarano e Tricase per trattare e medicare i feriti, ed è stato allestito un reparto di emergenza per far fronte agli eventuali arrivi massicci di superstiti. Le fiamme sono divampate nella zona dei garage a bordo della «Norman Atlantic» (lunga 180 metri, 26.904 tonnellate di stazza, velocità di oltre 21 nodi), l'imbarcazione della Visemar Navigazione, noleggiata dalla compagnia greca Anek Lines. «Mai dato un problema sin qui» ha poi detto l'agente della Anek, Alessandro Archibugi. La «Norman» venne varata nel 2009 nei cantieri Visentini, in provincia di Rovigo, e può ospitare 836 passeggeri e 250 auto. Sino a qualche anno fa batteva la bandiera dei Quattro Mori. L'armatore è Carlo Visentini. Ironia della sorte: questo traghetto avrebbe fatto l'ultimo suo viaggio da Ancona a Igoumenitsa (un importante porto greco distante pochi chilometri dal confine albanese di Konispol, da dove era partito ieri l'altro verso la mezzanotte) il prossimo 17 gennaio, ma ieri l'imprevisto e infausto commiato. La «Norman» stava viaggiando in sostituzione dell'altro traghetto della compagnia Anek Lines, «Ellenic Spirit», attualmente in rada per il rimessaggio.
Un'alba di fuoco e di terrore, si diceva. Nella stiva della nave ci sono 128 Tir, 90 auto, e due pullman che devono essere trasportati con i motori ovviamente spenti proprio per evitare incidenti di questo tipo. La prima ipotesi è che un camion-cisterna carico di olio, sollecitato dalle spallate delle onde alte fino a 8 metri, abbia provocato ripetute nuvole di scintille per attrito contro le lamiere. Quindi le fiamme alte, il fumo tossico che si propaga nelle cabine, dove si scatena il panico. Poi arriva l'ordine di abbandonare la nave, e c'è anche il black-out che impedisce di calare le scialuppe in mare. Quindi, ore interminabili di angosciosa attesa dei soccorsi. Via mare e via aerea. Ma è giallo sull'allarme. «Ero con altre tre persone - ha raccontato una testimone - e stavamo dormendo. Ci ha svegliato il fumo in cabina, ma non c'è stato alcun allarme. Il pavimento del corridoio era coperto di fuoco. Le sirene sono suonate più tardi. L'equipaggio ci ha dato i giubbotti salvagente, ma nessuno di noi sapeva cosa stesse succedendo». Un altro sopravvissuto, ha raccontato tra le lacrime: «Abbiamo sentito scoppi, il crepitare delle fiamme. Poi il fumo. No, nessun allarme, nessun coordinamento dei soccorsi, solo caos». Tutti vengono radunati sul ponte 7. Si iniziano a calare le scialuppe con i verricelli elettrici. I primi naufraghi lasciano il traghetto, poi il blackout. Gru e battelli bloccati, mentre la nave scarroccia verso l'Albania. La tempesta meteo fa il resto. Impossibile avvicinarsi per motovedette e rimorchiatori.
Non resta che l'evacuazione con gli elicotteri, mentre la nave comincia pericolosamente a inclinarsi. A bordo, al momento dell'incidente, c'erano 56 membri dell'equipaggio (di cui 22 italiani) e 422 passeggeri di diverse nazionalità (di cui 113 donne), in maggioranza greci, tra questi altri 22 italiani, fra i quali cinque pugliesi, tutti di Molfetta e componenti dell'equipaggio.
Tra i naufraghi anche una bambina di 12 anni, figlia di un membro pugliese del personale di bordo, che ha raccontato: «Stavo dormendo, siamo stati svegliati dalla sirena dell'allarme ed è stato un fuggi fuggi generale», e tre procidani, Gianluca Assante (recuperato in mare), secondo ufficiale di macchine, Luigi Iovine, primo ufficiale di coperta, e Cristian Manfredi, terzo ufficiale di coperta. Tutti già in salvo. Il traghetto sarebbe dovuto arrivare ad Ancona alle 17. Una volta sollecitati i soccorsi via radio dal comandante del traghetto (l'italiano Argilio Giacomazzi, capitano superiore di lungo corso, 62 anni, originario di La Spezia, che stavolta, senza scomodare il caso Schettino, non ha abbandonato la nave dopo aver annunciato che la stessa era ormai ingovernabile), sono scattati gli interventi necessari in una lunga e frenetica giornata, durante la quale si sono susseguiti anche contatti telefonici tra il premier italiano Renzi e il suo omologo greco Samaras, per seguire «in stretta collaborazione» l'evoluzione dell'incidente, per fronteggiare il quale è intervenuta con mezzi navali e aerei anche l'Albania, come ha confermato poi, il ministro italiano dell'Interno, Alfano: «È pronta per fronteggiare ogni situazione e per l'accoglienza». Sino a ieri sera sono stati portati in salvo 190 passeggeri (la priorità è stata data ai più piccoli, 36 in tutto, e agli anziani), mentre a bordo del relitto ne sono rimasti ancora 288. «Grazie a chi lavora da ore sul posto, l'Italia è orgogliosa della vostra tenacia! Grazie!», ha poi «twittato» in tarda serata Matteo Renzi.
E sempre ieri sera il ministro greco della Difesa, Nikos Dendias, si è affrettato a precisare in tv che «non c'è alcun disperso», ufficializzando anche il nome dell'unica vittima, «si chiamava Georghios Doulis, sua moglie invece ce l'ha fatta». Tra i passeggeri del traghetto andato in fiamme ci sarebbe anche la soprano greca Dimitra Theodossiou. Lo ha riferito Augusto Lombardini, segretario e amico dell'artista, che l'attendeva in Italia per le prove del Nabucco, in vista delle recite del 1 e 3 gennaio prossimi a Rimini. Intanto, è proseguita senza soste la corsa contro il tempo per il salvataggio: le operazioni per evacuare tutte le persone a bordo sono continuate, come ha confermato il ministro italiano della Difesa, Roberta Pinotti, tutto il giorno e anche la notte, pur essendo ostacolate dalle critiche condizioni meteo (un violento temporale e visibilità assai scarsa), il mare molto mosso (forza otto, con onde di 8 metri), e un enorme volume di fumo intorno alla nave. Squadre di vigili del fuoco sono state inmpegnate per raffreddare le lamiere incandescenti dell'imbarcazione. La nave in avaria, solo in tarda serata è stata agganciata alla prua con una cima da un rimorchiatore. Appena possibile, sarà trainata verso Brindisi, dove ora si attende l'avvio dell'inchiesta da parte della procura. Uno dei punti cruciali da verificare sarà il funzionamento dei sistemi anti-incendio a bordo del traghetto.
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