Ricci salvati dal Wwf in penisola sorrentina mettono su famiglia e tornano liberi

I due animali erano pronti per essere liberati ma si sono riprodotti

La famigliola di ricci appena rimessa in libertà
La famigliola di ricci appena rimessa in libertà
di Massimiliano D'Esposito
Giovedì 26 Ottobre 2023, 13:32
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Il riccio (Erinaceus europaeus) è un simpatico mammifero, che è possibile incontrare nei boschi e nelle campagne ancora integre e dove non si fa uso di pesticidi e veleni. Impropriamente viene anche chiamato porcospino (che invece fa riferimento all’istrice).

È un animale esclusivamente notturno, si riposa durante il giorno nascosto nella tana, spesso creata in una cavità nel sottobosco fra i tronchi e le foglie, e durante la notte esce alla ricerca di cibo percorrendo tragitti sempre uguali: non teme di attraversare spazi essendo ben protetto dalla corazza di aculei. Di notte può percorrere diversi chilometri muovendosi in territori di caccia che possono estendersi fino a 30-100 ettari (da 300mila m² a 1 km²).

L’alimentazione del riccio si basa prevalentemente su invertebrati quali insetti, lumache, lombrichi, ragni, scorpioni, uova, rettili e anfibi, ma non disdegna di mangiare piccoli mammiferi, soprattutto topi, di cui è considerato un cacciatore spietato in quanto uccide gli adulti e dissotterra i nidi per nutrirsi dei piccoli. In caso di necessità, mangia senza problemi anche ghiande, bacche, frutta nutrendosi in casi estremi anche di foglie.

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Il riccio può arrivare a 22 centimetri di lunghezza e può superare il chilo di peso, i maschi un po’ di più rispetto alle femmine.

In previsione dell’inverno il suo peso può raddoppiare. Quando incontra un pericolo reagisce immobilizzandosi e drizzando gli aculei sul dorso. Poi, se l’intruso lo tocca, si appallottola su se stesso.

Purtroppo in molte aree urbane è sempre più diffuso il ritrovamento dei piccoli corpi schiacciati dai veicoli. Questo accade proprio per la loro reazione di «immobilizzazione» di fronte al pericolo, in questo caso le auto che sfrecciano veloci e al cui impatto il riccio non trova scampo.

L’aspettativa di vita media in natura è di circa 2 anni, sebbene può raggiungere gli 8 anni di età in assenza di pericoli e soprattutto se tenuto lontano dalle strade. In cattività può vivere fino a 10 anni. La gestazione può durare dai 30 fino ai 50 giorni e il numero di piccoli che nascono può variare da 1 a 9.

Per sopravvivere durante l’inverno, quando il cibo scarseggia, i ricci vanno in letargo. Per affrontarlo bene devono pesare almeno 700 grammi, ecco perché tra fine estate e inizio autunno cercano di mangiare quanto più possibile per accumulare grasso da utilizzare come riserva di energia. Durante il letargo le attività vitali vengono ridotte al minimo: il cuore rallenta, passando da 180 battiti al minuto a circa 8 battiti; il respiro si riduce da 40/50 atti respiratori al minuto fino a 3 o 4 respiri. La temperatura corporea si abbassa da 36° fino ad arrivare ad un minimo di 5°.

Durante il letargo i ricci perdono dal 20 al 30% del loro peso. Grazie alla riduzione al minimo delle loro funzioni vitali, possono sopravvivere anche per mesi senza cibo. Ma accade sempre più spesso, a causa dei cambiamenti climatici e del riscaldamento globale, che il riccio si riproduca anche in tarda estate dando alla luce i piccoli nel pieno della stagione autunnale: troppo tardi per fargli raggiungere il peso giusto per affrontare l’inverno e il letargo. Ecco perché quando si incontrano piccoli di riccio nel pieno dell’autunno è molto probabile che siano destinati a non farcela se lasciati in Natura.

I ricci in foto, recuperati dai volontari del Wwf Terre del Tirreno, sono stati rinvenuti in penisola sorrentina sul ciglio della strada durante un temporale, probabilmente trascinati dalla pioggia. Sono stati curati per quasi due mesi, alimentati con crocchette e insetti, e fatti «ingrassare» fino a raggiungere il peso ideale per la liberazione in Natura.

I giovani ricci, chiamati Emma e Rayn, dopo un percorso di «rinselvatichimento», necessario dopo il lungo periodo di cattività a contatto con l’uomo, erano pronti per il rilascio in Natura ma è accaduto qualcosa che ha ritardato il loro allontanamento dalla tana creata dall’uomo. Emma e Rayn si sono riprodotti dando alla luce quattro stupendi e teneri ricetti che hanno continuato ad accudire, utilizzando la casetta artificiale messa a disposizione dai volontari del Wwf e tornando nel recinto ad alimentarsi per tutta l’estate.

Una volta cresciuti i cuccioli si sono allontananti nelle campagne alla scoperta del loro mondo, sulle sponde di un corso d’acqua nei pressi dell’oasi l’Equiseto in via Artemano, a Piano di Sorrento, nella speranza che, stavolta, si tengano lontani dall’asfalto e dalla cosiddetta «civiltà» degli umani.

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