Lep beffa per mandare avanti l'Autonomia. Fuga dalla Commissione Calderoli, si dimettono quattro big

Addio in polemica di Bassanini, Amato, Gallo e Pajno

Franco Bassanini
Franco Bassanini
di Andrea Bassi
Martedì 4 Luglio 2023, 11:59 - Ultimo agg. 12:00
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La spaccatura è profonda. Insanabile. L'autonomia differenziata ora rischia di finire seriamente in panne. E su un tema cruciale, la necessità di garantire pari diritti a tutti i cittadini italiani, a prescindere dalla Regione in cui vivono. Con una lunga e dettagliata lettera inviata a Sabino Cassese,  Presidente della Commissione Clep, l'organismo tecnico formato da 61 esperti istituito per stabilire i livelli essenziali delle prestazioni, e al ministro degli Affari Regionali, Roberto Calderoli, quattro esponenti di peso della stessa Commissione hanno rassegnato le proprie dimissioni. Si tratta dell'ex ministro della Funzione pubblica Franco Bassanini, dell'ex presidente del Consiglio e della Consulta, Giuliano Amato, dell'ex Presidente della Corte Costituzionale, Franco Gallo e del Presidente emerito del Consiglio di Stato, Alessandro Pajno.

Data la rilevanza dei nomi, sarà difficile ignorare l'accaduto.

E soprattutto le ragioni, illustrate nella lettera a Cassese e Calderoli, che hanno portato alle dimissioni dei quattro insigni giuristi. Il punto è tecnico, ma di grande sostanza. La domanda che si sono posti Bassanini, Amato, Gallo e Pajno, è se la Commissione Calderoli dovesse "determinare" soltanto i livelli essenziali delle prestazioni legati all'autonomia differenziata oppure il suo compito fosse quello di stabilire tutti i diritti "minimi" sociali che devono essere garantiti ai cittadini, anche quando a fornire i servizi non sono le Regioni ma i Comuni. Insomma, quanto "ambizioso" dovesse essere il lavoro della Commissione. La risposta per Bassanini, Amato, Gallo e Pajno è, ovviamente, che il compito dovrebbe essere quello di colmare tutti i divari tra i cittadini e non soltanto alcuni.   

E questo anche per una ragione, per così dire, pratica. Siccome colmare i divari tra i territori stabilendo i Lep ha un costo elevato, non si può procedere "materia per materia". Cosa significa? Che se, per esempio, stabilisco di dare la precedenza ai Lep necessari alle Regioni per far proseguire il cammino dell'Autonomia differenziata, rischio di lasciare "a secco", senza soldi, i Lep che verranno dopo, quelli che magari interessano anche a tutte le altre Regioni che l'Autonomia non la chiedono o non se la possono permettere. "Vi sono infatti", si legge nella lettera, "materie nelle quali il legislatore non ha mai proceduto a determinare Lep e molte altre nelle quali questa determinazione è stata parziale. E non è mai stato fatto il lavoro di comparazione complessiva dei Lep con le risorse finanziarie, volta a definire quali livelli essenziali effettivamente sono assicurabili a tutti, senza discriminare nessuno o creare insostenibili oneri per la finanza pubblica".

Ma in realtà l'accusa contenuta nella lettera non è solo questa. Ce n'è una anche più sottile. Il mandato dato alla Commissione, spiega la lettera, è solo quello "di fare una mera opera di ricognizione dei Lep già rinvenibili nella legislazione esistente, non di proporre alla cabina di regia (ma tramite essa inevitabilmente alla valutazione del Parlamento: riserva di legge), i nuovi Lep necessari per assicurare effettivamente il superamento delle disuguaglianze territoriali nell’esercizio dei diritti civili e sociali". Una sorta di beffa insomma. Un lavoro minimale il cui scopo, alla fine, sarebbe soltanto quello di mandare avanti il disegno autonomista di Veneto e Lombardia, senza nessuna reale volontà di colmare le differenze tra Nord, Sud e Centro del Paese. 

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