Autonomia, tra scontri e dimissioni la Commissione sui Lep è in stallo

Autonomia, tra scontri e dimissioni la Commissione sui Lep è in stallo
Autonomia, tra scontri e dimissioni la Commissione sui Lep è in stallo
di Andrea Bassi
Martedì 4 Luglio 2023, 01:24 - Ultimo agg. 12:00
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La tensione è alta. Le diversità di vedute, per usare un eufemismo, sono molte. E quella che si profila all’orizzonte è una spaccatura. Clamorosa per una commissione tecnica fatta da esponenti istituzionali, insigni docenti di diritto costituzionale ed economisti vari. Segno ulteriore, se ancora ce ne fosse bisogno, che l’autonomia differenziata è un tema altamente divisivo all’interno del Paese. La battaglia si è spostata dal Parlamento, dove è in discussione il disegno di legge Calderoli, alla Commissione Clep, l’organismo tecnico del quale fanno parte 61 esperti scelti dal governo per affiancare la Cabina di regia guidata dal premier Giorgia Meloni che dovrà decidere sul tema più delicato legato alla richiesta del Veneto e della Lombardia di poter ottenere la gestione diretta di 23 materie che oggi sono di competenza dello Stato centrale, ossia la determinazione dei Lep, i livelli essenziali delle prestazioni da garantire a tutti i cittadini italiani a prescindere dalla Regione nella quale risiedono. Punto estremamente delicato. Bisognerà stabilire se un bambino del Sud ha diritto al tempo pieno come un bambino del Nord, oppure se ha diritto a stare in aule di una certa dimensione e con una certa dotazione tecnologica. Ma anche quanto è lecito per un cittadino meridionale attendere per una tac, rispetto a un abitante di una Regione settentrionale. 

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IL PASSAGGIO

La Commissione Clep, guidata dall’ex ministro della Funzione pubblica e giudice della Corte Costituzionale Sabino Cassese, avrebbe dovuto terminare la prima parte del suo lavoro il 30 giugno scorso.

Avrebbe dovuto cioè consegnare al governo una ricognizione delle funzioni che possono essere devolute alle Regioni e della spesa storica sostenuta dallo Stato per garantirle. Oltre alla “cornice” necessaria per determinare i Lep e i fabbisogno finanziari a loro connessi. Ma la scadenza del 30 giugno è passata e sul tavolo del governo non è arrivato ancora nessun documento definitivo. Solo bozze sulle quali, tra l’altro, i membri del comitato sono divisi. Qualcuno ha persino lasciato l’incarico, come l’ex presidente della Camera Luciano Violante e l’ex ministro delle Pari opportunità Anna Finocchiaro. Le distanze sono maturate su quello che potrebbe essere definito il “metodo Cassese” al quale si contrappone un’altra linea, che più fonti interne alla Commissione attribuiscono all’ex ministro Dem Franco Bassanini. Il punto sostanzialmente è questo: i Lep, i livelli minimi delle prestazioni, vanno definiti soltanto per le materie dell’autonomia differenziata che interessano Veneto e Lombardia, oppure vanno estese a tutte le materie di interesse sociale che riguardano anche i Comuni e che non sono state finora mai definite? Detto in altre parole, fin dove deve spingersi il lavoro della Commissione? La “linea Cassese” sarebbe quella , per così dire, minima. Consegnare al governo un lavoro soltanto sui Lep necessari ad avviare il percorso dell’autonomia differenziata di Veneto e Lombardia, rinviando a un futuro lavoro la determinazione degli altri livelli minimi dei servizi per i cittadini. L’ala guidata da Bassanini, invece, propenderebbe per cogliere l’occasione e allargare il campo a tutti i servizi sociali per coprire tutti i diritti di cittadinanza. Questa linea è stata messa nero su bianco anche in un documento dell’Astrid, l’associazione presieduta dallo stesso Bassanini e sottoscritto da altri autorevoli membri della Commissione Clep, cone il Presidente emerito del consiglio di Stato, Alessandro Pajno, l’ex presidente del Consiglio e della Consulta, Giuliano Amato e da Franco Gallo, altro Presidente emerito della Corte Costituzionale. Il documento Astrid chiede di «considerare tutte le materie nelle quali sono coinvolti diritti civili e sociali di cui è necessario garantire un livello essenziale di godimento su tutto il territorio nazionale, a qualunque livello istituzionale competa assicurare le relative prestazioni». Vanno determinati, insomma, non solo i Lep delle Regioni, ma anche quelli dei Comuni. Inoltre, spiega il documento, bisogna «provvedere alla determinazione espressa dei Lep in tutte le materie nelle quali mancano, e non limitarsi alla ricognizione delle prestazioni già riconosciute (o erogate) a legislazione vigente».E, infine, «permettere, di conseguenza, la definizione dei costi e dei fabbisogni standard necessari alla loro copertura su tutto il territorio nazionale». La scelta, insomma, è tra più diritti per tutti o limitarsi a quanto basta per avviare la devoluzione alle ricche regioni del Nord. 

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