Volkswagen, il governo sapeva sospetti su undici milioni di auto

Volkswagen, il governo sapeva sospetti su undici milioni di auto
Mercoledì 23 Settembre 2015, 03:17
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Giorgio Ursicino
Roma. Il terremoto scatena lo tsunami. Dilaga l'affaire Volkswagen, trascina in basso le borse, si allarga a numerosi paesi di tutti i continenti e rischia di coinvolgere altri costruttori, dipingendo nuvole nere sul futuro del motore diesel. Tutte le principali piazze europee hanno perso oltre il 3% sotto la spinta delle forti vendite dei titoli auto. Francoforte, dove è quotato il gruppo di Wolfsburg, ha lasciato sul terreno il 3,8%, con Volkswagen che ha perso un altro 22,5% (le ordinarie, le privilegiate -26,2%) chiudendo a 111,2 euro, ma durante le contrattazioni ha toccato i 105 euro che corrispondono chiaramente al minimo dell'anno.
Milano ha fatto leggermente meglio, -3,3%, Fca è stata anche sospesa per eccesso di ribasso e poi ha chiuso a -6,2% (sotto i 12 euro), una perdita più o meno simile a quella registrata da Exor (-6,3%). La più grande azienda tedesca ha rilasciato un altro comunicato scusandosi ancora per l'accaduto e illustrando le misure intraprese per cercare di gestire il problema.
Poi è intervenuto con un videomessaggio anche il Ceo Martin Winterkorn sempre più sotto pressione che ha chiesto fiducia confermando di volere andare avanti. Il Germania, però, sono sempre di più quelli che chiedono la sua testa e oggi è stato convocato in via straordinaria il Presidium del Consiglio di Sorveglianza che di solito si occupa degli argomenti più scottanti (nomine comprese) e che precederà la riunione dell'intero Cds programmata da tempo per dopo domani. «Metteremo tutto sul tavolo, il più velocemente possibile e in modo trasparente, in Volkswagen non dovranno verificarsi mai più manipolazioni», ha spiegato l'ad.
Gran parte del danno però è fatto e, al di là dei quasi 25 miliardi di capitalizzazione già andati in fumo, l'azienda ha ammesso quello che si temeva e annunciato le manovre economiche per gestire il disastro: il software incriminato non era un imbroglio riservato agli automobilisti americani, è nelle centraline di 11 milioni di vetture che la casa tedesca ha venduto in tutto il mondo. Nella stessa nota Wolfsburg spiega che i nuovi veicoli con motori Euro 6 attualmente in vendita sono perfettamente in linea con le normative e gli standard richiesti dall'Ue. Per affrontare la situazione sono stati stanziati solo nel terzo trimestre 6,5 miliardi di euro che incideranno chiaramente sul conto economico e costringeranno a rivedere i target.
Più o meno nello stesso momento anche la holding della famiglia Porsche (all'interno della quale ci sono anche i Piech), che è il principale azionista di Wolfsburg ed ha oltre il 50% dei diritti di voto, ha ammesso che ci sarà un impatto sui loro risultati finanziari. A Berlino non mollano la presa, chiedono chiarezza immediata poiché è in ballo la credibilità dell'intero paese che ha puntato sulla tecnologia, ma anche sul rispetto delle regole per affermare il made in Germany nel mondo. Però il governo tedesco era a conoscenza della manipolazione dei sistemi di controllo delle emissioni utilizzato da Volkswagen. Almeno secondo quanto riporta Die Welt che cita un documento del ministero dei Trasporti in risposta a una interrogazione presentata dai Verdi a fine luglio.
«Una situazione difficile, serve un chiarimento immediato», ha ribadito la cancelliera Angela Merkel, mentre il ministro dei Trasporti Alexander Dobrindt ha annunciato una commissione d'inchiesta guidata dal suo vice Michael Odenwald che si recherà a Wolfsburg. Ma secondo l'edizione on-line di Die Welt, «il Governo tedesco sapeva delle truffe sull'antismog. La tecnica della manipolazione dei motori è nota da tempo a Berlino e Bruxelles. Lo dimostra un documento del ministero dei Trasporti», che risale al 28 luglio scorso.
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